Eccentrico reale. Le foto di Martin Parr, in mostra a Milano

Eccentrico reale. Le foto di Martin Parr, in mostra a Milano

di Digital Team

Una grande mostra a Milano degli scatti di Martin Parr racconta la visione piena di humour, talvolta crudele, con cui il fotografo inglese da 50 anni documenta le manie, le mode e i comportamenti quotidiani della società

Ironico, irriverente, seriamente scanzonato, implacabile osservatore della società, soprattutto quella di casa sua, cioè la britannica: ladies and gentlemen ecco Martin Parr, fotografo per vocazione, affetto da un british humour a dir poco contagioso.

Martin Parr, Common Sense, 1995-1999

Ma, non preoccupatevi, perché questa contagiosità vi aiuterà a scoprire un modo di vedere il mondo che fa al contempo sorridere e riflettere. Per provare non resta che andare al MUDEC di Milano, dove il fotografo inglese ha selezionato personalmente una sessantina di scatti; uniti ai 200 dell’installazione Common Sense, compongono il corpus della mostra Short & Sweet, appena aperta e visitabile fino al 30 giugno. L’esposizione segue un percorso cronologico. Si comincia dunque con i bianchi e neri della serie con cui Parr esordì The Non-Conformists.


Martin Parr, Banchetto inaugurale del sindaco di Todmorden, West Yorkshire, 1977, Da “The Non-Conformists”

Sono immagini scattate dal 1975 al 1980 quando, allora ventitreenne appena uscito dalla scuola d’arte a Londra,  Parr si trasferisce con la fidanzata e poi moglie Susie Mitchell nelle periferie dello Yorkshire. Ci rimangono 5 anni, documentando la quotidianità tra proletariato e borghesia piccola piccola dei Non Conformisti, dal nome delle cappelle metodiste e battiste che stavano diventando numerose nella zona. Ne esce il ritratto di un’Inghilterra settentrionale che nulla ha da condividere con l’anglicismo “ortodosso”, ufficiale. Bianco e nero anche per la successiva serie Bad Weather.


Martin Parr, La torre pendente Italia, Pisa, 1990, Da “Small World”

Ecco come la ricorda lo stesso Parr: «Di solito ti viene detto di fotografare solo quando la luce è buona e c’è il sole; a me piaceva l’idea di scattare fotografie solo in caso di maltempo, come modo per sovvertire le regole tradizionali». Ed eccolo allora, armato di fotocamera subacquea buttarsi fuori casa sotto acquazzoni, tempeste di neve per descrivere il più classico e amato dei temi di conversazione britannici: il “weather”. E protagonista non è il paesaggio, ma ancora una volta, la gente che con quei climi ci fa i conti ogni giorno. Il colore portato all’estremo della saturazione, adottato dagli anni 90, aggiunge un tono in più agli scatti ironici, se non crudeli, di Parr. I temi sono vari, i leit motiv sempre lo stesso, cioè il racconto del mondo  che cambia e gli esiti kitsch e verissimi di questo mutare.


Martin Parr, Spagna, Benidorm, 1997, da “Life’s a Beach”

Ora dunque Parr guarda il mondo del turismo di massa e i suoi effetti (Small World); ora quello che più ci mette a nudo, cioè la spiaggia (Life’s a Beach);ora quello del ballo – dalla Scozia a Rio – (Everybody Dance Now). È sempre la storia piccola che interessa a Parr. Esemplare è lo scatto in cui la regina Elisabetta appare, ma solo di spalle: di nuovo protagonisti sono seppure sfocate, le persone coi loro telefonini a scattar foto al di là della limousine, sul marciapiede opposto. Ancora, per chiudere, le parole di  Parr spiegano meglio di tutto: «Si può imparare di più sul Paese in cui si vive da un comico che dalla conferenza di un sociologo».