Arriva a Roma il lavoro di Hector Berlioz secondo il mondo visionario dell’ex regista dei Monty Python

Visionario e carnevalesco. Così è stato definito l'allestimento che Terry Gilliam, ex regista dei Monty Python, ha realizzato per la messa in scena del Benvenuto Cellini insieme a Leah Hausman. E in effetti le scene, fantastiche e decisamente cinematografiche, rimandano proprio a quell'universo.

O forse all'universo stesso del Cellini tratteggiato da Hector Berlioz, che scrive quest'opera in suo onore tra il 1834 e il 38. L'idea guida è quella romantica: Benvenuto è un bandito genio, affascinante quanto tormentato. Così l'opera, su libretto di Léon de Wailly e Henri Auguste Barbier, rappresenta il tormento e la crisi del suo protagonista, fino a raggiungere il grado assoluto di un simbolo, quello della creazione artistica. Vicino alla Sinfonia fantastica, scritta pochi anni prima dallo stesso compositore, anche qui il tema dell'artista genio viene trasformato in un problema estetico, da raccontare in forma di musica.

Ecco, la messa in scena affonda le proprie radici proprio in questo concetto, così fortemente berlioziano ed espresso meravigliosamente nella pagina dedicata al carnevale romano. Le vicende di Cellini sono state infatti trasposte da Firenze a Roma, proprio per il fascino che la città papale esercitava sul compositore francese, insieme ad altri adattamenti e invenzioni. Insomma, una vera opéra comique, con quella struttura più leggera e i dialoghi parlati. Il suo successo però arrivò tempo dopo, solo quando venne messa in scena a Weimar nel 1852 diretta da Liszt che però propose significative modifiche a Berlioz.

Dopo le tappe di Londra, Amsterdam e Barcellona, il Benvenuto ha debuttato il 22 marzo al teatro Costanzi di Roma, con John Osborn nel ruolo di Cellini, Nicola Ulivieri come Giacomo Balducci, Mariangela Sicilia al suo debutto romano nei panni di Teresa e Alessandro Luongo in quelli di Fieramosca. Repliche fino al 3 aprile.