Trasparenze e camicie hawaiiane, camicie business completamente trasformate e sportswear come nuovo formale. Ecco le tendenze viste sulle passerelle della Fashion Week di Parigi

Tutti la seguono, pochi ne comprendono i meccanismi. La moda maschile che ha sfilato a Parigi cammina veloce, si modifica da un backstage all’altro, come un liquido si adatta al contenitore in cui viene versata. Rivoluziona il guardaroba poi si rimette in riga seguendo alla lettera i codici dell’eleganza maschile. Gli stilisti, da una parte, si sganciano dai committenti classici, si riprendono la propria libertà creativa non tanto per stupire quanto per tornare a comunicare, dall’altra ecco nuovi designer crescere vertiginosamente in una rivoluzione artistica dell’abbigliamento.

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Dopo Pitti Uomo e Moda Uomo Milano, a Parigi le tendenze si mescolano. Sopra a tutto, la leggerezza, la trasparenza, l’impalpabile. Ne è portavoce prima di tutto Louis Vuitton con i suoi tessuti leggeri, fluidi, pratici e adatti a viaggiare, sete tecniche e seersucker fino alle camicie hawaiane ricoperte di organza con stampa abbinata. Ed eccola una forte tendenza per la prossima stagione estiva: la camicia hawaiiana, la stampa floreale che rievoca un po’ quelle indossate negli anni 50 dai surfisti delle isole Hawaii. Da Louis Vuitton a Ami Alexandre Mattiussi che le abbina a pantaloni con risvolto altissimo e trench antipioggia, poi Sandro che porta in collezione la morbidezza delle camicie da bowling a stampa tropicale a contrasto con i jeans taglio largo e infine Paul Smith che colora il giardaroba di camicie con stampe floreali dai colori vitaminici.

E poi ecco lo sportswear come nuovo codice formale. Lo descrive bene Valentino con uno spirito di squadra che si concilia in un nuovo sport-atelier che ha forse qualche influenza derivante dalle richieste dei nuovi Millenials. Ecco così anorak, track jacket, chinos, camicie, running shoe. I volumi si adattano al corpo, sui capi tracced i ricami artigianali, perline e frange in style gipsy, lettering (VLTN) e tessuti degni di performance atletica. Poi Lanvin, in un caos senz’ordine in cui i modelli camminavano come ipnotizzati da caffeina in una piazza di cemento. Una modernità urbana fatta di parka e anorak leggerissimi, di workwear mescolato a tailoring, tessuti tecnici e elementi outwear. Infine il pop di Kenzo, con i suoi modelli asiatici, l’ispirazione jap e i ballerini appesi alle pareti che danzano fluttuando nell’aria leggeri come i capi che indossano, k-way coloro block- canotte flue, maglie da pilota stampate e pantaloni- bermuda ampi ricordano le linee di quelli indossati dai samurai.

Normalità sofisticata, trasformazione lenta, da strutture rigide quasi architettoniche delle stagioni passate alla fluidità di queste ultime presentazioni. È sempre più marcata, questa semplicità. Ecco Berluti con la sua palette estiva, avorio e oca, azzurro acquarello. Le canotte in jersey di seta, i cappotti in cashmere impalpabile, le borse weekend in morbida pelle. E poi Hermès e il casual sofisticato, silhouette fluide, colori spenti, capispalla leggerissimi e bicolor, maglieria ampia indossata a pelle e pantaloni abbondanti che cadono su sneaker in pele o sandali in cuoio.

Il rigore della sartoria ha poi il suo epilogo nella camiceria che rigenera l’abbigliamento business. Ci sono quelle a righe di Kenzo, Etudes e di Wooyoungmi. Quelle a maniche corte con le tasche a contrasto oppure con maxi pois di Comme des Garçons, con maniche maxi di Cerruti 1881 fio a quelle di Issey Miyake pensate per il grande caldo con ispirazioni che arrivano dal deserto e una palette che rimanda ai colori della terra.