Dune a Venezia, Timothée Chalamet non può che essere l’eletto
Alessandra Benedetti - Corbis/Corbis via Getty Images

Dune a Venezia, Timothée Chalamet non può che essere l’eletto

di Simona Santoni

Esile e dal viso efebico, eppure così carismatico, l’attore lanciato da “Chiamami col tuo nome” è l’eroe del film più atteso al Festival di Venezia. E uno dei divi più acclamati. «È il lavoro di una vita. Un sequel? Sarebbe un sogno»

Smilzo e dal viso efebico, eppure così carismatico, Timothée Chalamet è l’eroe tanto atteso, del film più atteso al Festival di Venezia. È l’ora di Dune, il film che tutto il mondo aspetta da oltre un anno, kolossal fantascientifico che dovrebbe aprire un’ambiziosa saga. E che alla prima proiezione assoluta alla Mostra del cinema di Venezia, in mattinata in Sala Grande per la stampa, è stato accolto da applausi. Quasi tre ore appassionanti di nuovi mondi, scenari aridi ma maestosi non sacrificati ad effetti speciali invasivi, e una battaglia interiore percorsa da premonizioni e paure.

Timothée Chalamet, tra tempeste di sabbia dalla forza di uragani e monolitici vermi delle sabbie, esprime tutta la forza comunicativa che ha dietro quel volto da bambino, così loquace pur quando scruta il vuoto in silenzio. «Dune è il lavoro di una vita», ammette l’attore statunitense con vivacità, sguardo diretto, sorriso accennato. «Se ci sarà una seconda parte, per me sarebbe un sogno».
E questo è solo l’inizio? Probabilmente.

Timothée Chalamet e Rebecca Ferguson
Foto: Warner Bros.
Timothée Chalamet e Rebecca Ferguson nel film “Dune”

Dune, l’universo ‘maledetto’ che ha bruciato più di un regista

Dune è la sfida raccolta da Denis Villeneuve, regista canadese che ama mettersi alla prova, visto che già aveva seguito l’eredità di Ridley Scott con Blade runner 2049 (2017), dopo essersi aperto ad esplorazioni fantascientifiche con l’esistenzialista Arrival (2016) ed essersi fatto amare con il dramma impegnato La donna che canta (2010). Ora adatta per il grande schermo il romanzo Dune di Frank Herbert del 1965, uno dei libri più influenti del Ventesimo secolo, romanzo fantascientifico “maledetto”, che finora ha scottato i registi che hanno tentato di farne una trasposizione cinematografica.

Alejandro Jodorowsky, il maestro della psicomagia, ha cercato di trarne un film nel 1975, con musiche dei Pink Floyd e Salvador Dalí e Orson Welles come attori; il progetto però naufragò (il 6 settembre esce al cinema il documentario Jodorowsky’s Dune che racconta proprio la preparazione del film mai realizzato).
David Lynch riuscì a farne una trasposizione, ma il suo Dune fu il suo fallimento più grande: uscito nel 1984, dalla produzione gigantesca firmata Dino De Laurentiis, fu affossato da gran parte della critica e un flop al botteghino.

Allora fu Kyle MacLachlan, il fascinoso detective della serie tv I segreti di Twin Peaks, a interpretare il protagonista Paul Atreides, il prescelto di Dune, giovane brillante e talentuoso nato con un destino che va oltre la sua comprensione. Timothée Chalamet dice di non essersi però ispirato a MacLachlan per il suo eroe in missione nel pianeta più pericoloso dell’universo: «Mi è piaciuta la visione di Lynch, ma prima di iniziare il lavoro Denis mi ha chiesto di fare la sua versione di Dune, diversa da quanto visto prima. E io ho seguito il suo consiglio».

Zendaya e Timothée Chalamet
Vittorio Zunino Celotto/Getty Images
Zendaya e Timothée Chalamet sul red carpet di “Dune” a Venezia

Timothée Chalamet, il predestinato del cinema

Dune è ambientato a migliaia di anni nel futuro, nel 10191. Il Paul Atreides a cui Timothée Chalamet dà nervi tesi e sguardo che sa veder lontano, è un eroe riluttante, spinto dal destino in una lotta di potere intergalattica sul remoto pianeta Arrakis, terra inospitale e desertica, dalle temperature torride, contesa per generazioni per la sua Spezia, una risorsa naturale rara e di grande valore, capace di espandere la mente. È lui il salvatore, l’eletto atteso da secoli, e mai ruolo poteva essere più cucito addosso a Timothée: «È stata una fantastica opportunità interpretare un personaggio così perso e conflittuale, ma con tante responsabilità fin da giovane», ha detto.

25 anni, Timothée Chalamet sembra il predestinato del cinema. Da quando ha bucato i cuori con Chiamami col tuo nome (2017) di Luca Guadagnino, tra l’altro presente al Lido per vedere il suo “eletto”, Timothée ha iniziato un’ascesa favolosa. Terzo attore più giovane nella storia degli Oscar a essere candidato come miglior attore protagonista (proprio per Chiamami col tuo nome), è stato poi il bello e dannato del film rivelazione Lady Bird, disperato e profondamente umano come figlio tossicodipendente di Beautiful Boy, alter ego giovane e fascinoso di Woody Allen in Un giorno di pioggia a New York, re Enrico V in The King.

Foto: Biennale di Venezia
Immagine di scena del film “Dune” di Denis Villeneuve

E a Venezia oggi fotografi e richieste di autografo sono tutte per lui, anche se accanto a sé ha compagni di set superbi: Javier Bardem, Oscar Isaac, Josh Brolin, Zendaya, Rebecca Ferguson. Lui si concede sorridente e, in virtù delle sue origini paterne francesi, risponde alla stampa con freschezza sia in inglese che in francese. «Il passo della sabbia che faccio nel film? Uno dei coreografi ci aveva proposto una sand walk vista nel video di un ragazzo, a Los Angeles, e l’abbiamo riproposta. Io ho un livello di serietà che mi contraddistingue a lavoro, ma Denis ci ha chiesto che non fossimo troppo seriosi sul set. E mi sono lasciato guidare. E divertito».

Per Denis Villeneuve, Timothée Chalamet è stata subito la prima scelta: «Non ho considerato altri artisti oltre a lui», ha detto il regista. «Per reggere sulle spalle la portata di un film del genere ci vuole un attore molto forte, e inoltre Timothée ha diverse qualità. Prima di tutto è molto profondo, e i suoi occhi trasmettono questa sensazione. Poi, è celebrale, ed avevamo bisogno di un attore che per tutto il film mostrasse dei dubbi». E poi è un po’ folle. «Si ha motivo di credere che il suo personaggio in futuro sarà un leader religioso e che guiderà un esercito. Quindi quel carisma era necessario, e Timothée ha le caratteristiche folli di una rockstar».

E poi ha posto Villeneuve di fronte a un’ennesima grande prova: «La sfida più grande è stata affrontare i capelli di Timothée» scherza il regista. «Sono una cosa viva».

Dune uscirà al cinema in Italia il 16 settembre.