Al via la seconda edizione della manifestazione bolognese. Cinque mostre da non perdere

Industria. Ovvero, una parola – contenitore che racconta molto della storia dell’uomo. C’è il passato, il presente e anche un tocco di futuro, insieme alle diverse declinazioni che nel tempo questo vocabolo ha inglobato, dalla cantieristica all’editoria.

Un mondo di produzione. Ecco, è proprio la produzione ad andare in scena nella seconda edizione di Foto Industria, manifestazione biennale di casa a Bologna che presenta 14 esposizioni in 11 sedi storiche, oltre il MAST (Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia). Ecco cosa vedere.

– David Lachapelle. Per raccontare i paesaggi contemporanei, nella sua serie Land Scape utilizza modellini realizzati con materiale riciclato e di recupero. Il tutto però illuminato da una luce irreale e a volte eterea che rende la composizione fiabesca e inquietante al contempo. Pinacoteca Nazionale.

– Luca Campigotto. Nei ritratti industriali di Campigotto è utilizzata una doppia unità dimisura. I dettagli sono enormi e si presentano in primo piano, quasi a uscire dall’inquadratura. Poi c’è l’orizzonte, sempre nitido e molto distante dagli oggetti in primo piano. Un gioco di scale e quinte di teatro che si intreccia con la luce notturna. O meglio, Campigotto scatta di notte utilizzando luci artificiali presenti sul posto. Il risultato è un iper realismo che si appella direttamente ai nostri sensi per tradurre l’immagine in un elemento altamente evocativo. Spazio Carbonesi.

– Kathy Ryan. Il suo è un occhio particolare: capo del servizio fotografico del New York Times Magazine, da circa 30 anni seleziona immagini, le fa produrre e sceglie i fotografi, seguendo una politica di committenza attenta e intelligente, tanto che Ryan viene spesso definita come una benefattrice della fotografia. Poi un giorno ha visto una saetta di luce sulle scale del New York Times Magazine e l’ha fotografata con il suo iPhone. Da quel giorno, non ha più smesso. Office Romance è la serie qui in mostra, incentrata sulla sede del suo giornale, progettata da Renzo Piano. Museo Internazionale e Biblioteca della Musica di Bologna.

– Léon Gimpel. Scrivere con la luce è il filo conduttore dei suoi scatti in notturna. Sedotto dal progetto che negli anni 20 aveva fatto di Parigi la Ville Lumiere, Gimpel utilizza una tecnica particolare, l’autocromia, il primo procedimento di fotografia a colori brevettato e commercializzato dai fratelli Lumiere. La sua tecnica consiste nel sovrapporre due scatti, uno sfatto al crepuscolo e l’altro in piena notte per restituire l’atmosfera e l’illuminazione notturna in tutta la loro potenza. Una sorpresa. Museo Palazzo Poggi.

– Giovani fotografi. Merita attenzione la selezione di nuovi autori da Olanda, Spagna, Francia e India per la quarta edizione GD4PhotoArt 2015, esposto al MAST Gallery.

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Foto/Industria

Bologna 2 ottobre/10 gennaio per le mostre al MAST

2 ottobre/1 novembre per le mostre nelle sedi del Centro Storico