Ritratto dell’attivista 15enne svedese che ha scosso la coscienza del mondo

Ho imparato che non si è troppo piccoli per fare la differenza» ha dichiarato la giovanissima Greta Thunberg, ancora 15enne, dal palco della Cop24, la Conferenza sul cambiamento climatico organizzata dalle Nazioni Unite a Katowice, in Polonia nel dicembre scorso. Partecipava in qualità di portavoce del movimento giovanile mondiale per il clima o, forse, in qualità di combattente coraggiosa.

Perché lei la differenza ha imparato a farla davvero. In un suo intervento alla Ted Conference racconta il suo passato di 11enne caduta in depressione con una diagnosi di sindrome di Asperger e mutismo selettivo («Significa», dichiara lei, «che parlavo solo quando ritenevo strettamente necessario farlo») dovuto alla mancanza di speranza per questo pianeta. Poi, la svolta e l’uscita da quel profondo disagio: agire. Fare la differenza.

Così sceglie di saltare scuola ogni venerdì per protestare davanti al Riksdag di Stoccolma e di impegnarsi a fondo nelle questioni ambientali. Nel giro di poco tempo diventa un leader mondiale, i social parlano solo di lei e manifestazioni studentesche sfilano nelle città di tutto il mondo per parlare agli adulti, puntando il dito contro l’indifferenza dei potenti.

Ma lei, ancora una volta, fa la differenza: «A me non importa essere popolare – ha dichiarato – Mi interessa la giustizia climatica e salvare il pianeta. La nostra civiltà viene sacrificata per l’opportunità ad un numero molto piccolo di persone di continuare a fare enormi somme di denaro. La nostra biosfera viene sacrificata in modo che le persone ricche di paesi come il mio possano vivere nel lusso».

Così si arriva alla Cop24, dove lascia tutti a bocca a perta. Le sue parole vanno dritto al cuore, anzi alla coscienza di tutti gli uomini del pianeta. Il suo intervento porta infatti a una riflessione profonda sul futuro possibile e sull’impegno che ci viene richiesto oggi. A cominciare da questo pensiero, tanto semplice quanto rivoluzionario: «La gente ci dice sempre che spera che i giovani salveranno il pianeta. Ma questo non accadrà. Semplicemente perché non c’è abbastanza tempo per aspettare che noi cresciamo e andiamo al potere. Sappiamo che molti politici non vogliono parlare con noi. Bene, neanche noi lo vogliamo. Noi vogliamo parlare con gli scienziati e vogliamo che ci ascoltino».

Il problema è il futuro, quello prossimo: «Nel 2078 celebrerò il mio 75esimo compleanno. Se avrò figli, forse passeranno quel giorno con me. Forse mi chiederanno di voi. Forse chiederanno perché non avete fatto niente quando c’era ancora il tempo per agire. Dite di amare i vostri figli più di ogni altra cosa, invece rubate il loro futuro proprio davanti ai loro occhi».