Dedicate a chi vuole evadere: l’arte di esplorare nuovi mondi.

Lasciarsi meravigliare. Sarà questo l’imperativo del mese di luglio. E per farlo, basterà fare un salto al Museo di Capodimonte di Napoli, per immergersi nelle preziose Wunderkammer dell’artista belga Jan Fabre, oppure a Bologna, per scoprire le installazioni site-specific concepite da Christian Boltanski, o ancora, al PAC di Milano, per approfondire i nuovi linguaggi dell’arte contemporanea africana. Prosegue l’appuntamento di Icon con le mostre da non perdere del mese.

Milano. Africa. Raccontare un mondo.
Con la mostra Africa, Raccontare un mondo. il PAC di Milano apre uno squarcio sulla sfaccettatissima scena artistica africana restituendone una panoramica tanto amara quanto colorata. A essere analizzato è il diverso utilizzo dell’arte in Africa, che si tratti di uno strumento di denuncia sociale, di introspezione o di espressione creativa e culturale. Suddivisa in quattro sezioni – Dopo l’Indipendenza, l’Introspezione Identitaria, la Generazione Africa e il Corpo e le Politiche della Distanza – la mostra si snoda attraverso le diverse correnti che hanno interessato l’arte africana (o meglio, subsahariana) dagli anni 80 a oggi. Particolarmente interessante è il percorso audio-video situato al piano superiore, con 9 artiste a raccontare il ruolo del corpo femminile nell’arte africana. Accompagna la mostra un’installazione site specific dell’artista Anne Historical presso Edicola Radetzky, che smaschera i pregiudizi razziali e culturali della medicina occidentale.

Milano, PAC Padiglione d’Arte Contemporanea, fino al 11 settembre 2017

Bologna. Anime. Di luogo in luogo.
Una mostra diffusa, che trascende i confini museali per aprirsi all’intera città. Bologna rende omaggio al mito – l’artista francese Christian Boltanski – con una serie di eventi dedicati al suo poliedrico talento. Ed è così che il museo MAMbo ospiterà fino al 12 novembre un’antologica delle sue opere, mentre l’ex bunker polveriera nel Giardino Lunetta Gamberini e l’ex parcheggio Giuriolo saranno il palcoscenico di un intervento site-specific e del progetto di arte diffusa Take me (I’m yours). Chi crede però che si celebri solo la carriera dell’artista francese si sbaglia. Perché a fare da co-protagonista è la stessa Bologna, con la sua storia e le sue tragedie. Come quella di Ustica, a cui Boltanski dedicò nel 2007 l’opera A proposito di Ustica, o quella custodita dal Sacrario della Resistenza di piazza Nettuno, dove furono collocate le fotografie dei partigiani fucilati, e che ispira oggi l’opera Billboards. Cinque sguardi selezionati proprio da quelle immagini vengono riprodotti su alcuni cartelloni pubblicitari in giro per Bologna. Un progetto che unisce arte, storia e trasformazioni urbane.

Bologna, MAMbo e varie location, fino al 12 novembre 2017

Roma. Kenny Dunkan – Fetish!
Gli hanno dato, letteralmente, carta bianca. E lui ha materializzato la sua concezione di fetish in oggetti-feticcio apparentemente senza senso. Con la tecnica del collage, ma anche con la scultura, l’installazione e la fotografia. Il progetto Carta Bianca dello Spazio Nuovo, nato in collaborazione con l’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici, presenta il giovane artista Kenny Dunkan. Classe 1988 e originario dal Guadalupa, parte dal significato originario della parola fetish, associata da alcune popolazioni africane agli oggetti di culto, per dare vita a creature in cui convivono simbologie erotiche e totemiche. Le sue opere uniscono artigianalità, arte e design. Il tutto, con un tocco di sana ironia pop.

Roma, Galleria Spazio Nuovo Contemporary Art, fino al 25 luglio

Bolzano. Juliús Koller – One Man Anti Show
Scomodo, radicale, scettico. Talmente scettico da diventare famoso per il punto interrogativo, simbolo ricorrente in tante sue opere. Era così Július Koller, artista slovacco tra i più influenti del blocco sovietico, un anti- tutto (Anti-happening, Anti-bildern). Essere “contro” era il suo motto: stretto tra due mondi, metteva in discussione sia l’arte governativa comunista sia la scena artistica occidentale, irrigidita da troppe convenzioni. Colpito profondamente dalle repressioni della Primavera di Praga, si fece promotore di un’arte partecipata, libera, attraverso il progetto U.F.O. (Universal-cultural Futurogical Operations). Le sue fotografie di oggetti non identificati spingevano a dubitare dei valori culturali stabiliti dal regime, trovando nell’immaginazione la via di fuga dall’alienazione. Una delle figure più ribelli dell’arte est europea. Da (ri)scoprire subito.

Bolzano, Museion, fino al 27 agosto 2017

Napoli. Jan Fabre. Naturalia e Mirabilia
Mondi lontani, fantastici, esotici. Sono quelli evocati dalla mostra Naturalia e Mirabilia ospitata dal Museo di Capodimonte di Napoli. È qui che il celebre artista belga Jan Fabre presenta due suoi nuovi lavori, entrambi ricoperti di preziosi gusci di scarabeo: la spada in acciaio Spanish Sword (Knight of modesty), che ricorda le armature cinquecentesche, e l’opera Railway Tracks to Death, realizzata con migliaia di ali di scarabeo, che riflette sulla storia coloniale belga. Ad accompagnare le due opere, una Wunderkammer composta da alcune teche contenenti oggetti e monili (mirabilia) e reperti faunistici (naturalia). Una “camera delle meraviglie” che ricrea un piccolo universo fatto di arte, manufatti e natura. La collezione si compone anche di 41 scarabei provenienti della Collezione Egizia del Museo Archeologico Nazionale di Napoli. La mostra si inserisce in un progetto più ampio, che prevede una serie di eventi dedicati all’artista belga, come la mostra My Only Nation is Imagination presso lo Studio Trisorio, sul rapporto tra arte e scienza, l’installazione L’uomo che misura le nuvole presso la terrazza del Museo Madre e l’anteprima dello spettacolo Belgian Rules/Belgium Rules al Napoli Teatro Festival.

Napoli, Museo di Capodimonte, fino al 22 ottobre 2017