Il regista inglese alla manifestazione “Scolpire il tempo” di Pietrasanta per “Dipingere con il cinema”
Colonna sonora consigliata per la lettura: Michael Nyman, “Wheelbarrow Walk”

Dipingere è un’abitudine spaziale. Perché abitua l’occhio a tradurre le proprie visioni in uno spazio limitato e, viceversa, a organizzare la tela in modo da contenere il proprio racconto. Un doppio sogno. Se poi a questo si aggiunge l’uso della cinepresa, il risultato di chiama Peter Greenaway.Il regista inglese che si è reso noto a cinefili con  I misteri del giardino di Compton House, infatti, nasce pittore. Le scene di quel film richiamano l’arte rinascimentale italiana, quelle del Il cuoco, il ladro, sua moglie e l’amante parlano del barocco e Il ventre dell’architetto ha il sapore de La grande bellezza.

Ma soprattutto, è un regista artigiano che ama intervenire direttamente in ogni parte dei suoi film come in una bottega rinascimentale. Per questa ragione sarà ospite della rassegna Scolpire il tempo – Mindcraft,  curata da Alessandro Romanini del Centro Artivisive al Museo virtuale della scultura e dell’architettura di Pietrasanta (In Toscana). Che lo vedrà protagonista dei suoi film e dei suoi video, ma anche in qualità di scrittore, curatore di mostre, documentarista, musicofilo e progettista d realizzatore di grandi installazioni multimediali, a cominciare dalla più recente The Towers/Lucca Hubrys, prodotta lo scorso anno della città toscana. Tre i temi sotto i riflettori della rassegna.

Cinema e video. Pioniere della sperimentazione, ha trasformato le produzioni Tv in opere artistiche, a cominciare dal suo Dante’s Inferno prodotto per la BBC con l’artista Tom Phillips nel 1989 (e in calendario a Pietrasanta per il 29 giugno). Ma nell’audiovisivo ha saputo introdurre l’arte pittorica che, per ammissione dello stesso Greenaway, ha condizionato tutta la sua carriera. Ne è un must Prospero’s Book, vero e proprio tributo all’arte rinascimentale italiana.

Architetttura, musica e danza. Spesso le tre discipline si compenetrano e viaggiano a braccetto, specialmente nel lavoro musicale con il compositore Michael Nyman. Ma Greenaway ha anche focalizzato i singoli argomenti, dedicano ad ognuno specifici film, da Il ventre dell’architetto, ambientato a Roma, M is for Man, Music, Mozart, ovvero il suo manifesto musicale e Rosa, realizzato sulle coreografie di Anna Teresa De Keersmaeker.

Scienza e Teconologia. Darwin è il titolo per eccellenza, ma l’uso della tecnologia da parte del regista britannico è pervasivo: ha utilizzato le innovazioni digitali per intervenire su ogni componente visivo esattamente come un pittore interviene sulla tela.

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Peter Greenaway – Dipingere con il Cinema

28 e 29 giugno, Scolpire il tempo – Mindcraft, al MuSA di Pietrasanta