Le installazioni imperdibili della Biennale Architettura 2023

Le installazioni imperdibili della Biennale Architettura 2023

di Digital Team

La Biennale Architettura 2023, aperta per un intero semestre, è l’evento espositivo dell’anno a Venezia. Ma come orientarsi fra le numerose sedi espositive in città? Una selezione di cinque progetti da tenere d’occhio.

Quali sono i padiglioni da non perdere alla Biennale Architettura 2023? Cosa vale la pena vedere in giro per Venezia, specie se il tempo è limitato? Domande fra le più ricorrenti per chi si appresta ad affrontare una mostra poderosa e corale come quella organizzata dalla Biennale di Venezia, istituzione capace di far convergere in Italia ogni due anni la comunità architettonica globale. L’edizione in corso, visitabile fino al 26 novembre 2023, include 64 partecipazioni nazionali: ciascun Paese (Italia inclusa) presenta un proprio progetto inedito, ai Giardini della Biennale, all’Arsenale oppure in sedi discocate nel centro storico di Venezia. Fulcro della kermesse è la mostra direttamente curata dall’architetta, docente e scrittrice Lesley Lokko. Dal titolo The Laboratory of the Future, è a sua volta strutturata in sei parti e nel complesso include 89 partecipanti internazioanli. Numeri importanti, dunque, che possono non rendere facile orientarsi i non addetti ai lavori. Ecco quindi cinque tappe fortemente consigliate, da includere nel proprio itinerario alla Biennale Architettura 2023.

1. La scultura abitabile Kwaeε di Adjaye Associates

Impossibile non vederla. Con un’altezza di 13 metri, la scultorea struttura Kwaeε è nell’area esterna dell’Arsenale, a contatto (quasi) diretto con l’elemento acqua. Progettata interamente in legno, restituisce con la sua forma e la sua stessa natura materica il concetto di ‘foresta’, cui rimanda la sua denominazione secondo la lingua twi, fra le principali in uso in Ghana. Proprio in questo Paese si trova una delle sedi dello studio di architettura fondato dall’architetto ghanese-britannico Sir David Adjaye OM OBE, autore di questo intervento immaginato come spazio completato e come sede di iniziative. La percezione all’interno e all’esterno di maxi prisma triangolare cambia anche sulla base della luce in ingresso dagli oculi presenti nei prospetti. Un luogo di quiete, ombra e incontro, realizzato con una tecnologica modulare e prefabbricata che nei propositi del suo team di progettisti dovrebbe essere rimontata altrove al termine della Biennale Architettura 2023. altri siti rilevanti in tutto il mondo.

2. Il Padiglione Brasile, vincitore del Leone d’Oro

Leone d’Oro per la migliore Partecipazione Nazionale al Brasile ‘per una mostra di ricerca e un intervento architettonico che centrano le filosofie e gli immaginari della popolazione indigena e nera verso modi di riparazione‘, come indicato dalla giuria internazionale, il padiglione Terra [Earth] è visitabile nel circuito dei Giardini della Biennale. Inteso dai curatori in una pluralità di significati, fra cui quelli di suolo, territorio, pianeta, casa comune, memoria e futuro, l’elemento terra invade anche fisicamente le sale espositive. Una modalità per ridurre le distanza con i territori indigeni del Brasile, dei quali viene presentata una versione più stratificata e complessa rispetto alle narrazioni canoniche. Un esempio? Nella prima sezione a essere posta in discussione è l’origine della capitale Brasilia, costruita dopo che gli abitanti dell’area designata alla sua realizzazione erano stati rimossi e infine lasciati ai margini della sua struttura urbana di impronta modernista

3. Il Padiglione Lettonia alla Biennale Architettura 2023

Nella lunga successione dei padiglioni all’Arsenale, non passa inosservata la proposta sviluppata dalla Lettonia. E il motivo è facilmente intuibile. All’insegna del claim ‘Più idee, Più architettura, Più prodotti‘, questa partecipazione nazionale riproduce un luogo familiare a tutti, pop e democratico: un supermercato. Occhi ben aperti sui tradizionali scaffali, dove i 506 prodotti in vendita sono la diretta emanazione di altrettanti progetti presentato da singoli stati alle ultime dieci biennali di architettura di Venezia. A crearli, dandogli l’impressione di essere pronti per l’acquisto, è stata l’intelligenza artificiale.

4. Il progetto che ha vinto il Leone d’Argento


DAAR — Alessandro Petti and Sandi Hila, Ente di Decolonizzazione — Borgo Rizza. 18. Mostra Internazionale di Architettura – La Biennale di Venezia, The laboratory of the Future. Photo by: Andrea Avezzù. Courtesy: La Biennale di Venezia

Grazie al ‘loro impegno di lunga data teso a un profondo coinvolgimento politico con pratiche architettoniche e di apprendimento della decolonizzazione in Palestina e in Europa’, gli architetti Alessandro Petti e Sandi Hilal di DAAR hanno vinto Leone d’Oro per il miglior partecipante alla Biennale Architettura 2023. Dal titolo Ente di Decolonizzazione — Borgo Rizza e allestito all’Arsenale, il loro progetto si misura criticamente con il patrimonio architettonico ‘scomodo’ dell’architettura coloniale fascista. Il caso preso in esame è quello di insediamento rurale in provincia di Siracusa, costruito nel 1940 dall’Ente di Colonizzazione del Latifondo Siciliano (ECLS): nell’installazione in mostra viene riprodotta, in scala e scomposta in moduli polifunzionali, proprio la facciata dell’edificio principale del borgo.

5. Il Padiglione Uzbekistan alla Biennale Architettura 2023

Curata dallo studio di architettura Studio KO, la partecipazione della Repubblica dell’Uzbekistan alla Biennale Architettura 2023 è, probabilmente, fra le più riuscite. Intitolato Unbuild Together: Archaism vs. Modernity, il padigione nazionale si concentra sulle antiche fortezze della regione di Karakalpakstan, patrimonio della civiltà di Khorezm, le cosiddette Qalas. I visitatori hanno la possibilità di esplorarne una riproduzione a grandezza naturale, comprendendo la centralità del suo elemento costitutivo essenziale: il mattone, fondamentale nell’architettura (non solo) uzbeka. All’interno di un percorso in penombra, oltre a una serie di approfondimenti e studi condotti anche nelle università locali, emergono i preziosi mattoni smaltati realizzati dall’artista e maestro ceramista uzbeko Abdulvahid Bukhoriy. Si tratta uno dei pochi artigiani ancora capaci di insegnare la tecnica di lavorazione ceramica Blue Bukhara.