Quaranta formali, ma dal twist dandy, spezzati e volumi morbidi: è lo stile di Benedict Cumberbatch nel film ispirato alla vita del matematico Alan Turing

The imitation game ha tutti i presupposti per divenire un grande protagonista degli Oscar: entrata nella black list delle migliori sceneggiature mai realizzate nel 2011 ad Hollywood, ha visto la luce grazie alla Weinstein Company, che l’ha acquistata per il prezzo record di sette milioni di dollari. Già candidata plurima ai Golden Globes, vera anticamera della statuetta più ambita, la pellicola diretta da Morten Tyldum arriva nei cinema italiani il primo Gennaio. Il soggetto è tratto dalla biografia Alan Turing: the Enigma, storia vera del matematico inglese che, durante la Seconda guerrà mondiale, riuscì a decriptare un codice segreto, l’Enigma, usato dalle potenze dell’Asse per comunicare.

Ad intepretare il ruolo del geniale padre dell’intelligenza artificiale, un Benedict Cumberbatch in stato di grazia (ed infatti è stato uno dei protagonisti assoluti del 2014), aiutato da una squadra di matematici, tra i quali la cripto-analista Joan Clarke, interpretata da Kiera Knightley. Con il beneplacito del premier Winston Churcill, i coraggiosi scienziati si dedicano all’impegnativa missione di metter fine al conflitto, dal loro bunker top secret al Bletchley Park.

Ad avere un ruolo di primo piano è però anche il guardaroba, dichiaratamente fourties, battezzato come grande trend della stagione invernale già da altre pellicole (Chinatown con Jake Nicholson su tutte). Sobrio senza essere serioso, Alan Turing predilige completi spezzati dalle microfantasie, discreti gessati e righe ravvivano le camicie e i pantaloni, così come i micro-check. Le silhouette sono morbide, adatte allo spessore tessile della lana, mentre la palette cromatica vaga con eleganza tra le gradazioni del marrone incrociandola con grigi dalle venature terragne. Compendio essenziale, il soprabito, che le tendenze contemporanee prediligono minimale, con l’abbottonatura a scomparsa. I dettagli sono preziosi, vezzi da dandy che l’allure formale del look trasforma in essenziali divagazioni: dalla monkstrap in suede alla ventiquattrore in pelle invecchiata, passando per le cravatte regimental in nuance intense come il burgundy, il look fourties è un’ode all’understatement più raffinato, e per questo essenzialmente moderno.