Ultime settimane per visitare Aldo Manuzio a Venezia, Taryn Simon a Roma e Urs Fischer a Ginevra, che a luglio volgono al termine.

Aldo Manuzio. Rinascimento a Venezia. Aldo Manuzio, detto Aldo, oriundo di Roma, trasferitosi a Venezia fece della Serenissima una capitale europea dell’editoria. Fu un avanguardista, o se si preferisce fu un Bill Gates del Rinascimento, ma è a lui che dobbiamo l’invenzione della professione di editore. Cosa che praticava in maniera certamente appassionata, curando stampe preziose, non solo per la selezione dei titoli, ma per la minuzia e la geometria dei manufatti. Era parte di un entourage d’intellettuali che comprendeva Pietro Bembo, Pico Della Mirandola ed Erasmo da Rotterdam. Inventò il libro tascabile, in compagnia del quale, in atteggiamento pensoso, si fanno ritrarre gli illustri personaggi di allora. La mostra allestita alle Gallerie dell’Accademia racconta tutto questo, attraverso un percorso elegantemente apparecchiato si alternano gli originali delle pubblicazioni ai dipinti di Carpaccio, Cima da Congeliano, Tiziano, Giovanni Bellini, Lorenzo Lotto,che  tratteggiano il contesto in cui ciò accadeva. Fino al 31 luglio, Gallerie dell’Academia, Venezia.

Taryn Simon: Paperworks and the Will of Capital. Taryn Simon è una giovane donna dalla straordinaria caparbietà, il cui lavoro stupisce per l’ampiezza della ricerca, paragonabile a quella di un’archeologa più che a quella di un’artista. Il suo ultimo progetto si sviluppa in una rassegna di bouquet floreali, quelli che hanno segnato i grandi momenti della storia. Notando questa discreta presenza vegetale nelle fotografie che documentano molti degli incontri storici, come in quella che ritrae Mussoli, Hitler e Churchill riuniti a Monaco nel 1938, ha comincisato a ragionarci e approfndire con affezione maniacale. Poi, con l’aiuto di un botanico ha riprodotto le composizioni, utilizzando fiori comprati all’asta nel famoso mercato di Amsterdam, fotografandoli, indifferenti e bellissimi, uno ad uno. Fino al 7 luglio, galleria Gagosian, Roma.

Urs Fischer: False Friends. Un format curioso, a metà strada tra una personale e una collettiva, la mostra approdata a Ginevra (dopo una prima esposizione ad Atene) riunisce i lavori del grande collezionista greco Dakis Joannou. Numerose opere di Urs Fischer, artista svizzero, di casa a Brooklyn, per cui Dakis ha una vera passione, sono esposte assieme a quelle di Maurizio Cattelan, Pawel Althamer, Paul McCarthy, Jeff Koond, Fischli & Weiss, Kiki Smith, Cindy Sherman: accomunite dal fatto di ruotare attorno a certi temi, in primis le trasformazioni del corpo e dei materiali. Si individuano così connessioni non solo estetiche, ma anche di metodo, laddove non similitudini nelle materie prime impiegate. Certo è che l’effetto finale è quello di un playground molto godibile di lavori creati da alcuni dei più noti e rappresentativi artisti del nostro tempo, riuniti aper affinità elettiva, in questa mostra curata da Massimiliano Gioni, che celebra i 33 anni della DESTE Foundation creata senza scopo di lucro da Dakis. Fino al 17 luglio, Musée d’art et d’histoire, Ginevra