Xavier Dolan, l’enfant prodige canadese

Xavier Dolan, l’enfant prodige canadese

A Venezia, come a Cannes, il cineasta 24enne riscuote successi

Giovane, anzi giovanissimo. Acclamato per ben 10 minuti al termine della sua ultima proiezione Tom à la ferme. Xavier Dolan, definito dalla rivista Variety, ‘enfant prodige canadese è il cineasta che da anni colpisce e infiamma critica e pubblico e per questo al centro dell’attenzione’.
Ha solo 24 anni ed è il più giovane regista che abbia presentato un film alla Mostra del Cinema di Venezia, battendo per soli due anni Louis Malle che nel 1958 presentò Les Amants.

Xavier Dolan, disincantato e ribelle. Era ed è tuttora un enfant terrible come confessa a Le Figarò : “A quattro anni, ero il protagonista di una serie di spot pubblicitari diventati un cult in Quebec. All’epoca ero un ragazzino indisciplinato e iperattivo. Più tardi ho recitato in serie televisive e lungometraggi. Tra 11 e 13 anni, ho attraversato un periodo in cui non ricevevo più proposte perché non avevo il pedigree giusto. Un periodo molto doloroso”.

Oggi indipendente, sicuro di sé, egocentrico. E perché no, presuntuoso: “Non chiamatemi nemmeno regista: vorrei essere ricordato innanzitutto come un grande narratore di storie” ha detto in conferenza stampa. Doland non è nuovo ai festival del cinema. Dall’età 17 anni, ogni primavera, ha portato tre sue pellicole a Cannes. Ora, con Tom à la ferme, thriller psicologico ambientato nel Quebec agricolo, sbarca a Venezia, dove lo stesso Doland veste i panni del protagonista principale raccontando le vicende e le tematiche legate alla diversità. Una pellicola che lo rappresenta a 360 gradi. Gay dichiarato è legatissimo alla sua mamma, nonché fonte d’ispirazione.

Dopo i film J’ai tué ma mère del 2009 premiato alla Quinzaine des Réalisateurs, Heartbeats (2010) e Laurence Anyways (premio per il migliore attore al Festival di Cannes nel 2012), il suo prossimo lavoro si intitolerà Mommy, la figura a cui espone i suoi problemi e che ha capacità di risolverli. Una madre che dà speranza quando è sul punto di rinunciare e che, ha confessato più volte il cineasta, ha l’ultima parola nella sua vita e nel suo lavoro.

Legato all’Italia da un viaggio che lo ha portato a conoscere la Sardegna a 9 anni, si ispira a maestri come Vittorio De Sica, Federico Fellini e, naturalmente, Bernardo Bertolucci quest’anno presidente di giuria.