Coronavirus, la moda in azione contro l’emergenza

Coronavirus, la moda in azione contro l’emergenza

di Annalisa Testa

Dalle donazioni alla produzione di mascherine, camici e guanti. La moda non sta a guardare, agisce, si impegna a sostegno della sua Italia in difficoltà.

Che non si dica che la moda se ne sta a guardare. A guardare questa tragedia che ci passa sotto gli occhi ogni giorno, da più di due mesi. No la moda, quella made in Italy, quella che l’Italia la porta in giro per il mondo su un vassoio d’argento, ha reagito. Grazie a una filiera di produzione sul territorio che non ha eguali nel mondo e che sostiene quella che è la seconda industria del Paese, come ha ricordato recentemente la Camera Nazionale della Moda Italiana. 

Associazione che tra l’altro si è schierata per prima, e in prima linea, nel fronteggiare l’emergenza grazie al contributo dei suoi associati, destinando 3 milioni di euro a “Italia, we are with you” un grande progetto di solidarietà creato dagli associati di CNMI e aperto a tutti i brand di moda e alle associazioni di settore.

Una catena di solidarietà iniziata con le donazioni a favore delle campagne crowdfounding che si è spostata poi verso la produzione di mascherine, respiratori, camici e guanti che sono ora sono le priorità assolute.


Dalle aziende di moda ai laboratori digitali, il tessile-moda made in Italy reagisce così all’emergenza convertendo le proprie linee di produzione per concentrarsi sui dispositivi di protezione individuali con l’obiettivo di dare una mano concreta. Il motto è cambiare rapidamente, dunque, per produrre ciò di cui c’è bisogno. Un processo che la moda ha già fatto altre volte, nella storia delle due guerre mondiali.

Giorgio Armani, uno dei primi stilisti che già in occasione della Fashion Week milanese di febbraio decise di preservare la salute e i rischi di contagio da Coronavirus soprassedendo la sfilata della nuova collezione femminile, ha dato voce alla reale necessità di aiutare gli enti che in prima linea si sono messi a combattere il virus. Nei primi giorni di marzo la maison milanese ha deciso così di stanziare una donazione a favore della Protezione Civile e degli ospedali Luigi Sacco, San Raffaele, Istituto dei Tumori di Milano oltre che dello Spallanzani di Roma,  dell’ospedale di Bergamo, Piacenza e a quello della Versilia, arrivando così a una donazione complessiva di 2 milioni di euro. Un primo passo seguito subito dopo dalla conversione dei propri stabilimenti produttivi italiani nella produzione di camici monouso destinati alla protezione individuale degli operatori sanitari impegnati a fronteggiare il Coronavirus.


«Milano è una città che ha regalato a tutti noi un presente straordinario. Non possiamo e non vogliamo abbandonarla. È un dovere di tutti restituire alla città ciò che fino ad ora ci ha dato». Sono le parole del comasco Remo Ruffini patron di Moncler che ha deciso di donare 10 milioni di euro per il progetto della Regione Lombardia e dell’ospedale dedicato alla cura dei malati di Covid-19 alla Fiera di Milano.

«Anche un gesto piccolissimo può avere un significato enorme», così Domenico Dolce e Stefano Gabbana hanno annuciato il loro sostegno all’attività di ricerca scientifica contro il Coronavirus dell’Humanitas University. «Supportare la ricerca scientifica è per noi un dovere morale, speriamo che il nostro contributo possa essere d’aiuto per risolvere questo drammatico problema».

A ruota, i marchi del Gruppo Kering hanno unito le proprie forze per sostenere gli sforzi nell’arginare la diffusione delle infezioni da Covid-19. Gucci, Bottega Veneta, Saint Laurent, Balenciaga, Alexander McQueen, Brioni, Kering Eyewear e Pomellato effettueranno una donazione pari a 2 milioni di euro destinati ad alcune delle principali realtà ed organizzazioni sanitarie del Paese localizzate in quattro  aree dove il Gruppo e i marchi sono maggiormente presenti: Lombardia, Veneto, Toscana e Lazio.

Ecco il turno di Prada che, su richiesta della Regione Toscana, dato via alla produzione di 80.000 camici e 110.000 mascherine da destinare al personale sanitario della regione che li ospita. Articoli prodotti internamente presso l’unico stabilimento del Gruppo – Prada Montone (Perugia) – rimasto operativo a questo scopo e da una rete di fornitori esterni sul territorio italiano. 


Alle donazioni si sono unite poi la maison Valentino del gruppo Mayhoola con la Fondazione Valentino Garavani e Giancarlo Giammetti che hanno investito 1 milione di euro per l’ospedale Columbus Covid 2, una nuova area totalmente dedicata alla cura dei pazienti affetti da Covid-19 all’interno del Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma

«La pandemia che stiamo affrontando è un appello per tutti ad agire. Ognuno di noi deve fare la sua parte per contrastare questa emergenza globale», ha affermato Gildo Zegna, CEO di Ermenegildo Zegna che ha deciso di donare, a titolo personale, 3 milioni di euro alla Protezione Civile Italiana, per sostenere gli infermieri, i medici, i ricercatori e i volontari di tutta Italia oltre alla conversione di una parte delle linee produttive dei suoi impianti in Italia e Svizzera nella manifattura di mascherine mediche per venire incontro sia alle necessità dei dipendenti del Gruppo che a quelle esterne.

Camici e mascherine arrivano anche da Herno. L’azienda guidata da Claudio Marenzi, presidente di Confindustria Moda, è al lavoro per produre circa 10.000 camici al mese e 25.000 mascherine, destinate al territorio e in particolare all’ospedale di Verbania. E poi da Baldinini che sta producendo dispositivi di protezione, in linea con le indicazioni contenute nel decreto governativo “Cura Italia”, per i dipendenti Baldinini, le loro famiglie, e poi alle forze dell’ordine, nei comuni di San Mauro Pascoli e Savignano sul Rubicone, impegnate in prima linea a garantire le misure di quarantena per contenere la diffusione del contagio.

Mentre sono oltre 1.100.000 le mascherine chirurgiche e 55.000 i camici che saranno donati nei prossimi giorni da Gucci che già nelle scorse settimane ha avviato la produzione del materiale richiesto. Per il paese in cui il brand affonda le sue radici, Gucci sceglie di aiutare nella lotta alla pandemia attraverso anche due importanti donazioni. 

Un milione di euro al Dipartimento della Protezione Civile Nazionale, attraverso la piattaforma di raccolta fondi For Funding di Banca Intesa Sanpaolo. E 1 milione di euro al COVID-19 Solidarity Response Fund della Fondazione delle Nazioni Unite a sostegno dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

«In tempi come questi è importante essere uniti e supportare in ogni modo possibile tutti coloro i quali si trovano ogni giorno in prima linea a combattere per salvare centinaia di vite». È la dichiarazione di Donatella Versace che, insieme alla figlia Allegra, ha annunciato di voler donare 200.000 euro al dipartimento di terapia intensiva dell’ospedale San Raffaele di Milano in supporto alla lotta contro il Coronavirus.

Tra questi c’è anche Lardini che si fa avanti, organizzando una parte della sua filiera produttiva a Filottrano (AN), utilizzando la catena, le fasi di acquisto e logistica, per la realizzazione di mascherine protettive, ad uso esclusivamente civile, in vista della carenza di materiale per la popolazione.

È stato acquistato da un fornitore Italiano il tessuto non tessuto idoneo per la realizzazione di questi presidi di protezione, che permetterà la produzione di circa 60.000 mascherine, nell’assoluto rispetto delle norme di fabbricazione. «Una parte di noi è tornata al lavoro, ma solo per produrre mascherine. Contribuire a sconfiggere questa emergenza è la cosa più importante. Al business ci penseremo dopo». Ha dichiarato Andrea Lardini, Presidente dell’azienda.

A dare il proprio prezioso contributo sono anche Mario ed Enrico Moretti Polegato, rispettivamente presidenti di Geox spa e di Diadora, che hanno donato un milione di euro a beneficio della Regione Veneto, tra le più colpite, per contribuire alla gestione dell’emergenza sanitaria in atto.

E poi ecco Ferrari che  all’interno dello stabilimento di Maranello ha avviato la produzione di valvole per respiratori polmonari e raccordi per maschere di protezione. Un impegno che si avvale della tecnologia di manifattura additiva all’interno del reparto dove abitualmente si costruiscono i prototipi delle vetture.

Nei prossimi giorni Ferrari conta di realizzare diverse centinaia di dispositivi che hanno già iniziato e continueranno a essere distribuiti da alcune aziende coinvolte, con il coordinamento della Protezione Civile, a diversi ospedali italiani fra cui quelli di Bergamo, Genova, Modena e Sassuolo, oltre che agli operatori sanitari della città di Medicina.