Dopo il successo record a Palazzo Reale, ora l’esposizione inaugura in Belgio

La mostra che Milano ha dedicato a Marc Chagall è stata  la più grande retrospettiva mai approdata in Italia: oltre 220 opere, molte delle quali provenienti dalle collezioni private degli eredi, mai esposte al pubblico, componevano l’intero percorso creativo dell’artista russo, dal 1908, data del suo primo quadro, Le Petit Salon, fino ai giganteschi lavori degli anni 80. Ma non basta: è stata anche la mostra più visitata a Milano nel 2014, con 340.000 biglietti venduti a Palazzo Reale, la sede espositiva.

Così ora la stessa mostra, con il medesimo allestimento, parte alla volta di Bruxelles, dove sarà accolta al Musées royaux des Beaux-Arts de Belgique, dal 28 febbraio al 28 giugno 2015. Si tratta infatti di un progetto unico, storico e critico, curato da Claudia Zevi e Michel Draguet direttore del MRBAB, con la collaborazione di Meret Meyer. Se ve la siete persa a MIlano, ecco tre motivi per vederla a Bruxelles.

Non è vero che Chagall è facile. Il linguaggio poetico di questo pittore russo, ma in perenne esilio tra Francia e Stati Uniti, tocca temi universali e per questa ragione coinvolge da sempre un pubblico vasto e trasversale: piace a generazioni diverse. Ma in questa ampia retrospettiva si possono individuare tutte le anime dell’artista, forse per la prima volta. E scoprire che in quelle pennellate si concentrano tante storie diverse. Ci sono temi della tradizione ebraica mescolati a quelli della cultura russa, ci sono il figurativo accanto alle avanguardie pittoriche del secolo scorso.

Una lettura metafisica della storia del Novecento. Il sogno, lo stupore e la meraviglia sono le forze motrici del lavoro di Marc Chagall. A cominciare dai suoi primissimi esperimenti pittorici, realizzati nella sua terra natale, durante il primo soggiorno francese e il rientro in Russia nel 1921. Poi cominceranno le perigrinazioni del pittore che abbandonerà definitivamente la Russia in favore della Francia, per trasferirsi poi in America negli anni 40 e quindi, dopo la perdita della moglie Bella, di nuovo in Francia per stabilirsi in Costa Azzurra. Nel mentre l’Europa veniva squassata dalla Guerra. E lo sguardo quasi fanciullesco di Chagall sembra mantenersi ben saldo sui binari della meraviglia. Anzi, come scrisse Giovanni Arpino, ‘L’anima di Chagall è un’anima belante, tanto mite quanto invincibile perché sfugge agli orrori, alle insidie, agli oltraggi’. Ma soprattutto, sempre nelle parole di Arpino, la sua arte individua un luogo in cui rifugiarsi:

Il suo Paradiso è un Aldiqua che raccoglie i simulacri della vita, è un luogo fisico che diventa metafisico proprio perché noi tutti l’abbiamo ucciso durante la vita quotidiana

Un percorso filologico. La mostra è un’occasione unica per comporre una biografia precisa e ricca del corpus pittorico di Marc Chagall, fino agli anni più distesi narrati nelle opere realizzate nel Sud della Francia.

Marc Chagall. Una retrospettiva 1908-1985

Musées royaux des Beaux-Arts de Belgique, Bruxelles, dal 28 febbraio al 28 giugno 2015

(Articolo pubblicato il 16 settembre 2014 e aggiornato l’11 febbraio 2015)