Dino Valls, il pittore dell’inconscio

Dino Valls, il pittore dell’inconscio

di Simona Santoni

Laureato in Medicina, Dino Valls ha preferito trasformare la passione per la pittura in professione. Al centro delle sue opere è la psiche

Capita di commuoversi di fronte ai quadri di Dino Valls, misteriosi e irretenti. E di sentirsi assorbiti da un adito ignoto e famigliare al contempo, che dialoga con il mondo interiore più insondato. Da capogiro. «La mia pittura suggerisce interrogativi primordiali e universali, solleva dubbi e vertigini metafisiche che sono senza tempo e transculturali, l’essenza dell’essere umano e la sua consapevolezza della morte. L’eterna domanda», riflette il pittore spagnolo, vetta dell’arte figurativa contemporanea. «L’ambigua inquietudine suscitata funziona come un test di Rorschach, di fronte al quale lo spettatore inizia il suo lavoro creativo, proietta il suo inconscio reinterpretando le immagini in risonanza con le sue emozioni e pulsioni più profonde». Chirurgo di formazione, il suo sguardo, tra echi d’arte medievale e fiamminga, è quello di un anatomista dell’anima

"Limbus" di Dino Valls
“Limbus” di Dino Valls (particolare), olio su tavola, 63 x 60 cm, 2009

Dopo 30 anni vissuti a Madrid è tornato nella sua Saragozza, che ha ospitato l’ultima mostra Scientia pictoris. «La carriera medica e quella artistica condividono il mio interesse per l’essere umano, soprattutto a livello psichico».  
Il Museo di Palazzo Baldeschi al Corso di Perugia ha appena arricchito la collezione col suo grande polittico Psicostasia, etimologicamente “pesatura del cuore”, dall’iconografia dedalea che danza con l’onirico. Un Giudizio Universale con al centro due gemelle siamesi dolenti, dal fisico acerbo. In Sigilla, la fanciulla nuda che Valls cattura ripetutamente, virginea e vulnerabile, è cinta da corde sigillate con ceralacca. Da dove ha origine? «In rare occasioni l’immagine di un sogno è servita come elemento incorporato alla mia pittura», spiega l’artista. «Il mio metodo creativo prende il materiale iconografico dal profondo della mia psiche, ma tramite un processo di immaginazione attiva in cui, attraverso isolamento e concentrazione fino all’ossessione su alcune immagini, sono attento ai contenuti che si generano nell’inconscio, per coglierli però da un certo livello di coscienza che posso poi razionalizzare e intellettualizzare». A una prima fase “ossessiva” di settimane, mentre compone decine di disegni fino allo schizzo finale, segue la realizzazione del dipinto «che dura mesi e anche anni nel caso di polittici complessi come quelli su cui sto lavorando ora».

"Constellatio" di Dino Valls
“Constellatio” di Dino Valls (particolare), olio su tavola, 42 x 38 cm, 2017

Tormentate e bellissime, figure efebiche tra femminile e maschile ci guardano fissamente. «I miei personaggi tendono a essere ambigui per età o genere, sono corpi incerti perché non uso modelli reali. Incarnano gli archetipi che tutti noi conserviamo e che ci interrogano con il loro sguardo. Sono autoritratti ma pure specchi per l’astante». La tecnica sapiente evoca maestri antichi ma smuove quesiti attuali. «L’arte è sempre stata, fin dai nostri inizi come specie, una ricerca del numinoso». Ma anche Dino Valls si commuove davanti alle sue opere? «Nel mio lavoro di proiezione creativa sono immerso in un’intensa emozione motivante, un sentimento di shock psichico. Di solito congedo i miei dipinti con un bacio».