La lezione di Cyrano, che ha ancora molto da dirci
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La lezione di Cyrano, che ha ancora molto da dirci

di Andrea Giordano

Il nuovo film di Joe Wright, regista di Anna Karenina ed Espiazione, riporta sotto una luce moderna la figura di Cyrano de Bergerac

Un Cyrano schernito, considerato “scherzo della natura”, non per il naso stavolta, semmai per l’essere basso di statura, un nano, giganteggia ancora senza paura tra duelli e prove d’orgoglio, ed è capace di colpire gli avversari, infilzandoli all’occorrenza, affondando oltremodo con le parole d’amore. Un personaggio immortale, ispirato alla figura realmente esistita di Savinien Cyrano de Bergerac, filosofo, scrittore, e dalla commedia di Edmond Rostand, in grado grazie alla sue caratteristiche morali di compiere il salto temporale parlando oggi agli uomini, quanto alle donne. Superando il confine del tempo e delle generazioni, Cyrano, il cantore-spadaccino epico per eccellenza, cadetto di Guascogna, regala sensibilità nell’immaginario in cui è chiamato a difendere i propri ideali di libertà e valori, morali e non, e nel quale le melodie in versi vanno nella medesima direzione. Destinataria è Roxanne (la cugina), bellissima, ignara di quello che però lui prova nei suoi confronti, innamorata al contrario di un giovane Christian de Neuvillette, per cui lui stesso si impegna a scrivere (per lei) lettere meravigliose, soffrendo in silenzio. Fino all’epilogo, nel quale, ormai in debito d’amore e di vita, fa quello che deve, si rivela, finalmente pago.

Una storia di formazione ed evoluzione, che ora si ripete magicamente entrando in un nuovo livello di interpretazione, grazie al film (tra dialoghi e brani cantati, registrati live e gli abiti-gioiello di massimo Cantini Parrini) Cyrano, diretto da Joe Wright (regista di titoli come Orgoglio e Pregiudizio, Anna Karenina, Espiazione, L’ora più buia su Winston Churchill) presentato nella selezione ufficiale all’ultima Festa del Cinema di Roma. Una sfida (girata nel passato lockdown a Noto) da ascoltare e sentire, nella quale riflettere sull’epica d’avanguardia di un uomo mai passato di moda, e che invece ha dettato regole in questo senso. Ironico, impavido, e soprattutto moderno, Cyrano è una maschera chiamata a svelare da quando è nato uno dei grandi temi al maschile (e femminile), riguardo la difficoltà di esporsi, manifestando davvero la propria sfera emotiva, mettendo da parte i sentimenti in nome dell’orgoglio, pudore, che invece rappresenta la sua reale forza, oltre il pregiudizio, e le insicurezze di cui lui (molti di noi a dir la verità) soffrono. Parliamo del desiderio di (non) accettarsi, di inadeguatezza, e alla fine di consapevolezza di quello che abbiamo da dire, di ciò che possiamo fare, oltre la diversità, le insicurezze. Rivelare chi si è, e cosa proviamo, senza compromessi, senza paura di essere giudicati. Il Cyrano di Joe Wright esplora, osa, senza paragonarsi a a quello del 1991 con Gérard Depardieu, o alla pellicola di Michael Gordon con Josè Ferrer, vincitore della statuetta nell’omonima pellicola (anno 1950), da quello di Vincent Pérez, ma proprio per quel suo profondo approccio alla contaminazione che non smette di alimentare idee, raccontando l’importanza soprattutto delle connessioni umane, in un momento in cui forse se n’è perso il valore. 

Peter Dinklage, l’ex Tyrion Lannister de Il Trono di Spade, coglie la perfezione di un oracolo cinematografico, già affrontato a teatro proprio con l’attrice protagonista, Hailey Bennett, e lo fa suo fino all’ultima battuta, strofa, e del quale esprime tutta la grandezza simbolica, scenica e interpretativa, al punto da meriterare l’Oscar. Cyrano universale, dunque, identifica chi si sente diverso, incerto, riguardo alle proprie vere potenzialità, bisognoso di essere amato, di chi non vuole più nascondersi dietro ad altro, ma si apre al coraggio delle parole. E delle azioni.