Adieu a Jean-Luc Godard, ribelle del cinema
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Adieu a Jean-Luc Godard, ribelle del cinema

di Digital Team

Regista rivoluzionario, tra i principali esponenti della Nouvelle Vague, è stato tutto e il contrario di tutto. «Uno sguardo di genio»

Rivoluzionario, provocatore, ingegno proteiforme, Jean-Luc Godard è morto all’età di 91 anni. Regista francese di origini svizzere dalle mille vite artistiche, è stato una figura chiave della Nouvelle Vague, il movimento che riscrisse il cinema alla fine degli anni ’50 e ’60, rompendo con il Neorealismo italiano e con la scia cupa della seconda guerra mondiale. Più degli altri Godard interpretò questa rottura con veemenza.

«Perdiamo un tesoro nazionale, uno sguardo di genio», ha twittato il presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron.

Jean-Luc Godard
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Jean-Luc Godard durante le riprese de “Il disprezzo” in Italia, 1963

Fino all’ultimo respiro il suo primo film e già capolavoro. Irrompe nel 1960 come svolta nel cinema, sovvertendo le regole tradizionali, con il suo eroe nero incarnato da Jean-Paul Belmondo, cinico e senza ideali, iconico con cappello in testa, sigaretta e occhiali da sole. Girato con cinepresa a mano, con una sceneggiatura esile da un soggetto di Truffaut, ha un montaggio scomposto, attori che guardano in camera rivolgendosi direttamente allo spettatore. È il manifesto della Nouvelle Vague, Orso d’argento per il miglior regista al Festival di Berlino.

Jean-Luc Godard e Jean-Paul Belmondo
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Jean-Luc Godard e Jean-Paul Belmondo sul set del film “Il bandito delle 11” (1965)

È l’inizio di una carriera prolifica in cui Jean-Luc Godard è stato tutto e il contrario di tutto, anche scenografo, montatore, critico cinematografico per i Cahiers du Cinéma, filosofo della settima arte. Ha destrutturato e ricomposto, politicizzato, filosofeggiato, rincorso la bellezza, ha riempito i suoi dialoghi di parole e poi li ha scarnificati.

Il suo secondo successo è Questa è la mia vita del 1962, con Anna Karina all’epoca sua consorte, vincitore del premio speciale della giuria alla Mostra di Venezia. E su questo solco ecco Il disprezzo (1963), adattamento del libro di Moravia con la coppia Brigitte Bardot e Michel Piccoli, uno dei maggiori trionfi commerciali di Godard.
Mescola fantascienza distopica e noir in Agente Lemmy Caution: missione Alphaville (1965), percorso da un gusto anarchico e ribelle, Orso d’oro al Festival di Berlino.

Jean-Luc Godard con Brigitte Bardot e Michel Piccoli
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Jean-Luc Godard con Brigitte Bardot e Michel Piccoli sul set de “Il disprezzo”

Nel 1971 il brutto incidente stradale che interruppe la produzione di Godard, fino ad allora frenetica e ricca, allontanandolo a lungo dai set. Gli anni ’80 portano in eredità film enigmatici o licenziosi, come il Leone d’Oro Prénom Carmen (1983), summa della ricerca estetica, e lo scandaloso Je vous salue, Marie (1985), che ebbe una una feroce reazione dei cattolici, formalmente un assemblaggio di citazioni, frasi ad effetto, brani musicali, riprese naturalistiche.

Recentemente aveva diretto il controverso Film Socialisme, che ha preceduto l’assegnazione nel 2010 di un Oscar alla carriera con questa motivazione: «For passion. For confrontation. For a new kind of cinema».
Il Festival di Cannes invece lo ha celebrato con il Premio della giuria per Adieu au langage – Addio al linguaggio (2014), film ostico e indefinibile in cui Godard si diverte a torturare lo spettatore.

Jean-Luc Godard, 1980
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Jean-Luc Godard, Parigi 1980

La Cineteca francese ha salutato Godard su Twitter con una delle sue vivaci citazioni: «Le cinéma n’est pas à l’abri du temps. Il est l’abri du temps. Jean-Luc Godard, 1930-2022». Il cinema non è al riparo dal tempo. È il riparo del tempo. Adieu a Jean-Luc Godard.