La cantante spagnola inaugura la nuova stagione scaligera nell’Attila, l’opera di Verdi, diretta da Riccardo Chailly

A leggere la sua storia ci si commuove. Perché tra le righe è facile immaginare gli occhi brillanti di Saioa Hernandez illuminarsi dietro ogni parola. Luccicare, forse, per la creatività che ha contraddistinto ogni sua scelta. Finito il liceo voleva indossare i panni da ufficiale di aviazione e si era iscritta alla facoltà di giurisprudenza per coronare quel sogno, poi la prima deviazione: convento.

In un attimo è una novizia, grazie all’incontro con un ragazzo scout che le fa scoprire la sua forte spiritualità, benché lei si dichiarasse atea: ‘La religione mi interessava solo a livello filosofico’ ha confessato in una recente intervista. Ma invece sceglie di vivere e pragare con le altre suore, per poi capire, poco meno di due anni dopo, che la spiritualità si poteva coltivare anche fuori dalle mura del convento. Ma è a quel luogo che deve la vera svolta. La seconda (decisiva) deviazione: cantare.

Naturalmente, lo ha sempre fatto. Cantava canzoni pop a casa, poi nel coro dell’Università, quindi i canti religiosi in convento. E tutti a dirle che aveva una bella voce, da coltivare. Ma lei, timidissima, coltivava solo il terrore di esporsi e di salire su un palcoscenico. Beh, stando alle sue dichiarazioni, sono state proprio le suore a incoraggiarla: la voce è un meraviglioso dono di Dio, di cui essere fiera. Et voilà: esce dal convento, torna a cantare nel coro dell’Università, fa un tour in Italia, incontra l’amore della sua vita, il tenore Francesco Galasso, studia con i migliori insegnanti possibili. Quindi, il presente. Anzi, la terza deviazione: il Teatro alla Scala.

Odabella, vestita di velluto verde e serpi dorate, è l’assassina di Attila, suo sposo ma anche lo sterminatore della famiglia di lei, che sceglie di vendicare con una pugnalata. Con questo ruolo Saioa Hernandez debutta alla Scala il 7 dicembre, con  Attila, opera giovanile di Giuseppe Verdi diretta da Riccardo Chailly. Che è stato anche l’artefice di tutto ciò: ha chiesto di sentirla, l’ha ascoltata al provino e, finita l’esecuzione di Santo di patria, la prima aria di Odabella, le ha detto: ‘Il 7 dicembre la facciamo insieme. Grazie’.