

Drew Starkey, da Outer Banks a “it boy” del momento
Prima Timothée Chalamet, poi è stato il turno di Jacob Elordi. A seguire Jeremy Allen White, Paul Mescal e Josh O’Connor. Ogni stagione ha il suo “it boy”. E quest’anno, tutti gli occhi sono puntati su Drew Starkey.
C’è sempre un volto nuovo che conquista Hollywood — e con essa il pubblico di tutto il mondo — ogni manciata d’anni (o anche meno). Un ragazzo dalla bellezza spigolosa, talento in ascesa, magnetismo indiscusso. Prima è stato Timothée Chalamet, con l’aria malinconica e i ricci scomposti. Poi Jacob Elordi, figura da statuario dio greco in chiave Gen Z. Jeremy Allen White ha portato il fascino dell’anti-divo sporco di realtà e Josh O’Connor ci ha insegnato che anche le orecchie a sventola possono diventare cult. Poi è arrivato Paul Mescal, in completo corto e catena d’oro, a completare l’estetica dell’uomo post-pandemico: fragile, intenso, con un sex appeal mai ostentato. Oggi, sotto le luci dei riflettori, in prima fila alle sfilate più importanti e su ogni red carpet che conta c’è un nuovo nome: Drew Starkey.

Chi è Drew Starkey
Classe 1993, nato a Hickory, North Carolina, Drew Starkey non è esattamente un esordiente. Ma è adesso, dopo una manciata di ruoli secondari e un passo dopo l’altro ben calibrato, che il suo nome sta finalmente risuonando come il nuovo volto da tenere d’occhio. Il pubblico lo ha notato per la prima volta nella serie Outer Banks, dove interpretava Rafe Cameron, il fratello maggiore problematico e borderline: un ruolo ambiguo, disturbante, interpretato con un’intensità che ha subito fatto scattare il radar degli addetti ai lavori. Ma è con gli ultimi progetti che Drew si sta preparando a entrare nell’esclusivo club degli it boys della sua generazione.

È nel 2024 che ha fatto il vero salto di livello: il suo nome appare accanto a quello di Daniel Craig nel nuovo film di Luca Guadagnino, Queer, uno dei titoli più attesi della stagione. Basato sull’omonimo romanzo di William S. Burroughs, Queer è un racconto oscuro e febbrile, ambientato nella Città del Messico degli anni Cinquanta, dove l’ossessione e il desiderio si fondono in una spirale autodistruttiva. Drew Starkey interpreta Allerton, un giovane ex marine che diventa oggetto del desiderio del personaggio interpretato da Craig. Il film è un viaggio lisergico tra dipendenze, alienazione e sensualità tossica. E Starkey, che nella vita reale si descrive come timido e poco socievole, è stato chiamato a spogliarsi letteralmente di tutte le sue inibizioni, lasciandosi travolgere da un turbine di sesso, droga ed emozioni estreme.

Un ruolo che, per intensità e carica erotica, potrebbe segnare una vera svolta nella sua carriera. Guadagnino — che ha già trasformato attori come Chalamet e Taylor Russell in icone generazionali — ha visto in lui quel tipo di ambiguità che si nasconde dietro gli sguardi silenziosi. “È un personaggio che non dice molto, ma quando lo fa, ogni parola pesa. E Starkey riesce a rendere tutto questo visibile anche nel non detto”, ha dichiarato il regista. Il film ha debuttato con grande attenzione alla Berlinale 2024 e ha confermato quello che molti sospettavano: Drew Starkey non è solo bello, è bravo. E coraggioso.
Hollywood, la moda e i nuovi archetipi
Eppure, nonostante quello appena detto, la sua non è una bellezza urlata. Non ha bisogno di scandali o provocazioni per attirare attenzione. Il suo è un carisma più silenzioso, quasi vecchio stile. Ricorda certi attori degli anni ’70, quelli che entravano in scena senza bisogno di troppe parole, ma bastava un’inquadratura sul volto per far partire la fantasia. Il suo appeal è più sottile, quasi dissonante. La mascella da poster boy, ma lo sguardo inquieto, sempre un po’ in difesa. Un volto che non dà tutto subito, ma ti costringe a guardare due volte.

I paragoni si sprecano. Alcuni lo accostano a un giovane Brad Pitt, altri vedono in lui un’erede naturale di James Dean con meno dramma e più controllo. Ma forse il bello di Drew Starkey è proprio questo: non assomiglia davvero a nessun altro. Sta costruendo un immaginario nuovo, che guarda al passato ma cammina sicuro nel presente. E che, con ogni probabilità, avrà un ruolo chiave nel definire l’estetica cinematografica dei prossimi anni.
A differenza di altri suoi colleghi, Drew sembra ancora restio alla sovraesposizione. Non ama esporsi troppo, non è particolarmente attivo sui social, né si presta a eccessi di storytelling personale. Anche se lo abbiamo visto paparazzato con l’attrice Odessa A’zion (figlia di Pamela Adlon); e avvistato tra le prime file delle sfilate di Loewe e in conversazioni con maison che sanno bene come investire in volti nuovi. Il suo stile? Low-key, vagamente vintage, con tocchi di mascolinità anni ’90 e una nonchalance che funziona perfettamente nell’estetica maschile post-Elordi.
