Nuovi nomi, da non perdere di vista. Un’esposizione durante la fashion week milanese

Dalla saga delle Kardashian al fenomeno Justin Bibier, il mondo dei social media ha certamente cambiato molte cose nel modo in cui le informazioni circolano, vengono processate e selezionate. Per la giovane curatrice Micaela Flenda le piattaforme social sono state dirimenti nella scelta di un ristretto gruppi di fotografi – sette in tutto – che ritiene rappresentativi dell’evoluzione dei linguaggi nell’ambito della fotografia di moda e che ha riunito nella mostra This is me not being you.

Quel che è certo è che i nomi proposti sono – come si dice – “fresh on the market”: Felix Cooper, Dafy Hagai, Jai Odell, Winter Vandenbrink, Kiki Xue, Paolo Zerbini, Marie Zucker. Quel che poi appare dallo sguardo d’insieme è un’eterogeneità stilistica, funzionale più a veicolare un’identità che un’estetica, come se – ed era accaduto già negli Anni ’90 – la moda contasse un po’ meno dell’espressione personale. Ragione forse della freschezza di cui sembrano essere dotate le 35 fotografie in mostra.

D’altra parte, è nei periodi di crisi economica che si crea un humus ideale perché la creatività proliferi. Dalla recessione dei primi Anni ’90 emersero, tra gli altri, Juergen Teller, Glen Luchford e Terry Richardson. Allora, quando i social network ancora non esistevano, questi portavano avanti il loro discorso su testate via via sempre meno indipendenti. Ai nostri giorni siamo soliti decretare successi o sconfitte in un batter di ciglio. Ma cosa sarà del futuro dei sette giovani fotografi solo il tempo potrà dirlo.

 

This is me not being you

Superstudio 13

Via Forcella 13, Milano

23-25 febbraio