Il cinema è sempre più black
Photo by Daniel Bornfriend, courtesy of A24

Il cinema è sempre più black

di Simona Santoni

Dopo la protesta #OscarsSoWhite, attori e registi neri hanno rotto la diga dell’indifferenza di Hollywood. E spuntano anche produzioni “total black”, come la società Macro, nata per raccontare storie e prospettive delle persone di colore

Scrivi Lashana Lynch e leggi nuovo agente 007. L’attrice britannica di origini giamaicane nel film appena uscito No Time to Die è la nuova spia al servizio dell’MI6: il black power nel cinema avanza (in questo caso unito alla parità di generi). L’onda nera aveva già rotto la diga di Hollywood nel 2018 con Black Panther: allora Chadwick Boseman, attore prematuramente scomparso nell’agosto 2020, era stato il primo supereroe nero della storia della Marvel, nell’immaginario regno africano di Wakanda.

L’avamposto di questa avanzata black? L’hashtag #OscarsSoWhite che aveva acceso gli animi a inizio 2016, quando per il secondo anno consecutivo nelle nomination per le categorie recitative degli Oscar non era apparso alcun attore nero: ‘gli Oscar sono troppo bianchi’, aveva reclamato per prima l’attivista ed ex avvocato April Reign, a cui poi avevano fatto eco l’attrice Jada Pinkett Smith e il regista Spike Lee, da sempre attento censore e paladino dei diritti degli afroamericani. Con rabbia avevano proclamato il boicottaggio della cerimonia di premiazione. Di risposta, l’Academy intervenne per modificare la composizione dei suoi membri, che determinano nominati e premiati. La presidentessa Cheryl Boone Isaacs promise: «La missione è l’inclusione in tutte le sue sfaccettature: genere, colore della pelle, etnia e orientamento sessuale». E così fu.

Gli Oscar 2017 furono emblematici: l’Oscar al miglior film andò a Moonlight del regista nero Barry Jenkins, primo film a tematica Lgbt e primo con un cast totalmente composto da afroamericani a ottenere questo riconoscimento. Due Oscar per gli attori (non protagonisti) furono assegnati ad afroamericani, a Mahershala Ali per Moonlight e Viola Davis per Barriere. Da allora gli Oscar sono stati sempre più un inno all’inclusione, a volte anche in maniera esasperata, con alcuni premi dati più alla diversità che alla qualità cinematografica.

Ma il riscatto non passa soltanto da attori e registi afroamericani più presenti a Hollywood, ora anche le produzioni cinematografiche sono sempre più black. Agli Oscar 2021, per la prima volta nei 93 anni di storia degli Academy Award, c’è stata una squadra di produzione tutta nera, nominata per il miglior film Judas and the Black Messiah che narra le vicende del leader delle Pantere Nere Fred Hampton (Steve McQueen nel 2014 è stato il primo produttore nero a vincere l’Oscar per il miglior film con 12 anni schiavo, ma in un gruppo di bianchi, capitanato da Brad Pitt).

Judas and the Black Messiah
Foto: Warner Bros.
Immagine del film “Judas and the Black Messiah”

I produttori di Judas and the Black Messiah sono il suo stesso regista Shaka King, il lanciatissimo Ryan Coogler (regista e sceneggiatore di tre film manifesto del rombante black power, Prossima fermata Fruitvale Station, Creed – Nato per combattere e proprio Black Panther) e Charles D. King, ex agente della WME, agenzia di talenti statunitense. E quest’ultimo è anche il fondatore della Macro, una società di produzione “che rappresenta la voce e le prospettive dei neri e delle persone di colore”, “un nuovo paradigma nel panorama dei media destinato a rompere il modo in cui le cose sono sempre state fatte”.
In soli sei anni, la Macro è diventata una potenza per i talenti neri. Tra i suoi film Il diritto di opporsi (2019), sul processo a un afroamericano ingiustamente condannato alla pena di morte, e Barriere, ritratto di un padre di famiglia nero arrabbiato nell’America degli anni ’50.

Tra i film targati Macro in produzione, che presto vedremo: Cleopatra Jones, remake di Cleopatra Jones: Licenza di uccidere del 1973 che lanciò l’attrice afroamericana Tamara Dobson, e la commedia sci-fi They Cloned Tyrone con Jamie Foxx, Teyonah Parris e John Boyega, quel John Boyega che nel 2015 è diventato una delle new entry del nuovo cast multietnico della ‘trilogia sequel’ di Star Wars.

Il prossimo passo per l’affermazione nera al cinema? Che un film “total black” ottenga trionfanti incassi al botteghino. Il già citato Moonlight, accanto ai record positivi, ha avuto anche quello meno lusinghiero di film premio Oscar con il secondo incasso più basso, in epoca recente e pre-Covid. Sarà un caso che il primo, in questa classifica al ribasso, sia The Hurt Locker del 2008, diretto da una donna (Kathryn Bigelow)?

Judas and the Black Messiah
Foto: Warner Bros
Shaka King, regista e produttore di “Judas and the Black Messiah”