Luca Guadagnino e i “suoi” moderni cannibali in cerca di identità
Courtesy of Yannis Drakoulidis / Metro Goldwyn Mayer Pictures

Luca Guadagnino e i “suoi” moderni cannibali in cerca di identità

di Andrea Giordano

Luca Guadagnino, in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia col nuovo e atteso film, “Bones and All”, torna a dirigere Timothée Chalamet

Che Luca Guadagnino non sia un regista come tutti gli altri è noto, ormai pure al grande pubblico. Perchè per lui parlano soprattutto le scelte che fa, le storie, l’energia che decide di mettere in scena. Decisioni talvolta rischiose, come il remake di Suspiria di Dario Argento (confezionato però con una propria estetica visiva), immergendosi poi, d’un tratto, pure nel mondo dei teenager, raccontandoli in maniera sensibile e accurata come nella serie We Are Who We Are. Pellicole, progetti, a loro modo sempre diversi e attrattivi: da A Bigger Splash, Io sono l’amore, ai documentari immersivi, tipo Bertolucci on Bertolucci, o riguardo stelle leggendarie come quelle di Salvatore Ferragamo. Gioielli luminosissimi come Chiamami col tuo nome (Oscar alla sceneggiatura non originale per James Ivory), capace di conquistare Hollywood, rivolgendosi in maniera così trasversale e moderna, parlando oltremodo di temi, di inclusione, di orientamento sessuale, costruendo personaggi alla ricerca di un posto nel mondo, di una propria identità e appartenenza, desiderosi di conoscersi, e farsi conoscere per ciò che sono.

Ed è in questa direzione che va anche l’ultimo sogno realizzato, Bones and All, diretto e prodotto completamente negli Stati Uniti, il suo primo film americano, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia 2022 e che uscirà in sala dal 24 novembre prossimo (distribuito da Vision). Ma qui parliamo di cannibali alle prime armi, da iniziare, e iniziarsi, infinitamente più interessanti dei ‘normali’ esseri umani, bisognosi, sì di nutrisi e cibarsi quanto loro, ma di riconoscersi ulteriormente, e trovare un proprio posto nel mondo. I cannibali di Guadagnino avanzano, ma sono in realtà la trasposizione visiva della novella di Camille DeAngelis, in cui anime disperse, giovani, adulti, manifestano sentimenti reali, profondi, entrano in crisi, divisi tra il ‘divorarsi’ con gli occhi, e il non farsi divorare continuamente da rimorsi e sensi di colpa, dal senso di rifiuto, alla ricerca, li vediamo, della verità su chi siano e delle loro tribù.

La storia

Una storia inserita nel passato, che diventa però da subito contemporanea, svelando i lati nascosti dei suoi personaggi, immersi, mimetizzati in una società che sembra di fatto non accorgersi di loro, anzi appare isolarli. Su tutti c’è una coppia di adolescenti, il giovane Lee, interpretato da Timothée Chalamet, tornato a lavorare con il regista a cinque anni appunto da Chiamami col tuo nome, e Maren (la bravissima attrice ventottenne Taylor Russell). Si fiutano, poichè ognuno dotato di quello ‘strano e insaziabile’ desiderio, si innamorano, si amano, al punto da dirsi ‘mangiami e amami’. Non sono gli unici ad essere in questa condizione. Altri i“vivono” nell’ombra, agiscono d’istinto, come se tutto fosse naturale. Eppure nel trovarsi, Lee e Maren, intraprendono un viaggio esistenziale e fisico, in particolare lei, desiderosa di ritrovare la madre (Chloë Sevigny), e capire da dove tutto sia partito. Attraversando un’America inedita, immersa negli anni ‘80, si viaggia dal Minnesota al Kentucky, fino in un Midwest evocativo e forse poco conosciuto, passando in rassegna un paese intero, quello di Reagan, allora Presidente in carica, immergendoci di fatto in un on the road emotivo e di formazione, che sa regalare oltremodo un sguardo romantico (quanto crudo) sull’amore, l’accettazione, affrontando tematiche come l’emarginazione, l’identificarsi, spesso ricorrenti nel cinema dell’autore. Bones and All è l’occasione anche di ascoltare una colonna sonora creata dai Premi Oscar Atticus Ross e Trent Reznor, impreziosita da canzoni provenienti dai Radiohead, Kiss e Billie Eilish.

Perché vederlo? Ce lo suggerisce lo stesso Guadagnino, ‘per trovare il possibile nell’impossibile’.