Guy Bourdin: Storyteller, la nuova mostra fotografica all’Armani/Silos

Guy Bourdin: Storyteller, la nuova mostra fotografica all’Armani/Silos

di Digital Team

100 scatti spettacolari del maestro francese della fotografia Guy Bourdin, scelti da Giorgio Armani

Ogni volta che si apre una mostra fotografica all’Armani/Silos, si ha la sicurezza che sarà qualcosa di importante. Da sempre: Larry Fink, Peter Lindbergh, Sarah Moon…convinti? E ora il turno di un altro maestro della fotografia (anche) di moda, il fotografo francese Guy Bourdin (1928-1991). «Questa mostra conferma la mia volontà di fare di Armani/Silos un centro di cultura fotografica contemporanea, includendo ciò che è prossimo al mondo Armani, ma anche ciò che ne è lontano», spiega Giorgio Armani, che aggiunge: «A prima vista, Guy Bourdin non è un autore a me vicino: il suo era un linguaggio netto, grafico, forte. Nella sua opera quel che si percepisce subito, in superficie, è la provocazione, ma quello che mi colpisce, e che ho voluto mettere in risalto, sono piuttosto la sua libertà creativa, la sua capacità narrativa e il suo grande amore per il cinema». Una passione, questa per la settima arte, che unisce il fotografo allo stilista il quale, con le sue creazioni, ha di fatto scritto negli ultimi 40 anni molte e memorabili pagine che si chiamano American Gigolò, Gli Intoccabili, Ocean’s Thirteen, The Wolf of Wall Street…Non a caso, dunque, la mostra milanese si intitola Guy Bourdin: Storyteller, a rimarcare questo parallelismo. 

Addirittura, una sezione esplora l’amore di Bourdin per il cinema, presentando una selezione di scatti di campagne pubblicitarie che mostrano quelle che sembrano scene del crimine o inseguimenti della polizia, e che riportano alla fascinazione per Alfred Hitchcock e al tema della “trama misteriosa”. Sono cento in tutto le foto che Giorgio Armani con The Guy Bourdin Estate ha selezionato, mixando celebri scatti ad altri meno noti. Colori saturi, atmosfere tra il giallo, il noir e i climi sospesi dei quadri di Edward Hopper sono i tratti distintivi della poetica di Bourdin, così come l’impiego di inquietanti e in certo modo metafisici pezzi di manichini.«Bourdin», conclude Armani, «non seguiva la corrente e non scendeva a compromessi: un tratto nel quale mi riconosco io stesso, credo non ci sia un altro modo per lasciare un segno nell’immaginario collettivo». Appena inaugurata, per vedere la mostra c’è tempo fino al 31 agosto.