Storia dell’evoluzione dell’outfit del golfista: dai knickers pants in tweed alle wind jacket con tecnologie waterproof

A differenza dell’U.S. Open e del French Open, l’Open Championship di Muirfield in Scozia non è chiamato British Open. Ma semplicemente The Open. Uno degli ultimi Golf Club aperto solo a uomini, The Honourable Company of Edinburgh Golfers, ospita dal 18 al 21 luglio 2013 la 142° edizione del terzo Major dell’anno, il più antico del circuito. Il record delle vittorie, ancora imbattuto, è di Harry Vardon golfista inglese che a partire dal 1896 lo vinse per ben sei volte. Un’icona nella Hall of fame dei golfisti sia per essere stato promotore dell’overlap grip (o Vardon Grip), tecnica di impugnatura del bastone per cui il quinto dito della mano destra si sovrappone alla mano sinistra, sia per lo stile dell’how to wear ritratto anche dal film Il più bel gioco della mia vita (The Greatest Game Ever Played) diretto da Boll Paxton.

Sono i primi anni Trenta, i giocatori indossavano i tradizionali knickers pants al ginocchio spesso sorretti da bretelle in cuoio. La cravatta era un must così come i tessuti in tweed che primeggiavano su abiti formali, soprattutto sulle storiche Norfolk jacket caratterizzate dalle due pieghe a cannone speculari davanti e dietro, e dalla cintura in vita e sui cappelli, spesso coppole, che richiamavano la stessa stampa check dei calzettoni. Concorrente in fatto di stile, oltre che di coppe collezionate in bachca, Sir Henry Thomas Cotton che sul green sfoggiava completi da golf composti da cardigan e maglioni tricot con scollo a V e i primi loghi dei Club ricamati a mano sul petto che avrebbero poi segnato la storia del golf wearing.

Sul finire degli anni 30-40 il passaggio all’abbigliamento moderno fu veloce: comparvero i primi pantaloni lunghi in flanella, spesso bianchi o grigi, che venivano utilizzati anche sul lavoro, scomparvero quasi del tutto le cravatte e le polo a maniche corte presero il posto delle camicie. Le scarpe divennero più robuste con le suole chiodate e per ripararsi dal vento e dalla pioggia venne adottata la Eisenhower jacket, decisamente meno ingombrante durate lo swing, con spalle più ampie e girovita elasticizzato.

Ma l’evoluzione dell’outfit del golfista non ha mai fine. Le nuove  collezioni propongono tessuti sempre più tecnici che si adattano a qualsiasi condizione climatica: leggeri, traspiranti, con fibre ecologiche brevettate, dai tagli studiati ad hoc per il movimento dei giocatori fino ai capi testati direttamente sul campo dai professionisti.

Testo: Annalisa Testa
Foto: Getty Images

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