La regione del Portogallo sfoggia borghi bianchi abbarbicati su colli, parchi di land art, ristoranti alla moda, siti megalitici, tradizioni e sapori forti

L’Alentejo era una regione molto povera del Portogallo che negli ultimi anni è davvero sbocciata. La sua scoperta comincia da Evora, dove le case di calce bianca sfoggiano modaioli infissi di colore giallo. Le sue strade sono tutte in ciottolato, intorno a Praca do Giraldo boutique, ristoranti, pasticcerie come il Cafè Arcada e la Pasteleria Violeta attirano i viaggiatori che scendono dalla collina ove sorge la Cattedrale sul cui tetto si può salire per ammirare il panorama. Nei dintorni, tra i boschi di sughero e gli oliveti, si è attesi dai Cromeleque dos almendres con le loro pietre disposte intorno a un ovale e i loro misteri. Si mangia bene a Evora, zuppe, carne suina, specialmente al ristorante 5amendoas che ha uno chef abile a combinare sapori tradizionali e impiattamenti contemporanei. 

Sono i borghi il cuore dell’Alentejo. Arraiolos ha una cerchia di mura tutta tonda, le donne intessono tappeti in lana come impararono dai mori conquistatori e come si vede da Arte em Casa. Seguendo il Rio Gaudiana, tra latifondi e vigne infinite, si arriva a Elvas con le sue tre fortificazioni panoramiche e l’acquedotto a tre livelli di archi. Poi si raggiungono gli specchi di acqua del Barragem de Alqueva, al confine con la Spagna. Alzando gli occhi, ecco la meraviglia di Monsaraz tutto fortificato col suo maniero dentro al quale dal Medioevo c’è una plaza de toros in pietra.

Marvao è un gioiello: giardini tra le pietraie, il castello con una cisterna che pare una navata dall’acustica così perfetta da ospitare concerti di musica sinfonica, chiese dentro la roccia, viste incomparabili sul paesaggio della Serra di San Mamede. Proprio nei boschi Maria Leal da Costa, scultrice più importante del Portogallo, ha creato una parco di land art e aperto la sua Quinta do Barrieiro ai viaggiatori che voglio soggiornare tra installazioni in ferro e marmo che esaltano la libertà dei corpi e della mente.

Castelo do Vide è la tappa finale. Meta di popoli cristiani, ebrei e mori, testimonia con le sue fonti di acqua cristallina, la sinagoga, le chiese, i grappoli di case bianche una floridezza di costumi che ammalia. Come del resto l’intero Alentejo.