Iconografia e stili in un libro

Si intitola Separate Cinema. The first 100 years of black poster art il meraviglioso volume in uscita per Reel Art Press che racconta la storia dell’iconografia afro in un secolo di storia. Un libro candidato ad entrare nella lista dei fondamentali per conoscere la storia. Non solo quella dell’arte, neppure quella del cinema o della musica. La storia con la S maiuscola. Perché attraverso questa raccolta di poster si compone un puzzle sulla percezione che la collettività ha avuto e ha tutt’oggi della cultura afro. Perché l’industria cinematografica black ha proposto e interpretato un sentire, una condizione, uno stile di vita come guardandosi allo specchio. Specchio di un’esclusione, bandiera di integrazione, racconto di un passato orribile, proposta di stile, manifesto di unicità espressiva… Insomma, la storia di una cultura e del suo rapporto con quella dominante, mainstream, attraverso il modo che, nel corso di cento anni, ha voluto parlare di sé.

Si racconta dei primi poster del 1910, dei film anni 70, delle reinterpretazioni di Quentin Tarantino (e naturalmente di Pam Grier, nei panni di Mrs Brown, prima Foxy e poi Jackie) . Di tip tap, di jazz, di boxe, di Black Panther e di schiavitù. Con un occhio verso il futuro, per cercare di capire come si declineranno i cento anni a venire.

Ecco di cosa parla questo libro, attraverso la riproduzione di manifesti meravigliosi, ma anche di parole: la storia di attori, registi e produttori viene narrata in ordine cronologico da John Duke Kish, autore del volume, che affida poi la conclusione niente meno che a Spike Lee. Grande collezionista di manifesti e locandine, (possiede quasi tutti quelli riprodotti nel volume) sottolinea: ‘Questi manifesti raccontano al mondo quel dualismo di cui scrisse W.E.B. Dubois: We are black and we are american’.

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John Duke Kish, Separate Cinema. The first 100 years of black poster art, Reel Arte Press