Punta tonda, suola anti scivolo, e banda laterale elasticizzata. Una barriera all’acqua per non rischiare di arrivare in ufficio con i piedi bagnati

Beatles boots. Non vi spaventate. Sono loro, i moderni stivaletti neri con caratteristiche ben definite. Il nome non è casuale. Negli anni Sessanta John Lennon e Paul McCartney ordinarono per tutta la band un modello rivisitato di Chelsea Boot in voga negli anni Trenta, con il tacco cubano meno accentuato, circa cinque centimetri di altezza, e la punta leggermente più arrotondata.

La  banda elastica li rende unici, un caratteristica che non hanno mai perso nel corso del tempo. Si evolvono le tomaie, come quella usata da Bally per il modello Sakami. La pelle primo fiore martellata a mano conferisce agli stivaletti un effetto vintage. Hanno la suola ‘Legere’ con incisioni antiscivolo e sul guardolo, quella parte di gomma che sta tra la suola e la tomaia, impunture a contrasto realizzate artigianalmente. Si possono portare con pantaloni in velluto risvoltati così da mettere in mostra anche le calze.

Hanno un’anima sartoriale invece gli stivaletti marchiati con l’antica sigla che nasce con il marchio, J.P. Tod’s, espressione della collezione Sartorial Touch. La pelle subisce una lavorazione e una lucidatura che gli dona un effetto heritage e rende unico ogni pezzo.

Alternative agli stivali sono invece i polacchini di Gucci e Louis Vuitton. I primi in pelle nera con chiusura zip, linguetta, suola in cuoio e logo in rilievo, da indossare anche con l’abito formale. E i beatles Exodus della maison francese, ispirati al design degli hiking boots, gli scarponcini da montagna, in pelle di vitello lucida, con suola a carro armato per una perfetta presa sul terreno ghiacciato, anche quando l’acqua si trasforma in nevischio.

Il modello firmato Sergio Rossi infine ha la suola in netto contrasto con una tomaia in pelle di vitello verde impreziosita da impunture lavorate a mano. Da indossare con jeans stretti e dolcevita di cashmere.