Danese, svedese, tedesca, russa: cinque posti dove si assapora dallo smörrebrod alla zuppa dello zar

Confessiamolo: a parte il ristorante Noma a Copenhagen (che, appena aperto un temporary in Australia, ha esaurito tutti i posti prenotabili) e le polpette dell’ Ikea, non sappiamo moltissimo della cucina scandinava. Un gap a cui si può rimediare: questa settimana, Björk Swedish Brasserie, primo ristorante svedese in Italia (ad Aosta e a Milano), approda ad Eataly Smeraldo, in versione pop -up: quattro giorni (13-16 novembre) per acquistare pani croccanti, biscotti, succhi, ma anche oggetti di design scandinavo, vintage e contemporaneo. Da scegliere mentre si assaggia l’aperitivo nordico, a base di smörrebröd, birre e snaps (acquavite), o si ‘anticipano’ i sapori del Natale, con le inedite specialità preparate dalla Chef Rebecca Varjomaa: i dolci kanelbullar e la torta pepparkaka, (accompagnati dalla birra Nils Oscar Kalasjulol). 

Per chi ama la cucina danese ma anche quella ‘de noantri’, l’indirizzo giusto a Milano è SmØØshi, dove gli Smörrebröd (che poi sono le tapas danesi, dalle parole Smor og Brod, ‘burro e pane’), sono preparati coniugandoli con ingredienti tutti italiani: in carta, oltre agli sMØØshi classici (da manuale, tipo con aringa, salmone, anguilla o maiale, condite con cipolla o rafano), quelli gourmet (da provare il Base di pane nero, trancio di fois gras scottato con pesche caramellate al passito), vegani e vegeteriani e gli smØØshi dolci (non male chiudere con il tortino frangipane su base di pasta frolla con crema di limoni, menta e quenelle di panna montata).

Brunch svedesi il sabato e la domenica, da Upcycle Cafè, bike bar meneghino ritrovo della community di ciclisti urbani (e suburbani), ma anche spazio officina, studio e brasserie. Cucina prevalentemente nordica: lo chef (svedese, appunto) Pontus Berge ha messo a punto personalissime ricette come la salsa skagen, con la giusta combinazione carni-barbabietola-cipolla-capperi, con cui qui si preparano gli hamburger homemade. Tutti gli altri giorni, a pranzo e a cena, scelta à la carte: smörrebrd di pesce, aringa affumicata e insalate con filetti di sgombro, cetriolo, barbabietola e mela verde. 

Ci spostiamo in Germania, anzi a Torino. Gioca con il titolo della pellicola mito di Fellini La Deutsche Vita: ristorante, gastronomia e bistrot di varie delicatessen tedesche, a nella zona sabauda del Quadrilatero Romano. Si può cenare o pranzare con piatti classici come Wurstel con crauti e patate, oppure acquistare succhi di mela, ciliegia, rabarbaro marzapane di Lubecca, pane nero, biscotti e distillati di pera, lampone, ciliegia. Inoltre, se si desidera un prodotto particolare ‘Made in Germany’, lo si può richiedere e si passa a ritirare dopo due settimane. Dolce la vita, no?

Non poteva mancare la Grande Madre Russia. Per chi è un nostalgico – vintage radical chic, ma anche molto ironico, curioso e goloso. Sempre a Torino, Sovietniko è una gastronomia con cucina chiaramente russa: uno spazio spartano con grandi ritratti Soviet style di Lenin e Gagarin (nello spazio 50 anni ante Cristoforetti). Lo chef Sasha Fedotenko propone in questi giorni anche ricette storiche, come il pesce alla Suvorov: trota salmonata, funghi e patate con cui il generale russo alla fine del ‘700 nutriva il suo esercito durante la campagna italo-svizzera. Inoltre la zuppa Schij di Pietro il Grande: a base di verza, simbolo per eccellenza della cucina russa, che a seconda degli ingredienti usati arricchiva la tavola di contadini o di re: nella versione di Pietro il Grande, insieme alla verza fermentata, tra gli ingredienti troviamo carne di manzo e funghi porcini.
Irresistibili i blinj – crepes ‘russe’ – con salmone affumicato e caviale rosso, accompagnate da birra baltica. ‘за нас’ (za nas), A Noi!.