Pino Lerario di Tagliatore: “Vi racconto i nostri primi 50 anni”

Pino Lerario di Tagliatore: “Vi racconto i nostri primi 50 anni”

di Simona Santoni

Tra stili reinventati e incontri speciali, mezzo secolo di eleganza per Tagliatore. Lo racconta Pino Lerario, direttore creativo del marchio pugliese che punta alla conquista dell’America

«Passione, famiglia, anima». Sono le tre parole che, a bruciapelo, Pino Lerario associa subito a Tagliatore. «Perché i nostri capi hanno tutti un’anima; nella scelta di un materiale, di un rever, in ogni tocco c’è la ricerca della bellezza». E perché quella del marchio pugliese è una storia famigliare che, sospinta da un incalzante anelito alla qualità, da decenni definisce con passione stili da indossare, tra tradizione italiana e sapori inglesi. Dal 1972. Un cinquantenario che oggi squilla e sa di traguardo e stimolo insieme. «I nostri primi 50 anni», sorride Lerario, che della casa di moda di Martina Franca è fervido direttore creativo, membro della seconda generazione insieme ai fratelli Vito, Teresa e Luciano, anch’essi con ruoli chiave nell’azienda. Il capostipite Franco aveva ereditato l’appellativo che ha dato nome al brand, “il tagliatore”, dal papà che tagliava tomaie. Oggi invece si tagliano tessuti pregiati sempre aggiornati al fit contemporaneo, per 340 capispalla al giorno e 450 clienti in Italia e 350 all’estero. «Lavoriamo sodo ma ci divertiamo. È il mio giocattolo sin da bambino».


Quando incontriamo lo stilista da House of Tagliatore, l’accogliente showroom milanese aperto nel 2021 nella perla Liberty di Palazzo Meroni, lo abbiamo strappato a penna e foglio di carta, gli assidui compagni da cui tutto nasce: dal disegno sviluppa su se stesso il modello che poi cuce e indossa. Ideando nuovi pattern e reinventando a ogni collezione. «La Valle d’Itria è la mia musa. La Puglia ha tanti colori, dell’autunno, dell’estate, gli ulivi, i fiori, le foglie». Come la Calabria ispirava Gianni Versace. «A volte il guizzo viene guardando i tessuti tagliati in laboratorio, con gli strati che formano un’intrigante macchia di colore. Oppure osservando un edificio, l’unione tra muro e ringhiera». Ispirazioni per quelle cromie rigogliose e quei check con cui ha innovato il formale maschile. In mezzo secolo di alta sartoria, tanti gli incontri speciali che hanno scortato la rotta di un brand faro dell’eleganza. Come quello con Nino Cerruti, il gigante dell’imprenditoria tessile, mancato pochi mesi fa. «Era una persona splendida, di carattere e carisma», racconta Lerario. «Imparare da lui è stato bellissimo. Ma il nostro è stato anche uno scambio: io gli chiedevo consigli, lui li chiedeva a me, e questo era una gioia. Alle esposizioni di tessuti a Parigi o Milano, quando visionavo la sua collezione, mi chiedeva “Pino, posso stare con te? Per me è importante vedere i tessuti su cui ti soffermi”. Era magistrale nei finissaggi, la tecnica per lui non aveva segreti. “Lo vuoi più morbido?”. E chiamava il suo addetto e gli diceva quale trattamento fare».


Nel 1989 nella Gotham City del Batman di Tim Burton un negozio ha la scritta “Gianni Baldo & Lerario Quality Italian Suits”: il salto a Hollywood. Il costumista Bob Ringwood, folgorato dagli abiti realizzati per Gianni Baldo a Londra, commissionò alle Confezioni Lerario 300 abiti per il film. Echi cinematografici hanno mosso un altro incontro prezioso. «Lo scrittore e regista Donato Carrisi, caro amico, ha voluto che creassi gli abiti dei suoi film», dice Pino Lerario. «L’ispettore interpretato da Toni Servillo ne La ragazza nella nebbia, il suo stile, lo abbiamo pensato insieme. Il momento più bello: quando negli studi di Roma Servillo ha indossato il cappotto e ha detto “Ora mi sento personaggio”. Simile magia con Dustin Hoffman quando ha provato la giacca per L’uomo del labirinto e nel camerino ha voluto solo me». Archiviato l’anno scorso con 21 milioni di euro di fatturato, Tagliatore punta ai 26 milioni nel 2022. Il principale mercato estero: il Giappone. «È il decimo anno che siamo lì. Le nostre giacche sono molto sfiancate e aderenti al corpo, si sposano bene con il gusto raffinato nipponico, anche a livello di vestibilità. Stiamo lavorando per espanderci in America».


Laddove aveva ambientato la campagna FW22/23, all’Hotel Principe di Savoia di Milano, Tagliatore ha celebrato, durante la Fashion Week, i 50 anni di autenticità e saper fare, presentando la collezione SS23 al profumo di Costa Azzurra: nuance polverose per giacche sfoderate in cotone seersuker, accanto a trame più strutturate, su pantaloni morbidi dal fascino rétro. Mentre carta e penna già lo richiamano, Pino Lerario, classe 1965, cosa vede nel futuro? «Che la terza generazione porti avanti questo bel balocco». E aggiunge: «Quando Cerruti venne a trovarmi in azienda, a 85 anni, gli chiesi se pensasse alla pensione. Rispose: “Non esiste. In pensione si deve andare a 40 anni, non a 80”. Vorrei continuare per altri 50 anni».