Il design italiano in 10 lampade fondamentali
Photo A. Brusaferri

Il design italiano in 10 lampade fondamentali

di Valentina Silvestrini

Da terra, da tavolo, a soffitto, in sospensione, dimmerabili, componibili: la storia del lighting design italiano in 10 modelli di lampade che hanno conquistato un posto d’onore negli interni (non solo) domestici.

Qual è stato il contributo dell’Italia nel settore del lighting design? Perché alcune lampade risalenti al secolo scorso si rivelano in grado di oltrepassare incontrastate i vincoli temporali, senza che il loro potere attrattivo risulti scalfito dalle novità del mercato e influenzano i progettisti contemporanei? In quale modo i modelli cult del Novecento riescono ad accogliere le innovazioni tecnologiche del nostro tempo, assecondando anche fenomeni come la dirompente ascesa dell’illuminazione a LED?

Una panoramica del meglio del lighting design di produzione italiana in 10 evergreen progettati da Gio Ponti, Achille e Pier Giacomo Castiglioni, Gae Aulenti, Vico Magistretti, Bruno Munari e altri talentuosi designer.

1. Bilia di Gio Ponti per FontanaArte

Courtesy FontanaArte

Avere (quasi) novant’anni e non dimostrarli. Risale al 1932 il progetto di Bilia, la lampada da tavolo firmata da Gio Ponti per FontanaArte. Semplice quanto acuta l’idea compositiva alla base di questo fortunato modello, scandito da due forme geometrice essenziali: un cono, che assolve alla funzione di base, e una sfera che lo sovrasta, quasi in equilibro, cui spetta il compito di diffondere la luce. La versione in formato ridotto, ricavata dagli schizzi dello stesso Ponti, ha ispirato Bilia Mini; alta 26 cm, è disponibile in tante declinazioni cromatiche.

2. Arco di Achille & Pier Giacomo Castiglioni per Flos

© Gionata Xerra

Si scrive ‘icona del design’, si legge Arco di Achille & Pier Giacomo Castiglioni. Un successo datato 1962, che incurante delle innumerevoli evoluzioni del lighting design, continua a riscuotere un consenso ampio e non solo nell’ambiente domestico. Rivoluzionario il proposito che guidò la mano della celebre coppia di fratelli-designer, considerati fra i punti di riferimento dell’azienda Flos fin dalla sua fondazione. Questa celebre lampada da terra, infatti, ‘simula’ l’effetto di una sospensione, ma è svincolata dal fissaggio a soffitto. Iin altre parole, la luce viene indirizzata sopra al tavolo, o dove richiesto, scardinando la necessità di ottenere il medesimo effetto attraverso il punto luce centrale sul soffitto. La solida di marmo bianco di Carrara di ancoraggio è associata a uno stelo telescopico in acciaio inossidabile satinato; il portalampada riproduce una semisfera.

3. Tolomeo di Michele De Lucchi e Giancarlo Fassina per Artemide

Courtesy Artemide

L’ascesa della lampada da tavolo Tolomeo, disegnata da Michele De Lucchi e Giancarlo Fassina nel 1987 per Artemide e ancora oggi fra i best-seller dell’azienda, si deve a una pluralità di fattori. Insignita del Compasso d’oro 1989 e capostipite di un’articolata famiglia di varianti (che include anche i modelli da terra, da terra e a sospensione e l’impiego della tecnologia LED), è dotata di una struttura a bracci mobili in alluminio lucidato, fissata a una base piatta del medesimo materiale. Il sistema di equilibratura a molle garantisce all’utente la completa gestione del flusso luminoso, lasciandolo libero di scegliere, di volta in volta, l’altezza desiderata. Il risultato è un classico scelto anche nell’arredo per ufficio.

4. Pipistrello di Gae Aulenti per Martinelli Luce

Courtesy Martinelli Luce

Un salto indietro nel tempo fino al 1965, quando l’architetta Gae Aulenti progetta per Martinelli Luce – azienda fondata nel decennio precedente da Elio Martinelli – Pipistrello. Destinata a un consenso duraturo, questa lampada è contraddistinta da un tubo metallico telescopico in acciaio inox satinato, grazie al quale l’altezza del dispositivo spesso può variare, passando da 66 cm a 86 cm. Il sinuoso basamento, in alluminio verniciato, è infine sormato da un paralume rigido in metacrilato opalescente bianco, con un’apertura alare di 55 cm. Proprio in questo elemento, Aulenti rende esplicito il richiamo alle ali dell’animale cui fa riferimento il nome della lampada. Celebrata in occasione dei cinquant’anni dalla messa in produzione, oggi è disponibile, fra le tante declinazioni, anche con sorgente LED, in versione dimmerabile e nel formato Minipipistrello.

5. Atollo di Vico Magistretti per Oluce

Courtesy Oluce

È il 1977 quando Vico Magistretti progetta Atollo, destinata a vincere due anni più tardi il Compasso d’Oro. Considerata ‘l’archetipo della lampada da tavolo‘, è contraddistinta dall’affiancamento, dal basso verso l’alto, di tre forme geometriche pure: un cilindro, un cono e una semisfera. Prodotta da oluce, è disponibile in tre dimensioni e nelle finiture oro, bronzo satinato, metallo bianco o nero e vetro opale.

6. Fontana di Max Ingrand per FontanaArte

Courtesy FontanaArte

Originariamente ribattezzata 1853, questo intramontabile successo di FontanaArte, datato 1954, venne poi denominato Fontana. Opera del Maestro vetraio e decoratore francese Max Ingrand, per un decennio direttore artistico del brand, è considata ‘l’abat-jour per eccellenza‘. A caratterizzarla sono il paralume allungato e il privilegio, riservato all’utente, dell’accensione multipla. La base e il paralume dispongono infatti di una o più fonti luminose, da attivare in forma autonoma e secondo le esigenze contingenti. Tale versatilità permette di passare ‘dal tenue bagliore della luce di riposo, alla luce intensa da lettura fino ad una luce emozionale e d’ambiente‘. Al modello in vetro soffiato satinato bianco, oggi si sommano le varianti total black, grigio chiaro e viola ametista.

7. Eclisse di Vico Magistretti per Artemide

Courtesy Artemide

Difficile (e, probabilmente, errato) stilare una lista di lampade iconiche del design italiano escludendo Eclisse. Progettata da Vico Magistretti nel 1965 e insignita del Compasso d’Oro due anni più tardi, questa compatta lampada da tavoli è ampiamente riconosciuta fra le opere rappresentative del made in Italy del Novecento. Tale condizione è confermata anche dalla sua inclusione nella collezioni permanenti di importanti musei internazionali, a cominciare dal MoMA di New York. Nel decennio della ‘conquista’ della Luna da parte dell’uomo, Eclisse lascia gli utenti liberi di ‘riprodurre’ l’omonimo evento, dando loro la facoltà di regolare l’intensità della luce a propria discrezione. Una prerogativa resa possibile dalla compresenza fra un involucro esterno fisso e di uno interno mobile, che ruota.

8. Parentesi di Achille Castiglioni e Pio Manzù per Flos

©Frank Hulsboemer

Non solo Arco. La collaborazione fra Achille e Pier Giacomo Castiglioni e Flos fu intensa e diede vita anche ad altri fortunati modelli di lampade, fra cui Taccia, Toio, Snoopy e molto altre. In seguito alla prematura scomparsa di Pier Giacomo, Achille proseguì il lavoro progettando anche Lampadina, Aoy, Gibigiana e Parentesi. Risalente al 1971, quest’ultima lampada a saliscendi porta la firma del designer e del collega Pio Manzù, artefice dello spunto iniziale. «La prima idea di Parentesi è di Pio Manzù, che aveva pensato ad un’asta fissa verticale e a una scatola cilindrica con una fessura per la luce, che andava su e giù: per fermarla ci voleva una vite. Ho sostituito l’asta con una corda metallica che, deviata, fa attrito e permette alla lampada di stare in posizione senza bisogno di alcuna vite», raccontò lo stesso Castiglioni. Viincitrice del Compasso d’Oro 1979, Parentesi è dotata di un faretto a luce diretta regolabile che scorre in verticale lungo un cavo: pavimento e soffitto risultano così elegamente ‘connessi’.

9. Giogali di Angelo Mangiarotti per Vistosi


Più che una lampada, nel senso tradizionale del termine, Giogali di Angelo Mangiarotti per Vistosi introduce nell’ambiente di collocazione un elemento decorativo eclettico, versatile e componibile. Ideato sul finire degli anni Sessanta, questo sistema decorativo di illuminazione si fonda sull’impiego di un raffinato gancio di cristallo, che ricorda un ferro di cavallo. Tale elemento, disponibile in diversi colori, può essere variamente configurato, in modo da generare una lampada da tavolo, da soffitto, sospensione o da parete, delle dimensioni desiderate.

10. Falkland di Bruno Munari per Danese Milano

Courtesy Danese Milano

Realizzata da Danese Milano sulla base di disegni di Bruno Munari, risalenti agli anni Sessanta, la lampada da terra Falkland floor sintetizza in una forma informale e a tratti giocosa tutta la genialità del suo autore. A comporla sono un tubo in tessuto di filanca e sette anelli metallici: di diametri diversi, posti in tensione fra loro, generano una serie di evoluzioni formali dal basso verso l’alto. A renderla un corpo illuminante in tutta la sua estensione è un’unica lampadina posta all’interno.