Il valore dell’immagine nella comunicazione attraverso l’interpretazione di un giovane autore

‘Scrivere di me e del mio modo di rappresentare il mondo con la fotografia è la cosa più difficile. Forse perchè scattare significa esprimere un sentimento’.

Claudia Difra con poche parole descrive in modo chiaro, diretto e delicato tutto il suo rapporto con la fotografia. Non ha mai ritratto un uomo e questo lo definisce un buon punto di partenza. Ritrae le donne perchè affascinata dalle loro molteplici sembianze. Muse anche nella sua vita reale, diventano protagoniste dei suoi ritratti.

Costruire l’immagine e dirigere i soggetti è l’aspetto di maggior interesse del suo lavoro e per questo predilige fotografare le modelle. Scattare un ritratto a una modella significa, nel caso di Claudia, proiettare nell’immagine finale un contenuto estetico personale che trovi un suo spazio tra l’arte e la moda. E che, aggiungo, si tuffi all’interno del ritratto in senso stretto. L’immagine diventa lo specchio delle emozioni dell’autore, questo il motivo per cui fotografare una modella diventa il veicolo del ritratto di Claudia. Un autoritratto che perde il suo significato letterale pur mantenendone il contenuto.

‘Vivo la fotografia come un estensione del mio essere e mi aiuta a metabolizzare la vita’.

Qui diversi progetti: “The wondering eye”, in mostra fino al 13 febbraio presso Marsèll Paradise di Milano,  nasce dallo studio della luce sul soggetto in un tentativo di reinterpretazione caravaggesca al femminile.

“Caravaggio’s unpolished beauties” vede protagoniste alcune delle modelle che hanno calcato le passerelle a Milano per le collezioni SS 2017.

Claudia Difra, all’anagrafe Di Francescantonio, nasce a Verona e dopo il Liceo si trasferisce a Londra dove frequenta la Central Saint Martins e inizia a lavorare come assistente dei fotografi di moda. Lavora come freelance e dopo 5 anni decide di tornare in Italia. Ora vive a Milano.