Storia del quartiere che rischia di scomparire sotto la minaccia della gentrificazione: la serie fotografica di Lorenzo Vitturi che ha vinto a Hyères è in mostra a Londra

Volti obliterati da gessetti sbriciolati, sculture deperibili in equilibrio precario, sfondi abbaglianti: è Dalston Anatomy, il lavoro valso all’artista e fotografo Lorenzo Vitturi il Gran Premio della Giuria a Hyères – già libro in edizione limitata – oggi in mostra alla Photographer’s Gallery di Londra.

Trasferitosi nel quartiere londinese di Dalston, nell’East End, 7 anni fa, Vitturi aveva cominciato a frequentare il mercato rionale per approvvigionarsi dei prop – frutti esotici, parrucche, oggetti abbandonati per strada – che avrebbe utilizzato nei suoi still life: sculture effimere in materiale organico, arcimboldesche e torreggianti costruzioni sull’orlo del disfacimento. Presto si rende conto che quel quartiere multietnico, vibrante di colore e diversità, è investito da un processo di gentrificazione che ne minaccia l’esistenza: “Ho capito che quel che stavo facendo aveva dei confini più ampi e che mentre attingevo a quello stesso mercato ne stavo raccontando l’identità proprio nel momento in cui questa stava per essere stravolta. Molte delle famiglie più povere erano già state costrette ad abbandonare la zona. Sono quelle cose che diamo per scontante, ma poi un giorno ti svegli e non ci sono più”. Così un lavoro nato come pura ricerca estetica diventa un documento che evoca la vita di quel luogo e le sue storie, infilate dietro ogni piccolo particolare, persino nelle copertine del libro, non una uguale all’altra, fatte di tessuti con stampe africane: “Ho scoperto che in realtà questi tessili sono prodotti in Olanda e vengono venduti poi a Ridley Road in Dalston”.

Veneziano di nascita, dopo essersi mantenuto agli studi a Roma facendo il pittore di set cinematografici (il Casanova di Fellini nel remake di Walt Disney e diverse produzioni di Tinto Brass), Lorenzo Vitturi si è laureato con una tesi sui luoghi pasoliniani: “Similmente a Dalston erano realtà distrutte e trasformate dall’imborghesimento in atto, come è successo in particolare al quartiere di Pigneto a Roma”, racconta Vitturi. “E credo sia proprio questo il filo conduttore e l’aspetto che, da sempre, più mi interessa: la decadenza”. 

Affittando una bancarella, per un mese nello stesso mercato dove ogni giorno mostrava e spiegava il suo lavoro, è riuscito anche a conquistarsi la fiducia dei locals: “Erano già stati traditi dai media, con uno scoop della BBC che voleva screditarne le condizioni igieniche. Nasceva dal fatto che qui vendono lattine di una carne di roditore africano, considerato una prelibatezza in certe zone. Il messaggio che ne è scaturito è che commerciano topi morti”, racconta Lorenzo Vitturi: “Volevo mostrargli che quel che stavo facendo andava nella direzione opposta. E mi sono sentito accettato e parte della comunità. Cosa non scontata a Londra”. 

Lorenzo Vitturi: Dalston Anatomy, Photographer’s Gallery, Londra, fino al 19 Ottobre 

lorenzovitturi.com