Oliver Stone, i 5 film imperdibili
Foto: Festa del cinema di Roma

Oliver Stone, i 5 film imperdibili

di Simona Santoni

75 anni compiuti da poco, regista amato o odiato per i suoi toni provocatori che vanno a indagare le colpe americane, alla Festa del cinema di Roma presenta un nuovo capitolo sull’assassinio di JFK

Mascella decisa e severa, come i suoi film. Amato o odiato, uno dei registi più controversi di Hollywood, Oliver Stone è tra i big più attesi della Festa del cinema di Roma, da dove continua a sviscerare colpe e intrighi della Storia a stelle strisce, da grande patriota e al contempo da miscredente antiamericano. Nella Capitale Oliver Stone presenta il nuovo documentario JFK: Through the Looking Glass sull’assassinio di John Fitzgerald Kennedy, in programma il 20 ottobre tra gli Eventi speciali. Svelato in anteprima mondiale al Festival di Cannes, in Italia sarà distribuito da I Wonder Pictures.

Trent’anni dopo il suo film JFK – Un caso ancora aperto (1991), il regista newyorchese ritorna sulla vicenda e racconta la sua verità, alla luce delle prove recentemente declassificate sull’omicidio del presidente statunitense, con voci narranti di Whoopi Goldberg e Donald Sutherland e contributi di esperti medici e balistici, storici e testimoni.

Attento a batter la lingua laddove il dente duole, Oliver Stone, nella sua illustre carriera da tre Oscar (uno come sceneggiatore di Fuga di mezzanotte di Alan Parker) e cinque Golden Globe, ha cercato di scoperchiare quanti più vasi scomodi. L’ultima volta, in forma narrativa e non doc, l’ha fatto con Snowden del 2016, inquadrando il Datagate che mise in imbarazzo il presidente Obama.

JFK: Through the Looking Glass
Foto: Festa del cinema di Roma
Il presidente Kennedy in un’immagine del film “JFK: Through the Looking Glass”

75 anni compiuti da poco, il 15 settembre, qui ripercorriamo i suoi 5 film imperdibili. Da vedere o rivedere per amare, o odiare, Oliver Stone.

Platoon (1986)

Ex soldato arruolatosi volontariamente e combattente nella guerra in Vietnam, Oliver Stone traspone le sue esperienze personali in Platoon, suo quarto film che gli valse la consacrazione, primo della trilogia sul Vietnam (proseguita con Nato il 4 luglio e Tra cielo e terra). Da regista e sceneggiatore, Stone racconta l’abbrutimento dei militari mandati a combattere, che nulla possono scegliere, e lo svanire degli ideali. Non risparmiando immagini di orrore implacabile.

Il suo sguardo è quello di Charlie Sheen, che interpreta un giovane americano che parte volontario in guerra perché non trova giusto che a combattere siano solo i poveri e i neri. Lì si trova tra due “fronti” interni, il brutale sergente Barnes (Tom Berenger), crudele con la gente del posto, e il più umano sergente Grodin (l’ottimo Willem Dafoe). Quella divisione intestina mette i soldati l’uno contro l’altro, come contro il nemico.

Quattro Oscar vinti: miglior film, regia, montaggio, sonoro.

Nato il quattro luglio (1989)

Tom Cruise, in una delle sue interpretazioni migliori, si trasforma da adolescente idealista dal viso pulito, che ripete «O ami l’America o te ne vai» e si arruola e parte per la guerra in Vietnam, ad attivista pacifista capellone. Anche qui Stone è sceneggiatore e regista, ma il suo sguardo è condiviso con quello di Ron Kovic, di cui Nato il quattro luglio narra la storia vera.

Kovic, arruolatosi nei Marines perché spinto dal suo dovere patriottico, in Vietnam uccide accidentalmente un commilitone, quindi rimane gravemente ferito e perde l’uso delle gambe. Tornato a casa, si sente abbandonato: invece di essere trattato da eroe, è dimenticato da tutti. E piano piano diventa un appassionato critico della guerra.

Due Oscar vinti: migliore regia e miglior montaggio.
Una dichiarazione patriottica anti-patriota che è l’essenza del cinema di Oliver Stone.

JFK: Through the Looking Glass
Foto: Festa del cinema di Roma
Il presidente Kennedy e sua moglie Jackie in un’immagine del film “JFK: Through the Looking Glass”

JFK – Un caso ancora aperto (1991)

Film inchiesta colossale di tre ore, dissemina dubbi e inquietudini, tenendo sul filo. Con un cast eccezionale: da Kevin Bacon a Tommy Lee Jones, da Joe Pesci a Gary Oldman, tutti capitanati da Kevin Costner nei panni del procuratore Jim Garrison di New Orleans che, insoddisfatto delle versioni accreditate sull’attentato di Dallas, riapre le indagini, trovando prove di una vasta cospirazione dietro l’assassinio di John Fitzgerald Kennedy.

Un’opera elettrica ed efficace che, al di là del trovarsi o meno in accordo con le conclusioni di Stone, accalappia con il suo potere persuasivo.

Due Oscar (a montaggio e fotografia). 

Wall Street (1987)

Figlio di agente di borsa a Wall Street, Oliver Stone non poteva non avventurarsi tra le trame ambigue del mondo della finanza. Inchiodando l’avidità dell’epoca in un atto di accusa sentito e personale contro il capitalismo senza scrupoli.

Nella Wall Street degli anni ’80, un giovane ambizioso agente di borsa (Charlie Sheen) diventa l’informatore di un inesorabile squalo della finanza (Michael Douglas). I due ottengono diversi successi, finché questa alleanza subdola non minaccia le finanze del padre del giovane (Martin Sheen).

Oscar come miglior attore a Douglas. 

Salvador (1986)

Forse per qualcuno a sorpresa, nel quintetto includiamo Salvador, opera terza di Stone, poco fruttifera al botteghino ma amata dalla critica.

Incapace di trovare lavoro negli States a causa della sua propensione all’alcol e alle droghe, un fotoreporter (James Woods) si reca in El Salvador con un amico (James Belushi) per fare un reportage sulla tremenda guerra civile in corso nel Paese. Inizialmente disinteressato alle sorti del conflitto, attento solo a sfruttarlo per denaro, finisce per rimanere sempre più coinvolto emotivamente, man mano che la violenza sale.

Dramma politico vivido, traccia già la rotta dei toni provocatori dei successivi progetti di Stone.