Collaborazioni memorabili: quando la moda incontra l’arte
Anna Uddenberg x Balenciaga

Collaborazioni memorabili: quando la moda incontra l’arte

di Elena Bordignon

Dalle collaborazioni storiche come quella tra Dalì e Schiapparelli, risalente a quasi un secolo fa, per arrivare ad oggi con le preziose collaborazioni tra le grandi maison come Vuitton, McQueen e Prada ed altri grandi artisti come Murakami, Hirst e Kusama

Libera da ogni restrizione e vincoli una, pressata dalle leggi di mercato l’altra: arte e moda da sempre si fanno l’occhiolino per cercare ispirazione. Gli stilisti si sono rivolti all’arte per infondere nelle loro creazioni l’estro della libertà artistica, dando il via a collaborazioni a volte memorabili. Se prendiamo come regola ‘sacrosanta’ quella “del tre per cento” stabilita dal geniale Virgil Abloh – ossia che, prendendo ispirazione da Marcel Duchamp, basta sovvertire leggermente qualsiasi ready-made, per renderlo qualcosa di nuovo – possiamo ripercorrere la storia delle collaborazioni per evidenziare come creativi provenienti da ambiti diversi possano dar vita a creazioni il cui risultato non può che essere un cambio di paradigma. Abbiamo selezionato alcune tra le più iconiche collaborazioni.

Iniziamo con un abito da sera in organza con aragosta dipinta: è una delle prime collaborazioni tra un artista e una stilista. Progettato da Elsa Schiapparelli e Salvador Dalì, questo elegante abito è il risultato dell’incontro tra due menti rivoluzionarie che nei rispettivi ambiti hanno rivoluzionato stili e linguaggi. Questa creazione – fusione di surrealismo e altissime capacità sartoriali – è stata indossata da Wallis Simpson per un servizio su Vogue del 1937 e da allora è considerato uno dei capi più iconici di quell’epoca. Sempre nel decennio degli anni ’30, Schiapparelli ha collaborato anche con altri artisti, tra cui Jean Cocteau, Vertes, Van Dongen e con fotografi come Hoyningen Huene, Horst, Cecil Beaton e Man Ray.


Savatdor Dalì – Elsa Schiapparelli © Philadelphia Museum of Art / Abito da sera in seta 1937

Un’altra fruttuosa collaborazione è stata quella tra il coreografo americano Merce Cunningham e la direttrice creativa di Comme des Garçons, Rei Kawakubo. Il coreografo, innovatore e sempre alla ricerca di nuovi linguaggi, ha compiuto significative ricerche in stretto contatto con John Cage, Jasper Johns, Robert Rauschemberg e Andy Warhol a partire dagli anni ’60. Cunningham ha collaborato con Kawakubo nel 1997 per creare i costumi e le coreografie per Scenario. Le ironiche creazioni della stilista giocano con l’idea di distorsione del corpo, con gobbe e grandi protesi che deformano gli arti. Traendo ispirazione da Cunningham, nel 1997 Kawakubo ha creato la memorabile collezione E/P “Body Meets Dress, Dress Meets Body”. 
Tra le più fruttuose e lungimiranti collaborazioni tra moda e arte, è da citare quella tra Louis Vuitton e Takashi Murakami. Il mandato di Marc Jacobs come direttore creativo presso LV (1997–2014) ha stabilito un punto di riferimento per le collaborazioni artistiche nell’ambito della moda di lusso. . Nel 2003 Jacobs ha collaborato con l’artista giapponese superstar Takashi Murakami alla collezione di grande successo Monogram Multicolor di pelletteria di lusso. Jacobs chiese a Murakami di reinterpretare la famosa stampa del monogramma per dare nuova vita ai pezzi storici della casa. La collezione ha debuttato nel 2003 ed è stata fin da subito un successo tanto da scatenare una ‘logomania’, la cui lunga ombra definisce ancora oggi la moda. 

Risale a pochi mesi fa un’altra storica collaborazione della maison francese. Nel 2023, Vuitton ha collaborato con l’artista giapponese Yayoi Kusama a una collezione che presentava le sue tipiche stampe a pois e che comprendeva borse, sciarpe e altri accessori, oltre a un’installazione in edizione limitata “Infinity Mirror Room” presso il flagship store di Louis Vuitton a New York City. La collaborazione è stata un enorme successo e ha reintrodotto Kusama a un’intera nuova generazione di amanti dell’arte e della moda.
Ragni, farfalle, falene e insetti di ogni forma e specie che ‘muovendosi’ tra seta, cashmere e chiffon formano, in un caleidoscopico gioco di colori, un teschio, forma tra le più utilizzate dall’artista inglese Damien Hirst. Per una memorabile capsule collection del 2003 Alexander McQueen ha collaborato con la star dell’arte contemporanea britannica per dar vita a quella che è diventata un classico della maison McQueen: la skull scarf, 30 foulard in limited edition ispirata alla serie Entomology.
Sono passati oltre 10 anni, ma quella collaborazione, per i fashion addicted, resta memorabile. Per il suo debutto come direttore creativo di Dior women , nel 2012 il designer belga Raf Simons ha creato un abito stampato con un dipinto dell’artista Sterling Ruby. Questa collaborazione ha segnato la prima di molte altre a venire ed è stata anche la scintilla che ha avuto come esito il documentario Dior and I (2014), che ha catturato con rara sensibilità l’incontro tra le atmosfere post-punk di Simons e le raffinate maestranze sartoriali della maison Dior.

Presentata a Tokyo nel 2019, la prefall Dior maschile firmata da Kim Jones univa il suo estro creativo, la sua passione per il Giappone e, non ultima, la collaborazione con l’artista e illustratore giapponese Hajime Sorayama. Il direttore creativo aveva incaricato l’artista di costruire una gigantesca donna guerriera robot alta 12 metri, come totem contemporaneo con cui far dialogare le sue creazioni. Più recente è la collaborazione di Jones con il leggendario street artist newyorkese Kenny Scharf. Jones continua quella che alle origini era la poco conosciuta passione di Christian Dior, l’arte. Prima di diventare uno degli stilisti più importanti di sempre, Dior era stato un gallerista che proponeva opere di Picasso, Mirò, Ernst e De Chirico.
Due eccellenti collaborazioni le può contare anche Stella McCartney. Nel 2016 l’artista americano Ed Ruscha ha prestato il suo stile inconfondibile alla campagna invernale di Stella McCartney, #Stellacares. Riflettendo l’etica di produzione cruelty-free della stilista, le immagini della campagna scattate dal fotografo Harley Weir sono state sovrapposte a frasi come “Meat-free” e “Veg out” nel caratteristico “Boy Scout Utility Modern” di Ruscha, un carattere in stile sans serif, che ha creato negli anni ’80 e che è diventato una componente centrale del suo lavoro. Risale invece al 2019 la collaborazione tra la stilista britannica e l’’artista giapponese Yoshitomo Nara. La collezione comprendeva abiti, magliette e accessori che presentavano i personaggi caratteristici di Nara, come cani e bambini con teste formate e sovradimensionate. 

Sempre nello stesso anno anche il direttore creativo di Balenciaga, Demna Gvasalia, ha portato in passerella il frutto della collaborazione con l’artista post-internet Jon Rafman per realizzare un tunnel di schermi LED che metteva in sequenza mash-up e segnali resi digitalmente per trasmettere gli aspetti emotivi e concettuali sottesi alle creazioni di Balenciaga. Sugli intrecci moda-arte nella storia recente della maison si potrebbe raccontare tanto, ma su tutti è evidente l’attitudine surrealista di Demna nell’unire alto e basso per ottenere il massimo impatto visivo. Gli incroci tra arte e moda si manifestano in tutto, dal casting di modelle al design per le passerelle, come il sopracitato lavoro multimediale di Jon Rafman, alla selezione di ambasciatrici e muse del marchio – Eliza Douglas e Nora Turato – o, ancora, ad Anna Uddenberg, artista coinvolta per il lancio delle Crocs 2.0 e invitata anche a collaborare ulteriormente con il marchio per la creazione di una serie di sculture per i negozi Balenciaga.