5 cocktail per cinque città, le ricette da conoscere
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5 cocktail per cinque città, le ricette da conoscere

di Penelope Vaglini

Un viaggio liquido tra Milano, Londra, Parigi, New York e Singapore attraverso le miscele legate alle capitali mondiali della mixology.

Quando ci si accomoda al bancone è facile intraprendere un viaggio del gusto nei luoghi che, con i loro ingredienti e locali rinomati, hanno dato vita alle miscele più famose del mondo. Chi ordina un Boulevardier sorseggia un po’ della Parigi ai tempi del mitico Harry’s New York Bar, mentre un Milano-Torino richiama le atmosfere del capoluogo lombardo negli anni dell’unità di Italia. Di queste e altre storie legate alle capitali moderne della mixology, parla questa lista di 5 cocktail per cinque città.

A Parigi con il Boulevardier

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Come gli eleganti viali francesi, con il loro mondano via vai, il Boulevardier racchiude nel bicchiere due ingredienti dalla forte personalità e un terzo dall’american touch. Il primo a parlare di questa miscela, alla fine degli anni ’20 del secolo scorso, è stato il leggendario bartender Harry MacElhone nel libro “Barflies and Cocktails”, attribuendone l’invenzione a uno dei suoi clienti abituali all’Harry’s New York Bar di Parigi. Erskine Gwyne, statunitense espatriato nella Ville Lumière e proprietario di un magazine chiamato “Boulevardier”, amava infatti unire a bitter e vermouth dell’ottimo whiskey americano. La ricetta contemporanea, codificata dall’International Bartenders Association, prevede 45 ml di bourbon, 30 ml di Campari e 30 ml di vermouth rosso da miscelare in un mixing glass con ghiaccio e poi filtrare in un tumbler basso, decorando con zest di arancia o limone.

A Milano con il MiTo

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Sono in molti a indicare il Camparino, storico locale nel centro di Milano recentemente nominato 27 cocktail bar migliore del mondo, come il luogo dove è stato creato il Milano-Torino. In realtà dal locale smentiscono, ma è comunque affascinante pensare che, più di un secolo più tardi, il drink viene ancora ordinato e consumato ai banconi di tutto il mondo. Si tratta di una miscela che racconta di un viaggio tra i due capoluoghi del nord Italia attraverso gli ingredienti principali che la compongono: il Campari, bitter di Milano e lo storico Vermouth di Torino. Alla base di numerosi twist come l’Americano (a cui è stata aggiunta la soda), per realizzarlo basta unire, in un bicchiere colmo di ghiaccio, 45 ml di bitter e 45 ml di vermouth rosso dolce. Completa il cocktail una fettina d’arancia.

A Londra con l’Hanky-Panky

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La chiamavano The Cocktail Queen ed è grazie a lei che oggi, ai banconi di tutto il mondo, si serve l’Hanky Panky, drink che ha un posto d’onore tra gli “Unforgettables” segnalati dall’International Bartenders Association. Ada “Coley” Coleman, dal 1903 al 1926 è stata la Bar Manager dell’American Bar del The Savoy di Londra, dove è diventata una vera leggenda della mixology, citata negli articoli delle testate più blasonate. Nella capitale inglese, durante la produzione di uno spettacolo, l’attore Charles Hawtrey le chiese un drink per “tirarsi su” e, dopo aver sorseggiato la miscela, la battezzò Hanky Panky. Il resto è storia, mentre il cocktail oggi viene preparato unendo in un mixing glass 45 ml di London dry gin, 45 ml di vermouth rosso e 7,5 ml di fernet, mischiando e filtrando il tutto in una coppetta ghiacciata, da guarnirne con zest di arancia.

A New York con il Penicillin

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Padre della miscelazione contemporanea, Sam Ross ha scritto la storia dei cocktail del nuovo millennio insieme a Sasha Petraske nello speakeasy newyorkese chiamato Milk & Honey. Qui i drink si sono spogliati di orpelli e decorazioni eccessive, diventando minimali negli ingredienti e nel servizio, per poi ispirare i mixologist di tutto il mondo. Al bancone di questo tempio dei cocktail, sono nate diverse miscele passate alla storia. Una di queste si chiama Penicillin ed è una variazione sul whiskey sour a base scotch, a sua volta twist su un altro drink firmato dal locale newyorchese (il Gold Rush). Per prepararlo è necessario unire 60 ml di blended scotch, 7 ml di sigle malt whisky, 22,5 ml di succo di limone, 22,5 ml di sciroppo di miele e zenzero in uno shaker, agitare e filtrare in un tumbler basso con un cubo di ghiaccio. Decora il Penicillin una fettina di zenzero.

In oriente con il Singapore Sling

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Evoca le atmosfere coloniali di fine ottocento, quando il dominio britannico e le esenzioni doganali attiravano a Singapore cittadini da tutto il mondo, dando impulso alla fiorente economia di quella che, nel 2009 ha raggiunto il primato di città stato con la più alta percentuale di abitanti milionari. Qui, alla fine dell’800, si dice che il bartender di origine cinese Ngiam Tong Boon, in forza al Long Bar dell’Hotel Raffles, inventò il Singapore Sling, un drink servito in un bicchiere alto detto Hurricane. La ricetta è oggi parte dei “Contemporary Classics” dell’IBA. Per realizzarla sono necessari 30 ml di gin, 15 ml di liquore alla ciliegia, 7,5 ml di Cointreau, 7,5 ml di DOM Bénédictine, 120 ml di succo fresco d’ananas, 15 ml di succo fresco di limone e 10 ml di sciroppo di granatina e un dash di Angostura. Il tutto va shakerato con ghiaccio e filtrato nel bicchiere, da guarnire con una fetta di ananas e una ciliegia al maraschino.