
“Dove sono gli ultras?”, la prima personale di Cristiano Carotti
Indagine artistica su simboli, riti e miti della tifoseria calcistica. A Roma
L’obiettivo è ambizioso perché prova a rispondere, in forma artistica, a una domanda decisamente speciale: Cosa penserebbe Carl Gustav Jung se si trovasse, oggi, in curva sud allo stadio Olimpico, durante il derby della capitale? A porsela è Cristiano Carotti, che ha cercato di rispondere con una serie di opere ora in mostra per la sua prima personale romana, dal titolo Dove sono gli ultras.
Croci, tigri, teschi, diavoli, orsi sono alcuni dei simboli presi dalle tifoserie calcistiche per essere poi rielaborati da Carotti, che li svincola dal contesto originario per lavorare sulla loro dimensione archetipica. Al punto da cercare, a cominciare dal tiolo, quel luogo dell’inconscio in cui l’archetipo incontra l’io razionale, quel luogo in cui si generano particolari dinamiche sociali. Perché, secondo Carotti, se dominati da un archetipo, tutti siamo ultras.
Il discorso è molto ampio e ha a che fare con la crisi dei modelli di democrazia occidentale, con le tentazioni autoritarie e con le lusinghe offerte dal populismo: nel suo lavoro Carotti fa un’analisi del simbolo attraverso la sua forza comunicativa e aggregante, fino a renderlo un totem. Della sconfitta della razionalità occidentale in favore di dinamiche tribali.
Una composizione inedita per violini di Rodrigo D’Erasmo, musicista degli Afterhours, accompagna le opere a olio su stoffe, sciarpe, giubbotti e bandiere di Carotti. A concludere la mostra, la scultura Finding Mephistophele incentrata sul legame tra la città di Lipsia e il Faust di Goethe.
Cristiano Carotti, Dove sono gli ultras, White Noise Gallery, Roma, 19/11 – 22/12