L’ex bassista dei Sex Pistols in concerto a Roma e Vicenza

Il punk, diffusosi nel 1976 in Inghilterra, è la sottocultura giovanile che ha avuto il maggior impatto nella società, nel costume e nella moda della seconda metà degli anni Settanta, fino a influenzare la letteratura e la arti visive di quel periodo.

Da un punto di vista musicale il punk, che in inglese vuol dire di scarsa qualità, è un’evoluzione del garage rock, di cui ha accentuato le sonorità grezze e distorte, lontanissime dalla fredda perfezione del progressive. I due personaggi che hanno maggiormente contribuito a diffondere la cultura punk sono stati Malcolm McLaren, già manager dei New York Dolls all’inizio degli Anni Settanta, e sua moglie, l’eccentrica stilista Vivienne Westwood.

La coppia aprì a Londra un negozio d’abbigliamento, chiamato semplicemente Sex, nel lussuoso quartiere di Chelsea. Qui, tra abiti di pelle e pittoreschi accessori sadomaso, nacque nel 1975 l’idea di formare un gruppo di rottura, composto da commessi del negozio, frequentatori e teppisti del quartiere, erano i Sex Pistols. Il loro look, a base di capelli colorati a cresta, pantaloni strappati, borchie e spille da balia, era provocatorio come il loro atteggiamento sul palco, tra sputi verso il pubblico e atti autolesionistici.

Proprio nei primi concerti dei Sex Pistols è nato il famigerato ‘pogo’, un ballo che si basa sul contatto fisico e sugli spintoni, poi copiato da altre sottoculture giovanili.

“Essere punk vuol dire essere un fottuto figlio di puttana -ha dichiarato Johnny Rotten- uno che ha fatto del marciapiede il suo regno, un figlio maledetto di una patria giubilata dalla vergogna della Monarchia, senza avvenire e con la voglia di rompere il muso al suo caritatevole prossimo”.

La furia iconoclasta del punk ha rivoluzionato il rock per tre anni, salvo poi tornare alla marginalità mentre si stava facendo largo, come fenomeno uguale e contrario, la disco music. L’epocale album Never Mind the Bollocks, Here’s the Sex Pistols fu creato nella sala prove di Denmark Street dal cantante Johnny Rotten, dal chitarrista Steve Jones, dal batterista Paul Cook e dal bassista Glen Matlock. Otto mesi prima dell’uscita del disco, Matlock, autore della maggior parte dei brani, lasciò il gruppo e fu sostituito dal leggendario Sid Vicious.

Il bassista ha proseguito la sua carriera con i Rich Kids, insieme a Midge Ure, ha strizzato l’occhio alla new wave, ha collaborato con Iggy Pop, Johnny Thunders, i Damned e tanti altri. Dopo essersi riunito con i Sex Pistols per i tour mondiali del 1996 e del 2002, oggi l’artista è impegnato nel suo ultimo progetto, i Philistines.

Matlock  è atteso nel week end a Vicenza e a Roma in due set acustici intensi e diretti, dove interpreterà alcuni dei suoi brani più noti, dai classici dei Sex Pistols, come God save the Queen, Pretty vacant e Stepping Stone fino alle composizioni più recenti come Philistines, passando per alcune cover di The Who e Monkees.

Lo slogan del punk era “No future”, ma, a giudicare dall’energia delle ultime esibizioni di Matlock, il punk, a quarant’anni dalla sua nascita, è ancora vivo e presente tra noi.
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Venerdì 18 marzo, Totem Gallery di Vicenza
Sabato 19 marzo,  Lian Club di Roma