Conosciuto online come LIuxianren, è amato da 3 milioni di follower su Douyin (la versione cinese di TikTok) per i suoi video in cui sfila con abiti realizzati con diversi tipi di oggetti domestici: teli colorati, vecchie tende, secchi, reti. Le sue creazioni hanno attirato l’attenzione internazionale, tanto da essere invitato alla London Fashion Week p/e 2020.

Distante dal progresso che ha investito Shanghai o Pechino, isolata tra i suoi villaggi rurali, la provincia meridionale del Guangxi, in Cina, ha conservato nel tempo le tradizioni antiche di un intero Paese. «Per questo non credo che nelle mie creazioni qualcuno possa vedervi dei rimandi alla mia città».

Eppure è stato attraverso quelle distese naturali di spiagge e sentieri sterrati trasformati nei set delle sue sfilate che Lu Kaigang ha compiuto il proprio ingresso nel mondo della moda. Con camminata sicura, atteggiamento altero e un abito realizzato con vecchi materiali di tela cerata colorata. Non era il suo primo video, ma nell’agosto 2019 è stato quello che lo ha reso famoso.

Sin da quando ero piccolo e mi consumavo gli occhi guardando tutti i vari Victoria’s Secret Fashion Show, ho sempre saputo che un giorno avrei realizzato quelle creazioni che immaginavo nella testa. E così l’ho fatto, con solo quello che avevo a disposizione.

Teli colorati, tende, piante, reti, oggetti domestici o rinvenuti da qualche parte. Che tanto «la moda dovrebbe sempre essere sostenibile, mescolare etica ed estetica, interno ed esterno. Dovrebbe completarci senza chiederci di cambiare per lei».

È misurato, dice le cose giuste. Forse gliel’ha insegnato la vita nonostante abbia solo 20 anni: «Sono cresciuto con mia nonna e mio fratello, perché quando eravamo ancora piccoli i nostri genitori hanno dovuto spostarsi in un’altra città per lavorare. Mi sono sentito spesso molto solo, ma ero già indipendente quando i miei coetanei non sapevamo nemmeno cosa volesse dire». Prima di diventare noto tra i suoi 3 milioni di follower su Douyin – la versione cinese di TikTok – come Liuxianren, Lu è stato un cameriere, un parrucchiere e un operaio per una fabbrica con sede nella città in cui è nato e cresciuto, Nanning, in cui era l’unico a lavorare durante il turno di notte, «nessuno voleva farlo, ma io desideravo che le mie creazioni non fossero solo un passatempo. Dovevano diventare il mio lavoro, così come sfilare in passerella. Per farlo mi servivano più risorse». Ha lasciato tutto, ed è ripartito da zero.

Guardavo i video delle modelle e prestavo attenzione a ogni minimo dettaglio, sia nel loro modo di sfilare, sia in ciò che stavo creando e che avrei indossato. Ma nonostante gli altri ora mi riconoscano come modello, ho ancora molto da imparare per migliorarmi.

La cura, nei suoi video, è maniacale: «Mi dedico a tutte le parti che li compongono, dalla ricerca dei materiali sino a quella del luogo in cui riprendermi. E poi penso a come montarlo, a come lanciarlo sui social. È una cosa che credo mi appartenga, che mi piace e mi soddisfa. Amo creare e amo sfilare, basta questo».

Era il maggio del 2018 quando ha messo mano ai primi abiti, chiedendo a suo cugino di filmarlo, «ma quei video non sono andati bene». Cercava di imitare i suoi idoli nei movimenti, le modelle cinesi He Sui e Liu Wen, con una creazione di foglie di palma che emulava uno dei look più stravaganti indossati dagli angeli del brand americano di lingerie. «Lo facevo solo per me, come se fosse un capriccio, ma il fatto che nessuno mi vedesse mi faceva pensare. E poi è successo tutto per caso, sono stato scoperto e riconosciuto per quello che stavo facendo», tanto da essere invitato alla London Fashion Week primavera/estate 2020. Ed è per questo che «la mia parte preferita è leggere i commenti dei fan sotto ai miei video. Mi motivano e incoraggiano, e io so che sto andando nella direzione giusta».

Istrionico, teatrale e teatrante contemporaneo ha realizzato composizioni che hanno amplificato la sua personalità, trasformando le strade di Nanning in un nuovo palcoscenico. «Ma a differenza della mia città, che è sempre rimasta la stessa, io sono nato per cambiare stile continuamente», ride. Lo ha fatto anche la sua vita, divisa tra un paese e un altro con il sogno di sfilare per i brand più prestigiosi. «Alla fine, però, sono comunque rimasto a vivere qui. E dal mio strano accento credo si sentirà sempre». Come una firma, una parte di sé.

Articolo pubblicato su ICON 59