Tutti pazzi per il tartan
Balmoral Castle: the Queen's Bedroom - Tartan at V&A Dundee

Tutti pazzi per il tartan

di Elena Bordignon

Dell’alta moda ai souvenir turistici, da James Dean al Grunge, passando per il punk degli anni 70, il mondo (reale e simbolico) del tartan tocca tutti gli aspetti della cultura contemporanea

Dalle divise militari alle divise di rappresentanza, questo tessuto è tra i più amati in assoluto. Ha ispirato grandi opere d’arte e di design e in qualche modo può rappresentare l’unità e il dissenso, la tradizione e la ribellione. Vi raccontiamo la sua storia tra passato e futuro. Conosciuto come ‘scozzese’, il tartan è un particolare disegno tessuto su filari di lana. Originario della Scozia, il tartan veniva filato con la lana delle Highland per creare il famoso kilt, il tipico gonnellino indossato dalla popolazione maschile. Il nome tartan ha origini non molto chiare, secondo alcuni studiosi deriva dal francese tiretain, che a sua volta deriva dal verbo tirer, termine usato per la tessitura del tessuto in contrapposizione al panno di tinta unita. Le tracce di questo antico tessuto risalgono all’anno 1000, ma è solo tra il XVII e il XVIII secolo che il tartan inizia a simboleggiare la sua nazione di appartenenza, anzi, diventa una stoffa usata per distinguere gli abitanti di diverse regioni della Scozia.
Da allora sono passati secoli e il tartan è diventato uno tra i tessuti più diffusi e utilizzati al mondo. Per tornare alla sua storia, agli inizi del ‘900 Burberry progetta il Burberry check, che è ancora oggi riconoscibile come texture iconica del marchio. Negli anni ’20 approda a New York grazie al clan dei McGregor che lo utilizzano per dei plaid in cashmere; nei decenni si diffonde in tutti gli Stati Uniti e grazie alla famosa Anti-freeze jacket indossata da James Dean in Gioventù bruciata, diventa uno dei capi più usati per generazioni.

Arriviamo agli anni ’70, dove i punk ne fanno una sorta di bandiera generazionale. Il loro malcontento verso la classe dirigente ha la sua massima espressione nell’abbigliamento e il tartan assume un ruolo fondamentale, perchè veniva utilizzato in maniera poco ortodossa rispetto al suo connotato originale fatto di dignità e unicità, trasformandosi in un simbolo di ribellione. Un altro fenomeno generazionale in cui ritroviamo il tartan è quello nato negli anni ’90 a Seattle, metropoli dove nasce il grunge e che ha visto emergere gruppi come Nirvana, Soundgarden e Pearl Jam. Essenzialmente anti-moda – le foto che ritraggono i membri dei vari gruppi li mostrano con una sorta di divisa, jeans sdruciti e camice scozzesi – il loro stile fatto di indumenti scoordinati e sovrapposti, attira l’attenzione del fashion systemEcco allora che grandi nomi della moda utilizzano il tartan per le loro creazioni. Per scoprire molti di questi innovativi e sorprendenti abiti, il Victoria & Albert Dundee in Scozia, celebra con una grande mostra questo affascinante tessuto. Il progetto espositivo ripercorre la storia del tartan, dalle sue origini fino ai nostri giorni, toccando tappe importanti delle sua evoluzione, sia tecnica che simbolica.

La mostra riunisce un’incredibile selezione di oltre 300 oggetti provenienti da oltre 80 istituzioni museali di tutto il mondo, illustrando il fascino universale e duraturo del tartan attraverso esempi iconici legati alla moda, l’architettura, il design grafico, la fotografia, il cinema e l’arte. Grazie ad un’ approfondita ricerca la mostra racconta l’importanza e il fascino senza tempo del tartan, utilizzato dai designer nel corso della storia. Tra i tanti creatori di moda citiamo Chanel, Dior, Alexander McQueen, Vivienne Westwood e Comme des Garçons, Dolce & Gabbana e Issey Miyake, accanto alle ricerche di stilisti dell’ultima generazione tra cui Grace Wales Bonner, Nicholas Daley, Louise Gray, Charles Jeffrey, Owen Snaith e Olubiyi Thomas. Ma oltre alla moda, la mostra spazia anche in molti altri ambiti, su tutti quello dell’arte: nella pittura, come ad esempio le griglie minimaliste di Donald Judd, il dipinto a olio di Christian Hook dell’attore Alan Cumming e il ritratto di Gerard Burns dell’ex star del rugby scozzese  Doddie Weir OBE. Opere contemporanee accanto a opere del XVII secolo, come il magnifico quadro di Lord Mungo Murray dipinto da John Michael Wright.  Non mancano anche oggetti, sia di design che legati alla vita quotidiana, come l’umile scatola di biscotti o dei piatti decorati utilizzati tutti i giorni.