Nell’azione teatrale “La pelle scorticata” l’artista siciliano cancella la sua identità confondendola con quella di Curzio Malaparte e spariglia tempi e luoghi

Si è di recente chiusa l’antologica che Milano ha dedicato a Emilio Isgrò, artista e scrittore, meglio noto per le sue cancellature, in tre diverse sedi. Ora l’artista siciliano mette idealmente un punto alla rassegna mostrando un aspetto più inedito del suo lavoro con un’azione teatrale alla galleria M77 di Milano. S’intitolata La pelle scorticata, lui stesso ne è autore e interprete, e sarà visibile al pubblico in formato video a partire dal 6 ottobre (dopo essere stata messa in scena a porte chiuse il 4 e il 5 ottobre)

Nella pièce accade che Emilio Isgrò perda se stesso e si trovi nei panni di un intellettuale illustre, ma sconveniente e forse per questo un po’ dimenticato, quale Curzio Malaparte. Ma evidentemente a Isgrò i personaggi scomodi piacciono, insieme a Malaparte, ha dedicato a suo tempo a Giovanni Testori e Pico della Mirandola un intero ciclo di opere: la Trilogia dei censurati, andando d’altra parte la censura a braccetto con la sua poetica.

E allora, eccolo, comparire in scena in abito bianco e pretender d’essere nella fabbrica di Erwin Suckert, “tedesco scontento” e padre di Malaparte. Ma La pelle scorticata, che già nel titolo fa il verso a uno dei più famosi romanzi dello scrittore toscano, è tutto un qui quo pro: un meticciarsi d’identità, tempi e luoghi, tanto che Isgrò, ora divenuto Malaparte, fantastica d’essere Ulisse alla corte di Eolo, sicché invece che all’esilio (quello che confinò Malaparte a Lipari) sembra muoversi alla volta del Dio del vento e averne sposato una figlia. Come in un sogno le dimensioni sono fluide, perciò la Toscana e la Sicilia si sovrappongono e alla lingua italiana subentra a tratti il dialetto siciliano. E pensar che “maggior fortuna sarebbe se in Italia ci fossero più toscani e meno italiani” scriveva Malaparte. Così Isgrò aveva messo in scena per la prima volta questa azione due anni fa al teatro Metastasio di Prato nell’ambito del progetto interamente dedicato a Curzio Malaparte Maledetti toscani, benedetti italiani, cancellazione in tre tempi.

Infine, dopo circa 45 minuti di rappresentazione, il quasi ottantenne artista ringrazia e dice che si è compiuto un rito: quello di riportare l’arte nell’ambito della cultura. Altrettanto evidentemente a Isgrò non deve piacere molto vedere tanta trasformata in happening o in evento mondano.

La pelle scorticata

Di e con Emilio Isgrò

6 ottobre-3dicembre 2016

M77 Gallery Milano