Renault presenta la Z28 Lovegrove: eccone forme, colori e segreti

Non capita tutti i giorni di vedere nascere un’auto. Ancora più rara è l’occasione se il luogo è quello dei segretissi laboratori del design Renault, il Technocentre di Guyancourt alla periferia di Parigi, e se a firmare il progetto è Ross Lovegrove, una delle star del design contemporaneo, alla sua prima prova su strada (vedi qui la nostra intervista ). “La Z28 Lovegrove”, spiega Axel Breun, responsabile del reparto prototipi della casa francese, “è una concept car che è l’evoluzione di un progetto avviato nel 2009. Con l’arrivo di Laurens van den Acker (vicepresidente senior di Corporate Design, ndr.) abbiamo cercato di riposizionare Renault come un’auto che mette al centro l’uomo e la vita, e ci siamo concentrati su una serie di prototipi che ne esprimessero i valori: l’amore, la famiglia, il lavoro, e così via. Quando siamo arrivati al gioco, Play, volevamo ampliare il concetto di urban-chic con una nuova espressione di city car, molto compatta, a zero emissioni perché elettrica e caratterizzata da un design unico e dalla leggerezza (è in fibra di carbonio e pesa 980 kg, ndr.) e rispondente all’idea dell’era digitale, molto sensuale e poetica”. “Siamo così dentro l’industria dell’auto che a volte è rigenerante lavorare con qualcuno che viene da fuori”, continua van den Acker “e così ho pensato che per sviluppare il concetto di Play dovevamo mostrare diverse personalità, sia sotto il profilo del design, sia dell’auto pura, che degli interni. E penso che Ross sia la persona giusta perché lui porta idee molto definite nella loro essenza”. “Sognavo da sempre di lavorare al design di un’automobile”, lo incalza Lovegrove, “ed è stato incredibile sentire che l’unico limite imposto era quello del colore: doveva essere blu. E così mi sono messo a totale disposizione, perché anche se è un grande onore avere il proprio nome sulla fiancata, qui non si tratta di un progetto in cui è in gioco l’ego del designer, ma la possibilità di dare il proprio contributo, e imparare a propria volta”.

E in effetti il primo impatto con la Z28 rivela come il matrimonio tra un creatore visionario e un marchio popolare possa dare luogo a un prodotto d’elite: perché è vero che questo prototipo si potrebbe benissimo inserire nella tradizione della R4, ma sono i materiali, le metodologie e i concetti applicati a fare la differenza. “L’idea”, spiega Lovegrove “è di portare una certa idea di lusso a un prodotto accessibile, nella misura in cui il termine luxury deriva dal latino luxus, che allude alla natura, quando in primavera inizia tutto a sbocciare”. A colpire innanzitutto è la tonalità del blu, che il designer gallese ha cercato per mesi: “Volevo che fosse il blu di Yves Kline, che avesse una base artistica, quindi sono andato nel luogo in cui viene prodotto quel pigmento e ho trovato anche la persona che ha restaurato i quadri di Yves Kline per avere questa esatta tonalità”. E se la linea forse è meno spinta della Dezir o della Captur, sono i dettagli a rapire: la griglia del motore in basso, mantenuta nonostante l’auto sia elettrica (“abbiamo deciso di includere delle indentellature tridimensionali, il cui design è ispirato dall’architettura ed è stato reso possibile dal computer”, spiega Lovegrove), i fari inferiori che sembrano occhi (“l’allusione è al fatto che in futuro forse si potrà accordare il colore di questi occhi che illuminano la strada a quello dell’iride del proprietario”), le portiere in cui le maniglie sono sostituite da un pulsante, la pelle cangiante del tetto che corre fino agli stop (“è tutto trasparente e attraversato da led che, di notte, metteranno in contatto la città e le sue luci con l’interno dell’auto”) oltre ai cerchioni dal design organico (“sono stati realizzati con una stampa 3D, con una struttura ad albero che divide i rami dal centro verso la circonferenza e distribuisce le forze e lo stress”).

La sorpresa più piacevole arriva però quando si apre l’auto: “Ho tolto tutto il superfluo”, spiega Lovegrove “e le linee curve in questo giallo acido molto grafico ruotano attorno a chi guida, come flusso che attraversa l’auto”. I sedili anteriori sono agganciati a una specie di piantone centrale che permette a chi li osserva dall’esterno di vederli galleggiare in aria. “Inoltre hanno un design veramente organico anche grazie al tessuto, che è una doppia rete di materiale intrecciato già usato da Patricia Urquiola per le sue sedute”. Anche se la Z28 è dotata di un sistema di controllo realizzato da Renault insieme a Samsung e basato sul tablet Galaxy, posizionato in mezzo ai sedili, con cui si può controllare navigazione, musica, social network, luci e climatizzazione, l’eccitazione di Lovegrove è per il volante: “non è rotondo, ma ha una forma tale che le mani trovano immediatamente la posizione naturale per guidare in totale relax. Ci sono voluti mesi per disegnarlo, ma è fondamentale: quando bevi da una tazza non guardi la tazza, quando scrivi con la penna non guardi la penna e quando guidi l’auto non guardi l’auto, perché tutto riguarda le sensazioni tattili. Anche di questo si occupa il design”.

Testo Marco Consoli