C’mon C’mon, Joaquin Phoenix a scuola di paternità
Foto: Notorious Pictures

C’mon C’mon, Joaquin Phoenix a scuola di paternità

di Simona Santoni

Nel film presentato alla Festa del cinema di Roma indaga il rapporto tra bambini e adulti. In una sorta di apprendistato alla genitorialità: da un anno è padre del piccolo River, nome che omaggia il fratello morto a soli 23 anni

Lo sguardo malinconico e timidissimo di chi sembra portare sempre con sé, ammantato poco sotto, il ragazzino introverso e guardingo che è stato. Joaquin Phoenix, 46 anni (ne compirà 47 a breve, il 28 ottobre), da poco più di un anno papà, è lo specchio di un mare interiore in tumulto, che da qualche anno sembra aver trovato un po’ di pace accanto alla sua Rooney Mara.

Non ha accompagnato il suo film alla Festa del cinema di Roma, anche se è protagonista di una delle storie più tenere e intime della Selezione ufficiale, C’mon C’mon di Mike Mills (proiezione il 21 ottobre), road movie in bianco e nero che è un’ode al rapporto tra adulti e bambini, sulle tracce di Alice nelle città di Wim Wenders. Per Joaquin la lavorazione al film è stata una sorta di apprendistato alla paternità, arrivato proprio a pochi mesi dal diventare davvero padre, di River, nato nel settembre 2020 e così chiamato in onore del fratello maggiore morto, quel River Phoenix attore acclamato, bello e dannato, ucciso da un’overdose nel 1993 a soli 23 anni. Quella notte maledetta, mentre al club Viper Room di Johnny Depp si festeggiava Halloween, Joaquin gli era accanto: fu lui a chiamare il 911 del soccorso pubblico.

C'mon C'mon
Foto: Festa del cinema di Roma
Joaquin Phoenix e Woody Norman nel film “C’mon C’mon”

C’mon C’mon, che sarà distribuito nelle sale italiane da Notorious Pictures, è il racconto di un adulto che impara a trattare i bisogni, le preoccupazioni e le gioie di un bambino con pieno rispetto, comprendendo quanto siano diversi ma non inferiori a quelli di un adulto.
Tolti cerone bianco e risata tragica da Joker, Phoenix ora è un giornalista radiofonico molto preso da un progetto di lavoro che lo porta in giro per l’America a intervistare i bambini sul futuro incerto del nostro mondo. Quando sua sorella (Gaby Hoffmann) gli chiede di badare per un po’ a suo figlio di 8 anni (Woody Norman), mentre lei si occupa del padre del ragazzino che ha problemi mentali, si trova a legare con il nipote in una maniera che mai avrebbe previsto, portandolo con sé in un viaggio da Los Angeles a New York e New Orleans. Mentre solcano gli Stati Uniti, gli alti e bassi di questa odissea personale e pubblica si trasformano in una meditazione sull’amore, sulla genitorialità, sulla memoria e sull’andare avanti anche se non si ha idea di cosa accadrà.

Phoenix, guardando il suo giovanissimo compagno di set Woody, ha cercato di riportare a galla il suo sé bambino, quello che noi gli vediamo così spesso affacciarsi sulla soglia degli occhi fondi. «Cerco sempre di tornare al tipo di azioni che facevo da bambino, perché da bambino sei così libero, non impacciato e inconsapevole di avere un carattere ben definito. È stato bello sperimentarlo», ha detto l’attore statunitense, volto tormentato di tanti personaggi al limite, dal violento giustiziere dal cuore fanciullo di A Beautiful Day – You were never really here al mancato suicida sottoposto a cure psichiatriche di Two lovers, dal dissoluto e temibile imperatore Commodo de Il gladiatore al reduce di guerra iniziato a Scientology di The Master. Proprio in occasione della presentazione di The Master a Venezia, nel 2012, l’avevamo conosciuto come scontroso e indisponente in conferenza stampa, con sigaretta accesa e zero parole. Ma poi lo abbiamo riscoperto intimidito ma dolce e disponibile due anni fa, sempre al Lido, per il Joker che poi gli ha portato Golden Globe e Oscar: la cura dell’amore di Rooney Mara, conosciuta sul set del bellissimo Lei, era già in atto.

Joaquin Phoenix e Rooney Mara
Foto: Bim Film
Joaquin Phoenix e Rooney Mara nel film “Lei” (“Her”)

Per C’mon C’mon Phoenix ha trovato una sorta di bussola di autenticità nel piccolo Woody Norman, classe 2009: «Woody è stato una guida in tanti modi. Niente lo avrebbe mai destabilizzato», ha raccontato Phoenix. «Io… lo faccio da così tanto tempo che è facile rimanere bloccato negli schemi. Lui non commetteva errori». Tra i due si è creato un forte legame, come ha raccontato il regista sceneggiatore Mills, già apprezzato per Beginners (2010): «Si vede la loro vera relazione e vicinanza svilupparsi in tempo reale. Non era una finzione e ha portato a momenti in cui Woody ha improvvisamente messo la testa sullo stomaco di Joaquin a New Orleans. Non gli ho detto io di farlo. Erano completamente loro».

Phoenix, vegano da quando aveva 3 anni (anche se ha detto che non imporrà il veganesimo al figlio), è attento al futuro del pianeta, tanto che quando ritirò l’Oscar per Joker fece un severo discorso contro lo sfruttamento di animali e ambiente: «Credo che in C’mon C’mon ci sia qualcosa che porta all’idea che siamo tutti responsabili dei bambini, per quanto riguarda il mondo che lasciamo loro e le azioni che intraprendiamo, anche se non siamo genitori. C’è anche qualcosa di molto interessante nell’idea che prendendoci cura dei bambini, possiamo diventare più curiosi e aperti come persone».

Dal canto suo Woody, che di bambini se ne intende, ci dà ragione e ha fatto a Joaquin uno dei più bei complimenti: «Joaquin mi ha insegnato molto. Penso a Joaquin come a qualcuno della mia stessa età».

Joaquin Phoenix
Foto: Notorious Pictures
Joaquin Phoenix nel film “C’mon C’mon”