Mezzo secolo di scatti in mostra a Milano, con due partner d’eccezione, Tod’s e Icon

Per i lettori di Icon, David Bailey è quasi un amico: ha firmato più volte i servizi fotografici dei personaggi proposti sul giornale cartaceo, compreso il numero in edicola dal 5 marzo (in cui ritrae l’attore Jim Sturgess) e, nel novembre del 2013, un autoritratto (finito naturalmente in copertina) per accompagnare l’incontro in esclusiva con il nostro collaboratore Luke Leitch.

Fu in quell’occasione che David Bailey consegnò il suo libro dei ricordi nelle mani dei lettori: un’esperienza altamente elettrica. Come lui. «O sei un artista, o non lo sei», aveva dichiarato, insieme al suo odio verso chi osanna il passato: «È passato, non è interessante». Ma poi ha lasciato che le foto parlassero per lui e i racconti hanno cominciato a fluire. Quella volta con Bob Dylan, interamente vestito di pelle o quando fece il «cazziatone» a Cara Delavigne perché «se la tirava troppo», o con Alice Cooper e un milione di dollari… E poi, la musica («I Beatles? Per me erano una boy band»), le donne (Catherine Deneuve su tutte), il cinema (Michelangelo Antonioni si è ispirato a lui in Blow Up) e, soprattutto, la Swinging London, di cui ha contribuito a formare il mito.

Queste e molte altre storie hanno raggiunto Milano, la città che dal 1 marzo ospita la mostra Bailey’s Stardust. Organizzata dalla National Portrait Gallery di Londra, in collaborazione con due partner, Icon e Tod’s, l’esposizione è visitabile al Pac fino al 2 giugno (Catalogo Skira).