Non solo Milano: il Bosco Verticale diventa un “modello” globale
(c) Boeri Studio, Vertical Forest. Ph.Dimitar Harizanov Vertical Forest from Diamond tower

Non solo Milano: il Bosco Verticale diventa un “modello” globale

di Digital Team

Nell’architettura contemporanea (non solo) italiana esiste un “prima” e un “dopo” il Bosco Verticale di Milano. Considerato il prototipo dell’ “architettura della biodiversità”, il complesso milanese rappresenta il punto di partenza per lo sviluppo di interventi analoghi nel mondo progettati dallo studio Stefano Boeri Architetti

La realizzazione del Bosco Verticale di Milano, su progetto dello studio di architettura guidato dall’architetto Stefano Boeri, costituisce un vero e proprio ‘caso-studio’ per l’architettura contemporanea. Non è azzardato accostargli la definizione di ‘edificio-manifesto’: rappresenta, infatti, il primo caso di complesso residenziale sviluppato in un’area urbana con l’intento dichiarato di ripristinare il legame fra uomo e natura, in un’ottica di inclusione della biodiversità. Il Bosco Verticale ha rivoluzionato la canonica composizione delle strutture a torre, concependo la presenza della vegetazione come risorsa attiva, i cui benefici in termini di assorbimento dell’anidride carbonica, produzione di ossigeno e riduzione dell’inquinamento acustico sono destinati a riflettersi sull’intera area di inserimento. Dopo questa peculiare esperienza di progettazione, è stato redatto il manifesto in nove punti che sintetizza il percorso di ricerca internazionale portato avanti dallo studio Stefano Boeri Architetti. Oltre a Milano, facciamo tappa in altre quattro città che hanno scelto di dotarsi di questo modello architettonico.

Il Bosco Verticale di Milano

(c)Boeri Studio, Vertical Forest, Milan. Ph.Paolo Rosselli
(c)Boeri Studio, Vertical Forest, Milan. Ph.Paolo Rosselli

Un’icona della nuova Milano, fra consensi e critiche; il risultato della visione non può antropocentrica della progettazione architettonica sviluppata da Boeri Studio (Stefano Boeri, Gianandrea Barreca, Giovanni La Varra); un complesso residenziale che ha contribuito a riaccendere il dibattito sulle traiettorie che attraversano l’architettura contemporanea italiana, divenendo argomento di confronto oltre la ristretta cerchia degli addetti al settore. Sviluppato a partire dal 2007 e ultimato nel 2014, iBosco Verticale di Milano costituisce il primo esemplare al mondo di ‘casa per alberi che ospita anche umani e volatili‘. Si tratta infatti di un complesso con funzione residenziale che adotta soluzioni e strategie in grado di consentire la crescita della vegetazione in altezza, ovvero nei 112 e 80 metri delle due torri che lo costituiscono. Ciascuna risulta caratterizzata dalla presenza di grandi balconi, con uno sbalzo di circa tre metri, dotati di vasche perimetrali in cui gli alberi possono svilupparsi, occupando fino a tre piani dell’edificio. A formare l’identità vegetale del Bosco Verticale milanese sono 800 alberi, di varie essenze e dimensioni, 15.000 piante perenni e 5.000 arbusti. Nei suoi primi otto anni di vita, il complesso è stato premiato con l’International Highrise Award del Deutschen Architekturmuseums di Francoforte (2014) e il CTBUH Award come miglior edificio alto del mondo, del Council for Tall Building e Urban Habitat dell’IIT di Chicago (2015). E, cosa non da poco per un’architettura realizzata in Italia nell’ultimo decennio, è entrato a pieno titolo nell’immaginario collettivo.

Il Bosco Verticale in social housing di Eindhoven

Stefano Boeri Architetti, Trudo Tower Eindhoven.
Credits Paolo Rosselli

Diciannove piani, 70 metri di altezza, 135 alberi, 10mila arbusti, 125 appartamenti resi disponibili sul mercato a canoni calmierati: sono questi alcuni dei numeri che identificano la Trudo Vertical Forest, il primo Bosco Verticale di social housing al mondo. Realizzato fra il 2017 e il 2021 e già in larga parte abitato, l’edificio è stato costruito a Eindhoven, in Olanda. Nel caso specifico, oltre all’idea di rendere possibile una forma di co-abitazione fra gli esseri umani e le altre specie viventi (piante, insetti, uccelli), l’obiettivo perseguito era scardinare l’idea che la tipologia del Bosco Verticale fosse applicabile solo in interventi residenziali di fascia alta. Per garantire l’accessibilità economica, divenuta così un ‘principio guida’ della progettazione, gli architetti sono ricorsi ‘all’utilizzo della prefabbricazione, alla razionalizzazione di alcune soluzioni tecniche di facciata e quindi all’ottimizzazione delle risorse‘, come sottolineato da Francesca Cesa Bianchi, architetto, partner e direttrice del progetto presso Stefano Boeri Architetti. Nella Trudo Vertical Forest, infine, si è rinnovata la collaborazione con lo Studio Laura Gatti, diretto dall’agronomo Laura Gatti, che aveva già curato la progettazione vegetale per il Bosco Verticale di Milano. Oltre agli alberi, nella quattro facciate della torre olandese verranno progressivamente messi a dimora circa 5.200 tra arbusti e piante di più piccolo taglio.

Il primo Bosco Verticale cinese

Stefano Boeri Architetti Easyhome Huanggang Vertical Forest City Complex
Photo RAW VISION studio

Terzo Bosco Verticale costruito e abitato nel mondo, l’Easyhome Huanggang Vertical Forest City Complex si trova nella città cinese di Huanggang, nella provincia di Hubei; a formarlo sono cinque torri, due delle quali destinate alla funzione residenziale con un’altezza pari a 80 metri. Il progetto, affidato allo studio Stefano Boeri Architetti China, presenta alcuni elementi compositivi peculiari, che lo rendono il primo esemplare di una nuova tipologia architettonica, in coerenza con il modello milanese. A ‘ritmare’ le facciate sono ‘volumi estrusi che si inseriscono tra gli alberi’, come sottolineato da Pietro Chiodi, Project Director di Stefano Boeri Architetti China: nei prospetti si alternano infatti balconi aperti e chiusi, lasciando margini in altezza per il naturale sviluppo di alberi e arbusti piantumati. Si tratta di una soluzione di facciata che ‘ci ha permesso di valorizzare al massimo il rapporto con gli alberi e il verde, presente sia nei balconi che nei bow-window. Gli abitanti delle torri hanno così la possibilità di vivere lo spazio domestico e il panorama urbano da una prospettiva diversa, godendo di una inedita prossimità con la natura vivente”, ha indicato l’architetto Stefano Boeri. Complessivamente inteso, l’intervento insiste su un’area di 4,54 ettari; oltre alle abitazioni, fornirà alla città hotel e spazi commerciali. Nella progettazione del verde (alberi, arbusti, rampicanti e piante perenni) sono state privilegiate le essenze vegetali locali, fra cui il Ginkgo biloba. Annualmente si stima che l’assorbimento di CO2  sarà pari 22 tonnellate, mentre la produzione di O2 raggiungerà le 11 tonnellate.

Il Bosco Verticale di Losanna

(c) Stefano Boeri Architetti, Torre dei Cedri Lausanne
(c) Stefano Boeri Architetti, Torre dei Cedri Lausanne

La storia della Torre dei Cedri, com’è denominato il ‘Bosco Verticale’ attualmente in costruzione a Losanna, prende avvio nel 2015. Risale infatti a sette anni fa l’aggiudicazione da parte dello studio Stefano Boeri Architetti del concorso internazionale per la realizzazione di una torre a destinazione prevalentemente residenziale per la località di Chavannes-Près-Renens, nei pressi della nota città svizzera. Con un’altezza di 117 metri e uno sviluppo planimetrico di 52 x 15,5 metri, una volta ultimato l’edificio accoglierà 195 abitazioni (eterogenee per metratura e distruzione interna), uffici e spazi per attività collettive, inclusi una palestra e un ristorante. A contraddistingue i suoi 36 piani fuoriterra saranno le specie vegetali che, negli intenti dei progettisti, contribuiranno in maniera determinante a rendere la struttura un ‘simbolo vivente‘ in un contesto paesaggistico impreziosito dal Lago Lemano. Oltre agli 80 grandi alberi appartenenti a tre diverse tipologie di cedri, a comporre i circa 3000 metri quadrati di verde saranno arbusti e piante, diversi per taglio e specie. Completano il piano, la costruzione di un centro commerciale di 5.000 metri quadrati e gli spazi pubblici associati all’area di intervento.

Il Bosco Verticale di Nanjing

(c) Stefano Boeri Architetti, Nanjing Vertical Forest China
(c) Stefano Boeri Architetti, Nanjing Vertical Forest China

Con il progetto della Nanjing Vertical Forest lo studio guidato da Stefano Boeri ha avviato il primo percorso di progettazione legato al Bosco Verticale di Milano nel continente asiatico, nel 2016. Attualmente in progress, l’intervento si compone di due torri. La prima raggiungerà un’altezza di 200 metri e sarà sormontata da una ‘lanterna verde’: nei suoi 56mila metri quadrati, troveranno posto uffici (dall’ottavo al trentacinquesimo piano), un museo, una green architecture school e un rooftop club privato. Alta 108 metri, con una superficie di poco superiore a 23mila mq, la seconda torre sarà occupata da uno Hyatt hotel, con 305 camere (da 35 mq a 150 mq) e una piscina all’ultimo piano. Il complesso sarà dotato di un podio destinato ad attività commerciali, ricreative, educative ed espositive, che nello stesso tempo agirà da ‘elemento di connessione’ con gli spazi privati nei livelli superiori. La componente vegetale, pari a 4500 mq, occuperà balconi e vasche verdi; ad ‘abitare’ le torri saranno 600 alberi di grandi dimensioni, 200 alberi di taglio medio e oltre 2.500 arbusti e piante a caduta. Da questa foresta verticale è attesa una riduzione delle emissioni di COdi circa 18 tonnellate e una produzione annuale di 16,5 tonnellate di ossigeno.