I tredici anni di formazione della fotografa esposti a Los Angeles

Annie Leibovitz compra la sua prima macchina fotografica nel 1968, fresca dei suoi studi come pittrice al San Francisco Art Institute. La acquista in un viaggio con la famiglia e ne resta letteralmente folgorata. Si iscrive subito a corsi intensivi di fotografia, quindi si cuce addosso un programma di studio in Israele dove vive per qualche mese in kibbutz per poi viaggiare in Europa. A Parigi si confronta inevitabilmente con Henri Cartier Bresson che insieme a Robert Frank erano, in quegli anni, veri e propri idoli: i loro reportage rappresentavano i modelli estetici di riferimento.

Annie comincia a guardare il mondo attraverso la sua macchina fotografica e documenta le proteste contro la guerra. Nel 1970, dietro suggerimento di un amico, mostra proprio quei lavori al direttore della rivista Rolling Stone. Viene immediatamente messa alla prova ancora studentessa. Nel 1972 è stata tra le pochissime donne fotografe a raccontare le elezioni presidenziali. Pochi anni dopo era nella factory di Andy Warhol, quindi insieme ai giornalisti Hunter S. Thompson e Tom Wolfe, due firme mitiche della rivista, mette a punto gli scatti per i loro articoli, capaci di raccontare in maniera immaginifica quegli anni, tra politica interna, spettacoli, esteri e fatti importanti della vita quotidiana. 

Il resto è storia: a rendere Annie Leibovitz la ritrattista che è oggi sono stati proprio gli anni di Rolling Stone. E la mostra Annie Leibovitz The Early Years, 1970 – 1983: Archive Project No. 1 li racconta attraverso una carrellata di scatti davvero iconici. Si incontrano Allen Ginsberg, John Lennon e Yoko Ono, Danny Seymour and Robert Frank, Bianca Jagger, Ahmet Ertegun, Lord Hesketh, and Earl McGrath, Andy Warhol, Lee Radziwill, Truman Capote, and Vincent Fremont, Salvador Dali, George Lucas, Francis Ford Coppola, Ray Charles, Truman Capote, Bob Dylan, Roman Polanski… La lista è lunghissima.

Da vedere, alla galleria Hauser & Wirth Los Angeles, fino al 14 aprile