Una donna rivoluzionaria si racconta attraverso una mostra dedicata agli anni ’60 vissuti nella capitale del Regno Unito

Aveva solo 16 anni quando decise di andarsene da casa per trasferirsi a Londra. Viveva a Blackheat, un sobborgo londinese, con i genitori, due professori universitari che si erano immaginati per lei un tranquillo futuro da insegnante. Ma lei, Mary Quant, aveva uno spirito ribelle, decisamente creativo e rivoluzionario.

E in effetti, farà grandi cose. A cominciare da subito: lascia la casa dei genitori, si trasferisce a Londra e conosce presto Alexander Plunket Greene, nientemeno che il nipote di Bertrand Russell, ma soprattutto anima gemella di Mary: condividono un fortissimo desiderio di libertà e anticonformismo. Mangiano quando hanno i soldi, viaggiano come possono e si vestono come vogliono, nel caso di lei soprattutto con gonne corte e stivaletti.

In occasione del suo 21esimo compleanno, Alexander eredita dei soldi e la copia decide di comprare una casa. A Kings Road trovano il loro regno: nello scantinato aprono un ristorante, al primo piano la boutique di Mary e sopra la loro abitazione. Da quel momento la loro vita è costellata di successi. Il negozio di Mary, il Bazaar, diventa immediatamente un luogo di culto: i giovani, desiderosi di spogliarsi del conformismo in cui erano imbrigliati da generazioni, trovano in quel luogo esattamente ciò che desiderano. Ma presto attrae anche gli altri londinesi, Regina inclusa: nel 1966 le consegna l’onorificenza di Cavaliere della Corona Britannica, la stessa che l’anno precedente era stata assegnata ai Beatles.

Già, certo, la musica: i Beatles erano naturalmente la colonna sonora per eccellenza. Il design la passione di Mary e la minigonna la sua più celebre creazione. Ma anche gli impermeabili in PVC e altre invenzioni super pop che poi hanno influenzato lo stile e la creatività successivi.

Questa e altre storie del gruppo dei creativi di Chelsea sono in mostra nella bellissima esposizione Swinging London. A Lifestyle Revolution, in corso al Fashion and Textile Museum di Londra, fino al 2 giugno 2019.