Halston, perché vedere la miniserie Netflix con Ewan McGregor

Halston, perché vedere la miniserie Netflix con Ewan McGregor

di Martino De Mori

Ascesa e caduta del couturier americano che rivoluzionò lo stile negli anni ‘70 e ‘80, una miniserie da 5 puntate in streaming tv

Chi è Roy Halston Frowick? Forse non tutti se lo ricordano ma la moda di oggi gli deve molto: Halston è un couturier che ha segnato indelebilmente il fashion americano anni ‘70 e ’80. E che ha avuto un ruolo chiave nella sua affermazione globale quando ‘la’ moda era cosa per europei. Una figura che ha segnato la storia non solo dello stile, uno talmente importante che ora Netflix gli dedica una serie Tv, dal titolo eponimo ‘Halston’, uscita in streaming il 14 maggio.
Nei panni del protagonista c’è Ewan McGregor che, in attesa di rimettersi la toga di Obi-Wan Kenobi per una versione televisiva di ‘Star Wars’ nel 2022, interpreta l’effervescente stilista, e fa anche da produttore esecutivo.
La miniserie, 5 puntate da 50 minuti, è tratta dal libro ‘Simply Halston’, scritto da Steven Gaines nel 1991. Ecco perché vale la pena vederla.

Roy Halston, storia e costume

La biografia di Roy Halston Frowick è una storia avventurosa che tocca sì la moda, ma anche l’arte, il costume, la società; e in generale racconta lo spirito di un’epoca di grande fermento e cambiamento.
Halston nacque nel 1932 da una famiglia di origine norvegese nello stato desolato dell’Iowa, a mille anni luce dal glitter di New York. Studiò alla School of the Arts Institute di Chicago e si dedicò alla creazione di cappelli per donna, una passione trasmessagli da sua nonna. Raggiunse la fama nel 1961 quando Jacqueline Kennedy indossò un suo copricapo (il pillbox hat) durante la cerimonia di insediamento alla presidenza del marito John Fitzgerald Kennedy.
Da lì passò all’abbigliamento pret-a-porter aprendo una boutique in Madison Avenue a New York nel 1968. Fu l’inizio della sua ascesa nel mondo del fashion americano, che rivoluzionò proponendo uno stile in grado di unire minimalismo, glam e comfort, esaltando il corpo femminile con tessuti pregiati, seta, chiffon. E lo esportò nel mondo: una delle puntate del serial narra della celeberrima la disfida in passerella del 1973, contro gli stilisti francesi nella ‘Battaglia di Versailles’, che vide l’affermazione di Halston e degli altri designer made in Usa.

Attorno a Ewan McGregor ruota un cast molto azzeccato, fra cui Rory Culkin, Rebecca Dayan, Bill Pullman, Krysta Rodriguez, Kelly Bishop e Vera Farmiga. Li dirige Dan Minahan (‘Hollywood’, ‘American Crime Story’, ‘Pratched’ e episodi di ‘Game of Thrones’).
La parte del leone la fanno i costumi, ricostruiti in scena da Jeriana San Juan, dai blazer vellutati ai top di paillettes, ale piume decorative.


Studio 54 e lo spirito del tempo

Halston attraversò da celebrity gli anni ‘70 e ‘80, contribuendo a plasmarne l’immagine: fu una delle icone dello Studio 54, fotografato insieme alle altre celebrity che vestiva, da Angelica Huston a Liza Minelli, da Bianca Jagger a Liz taylor, da Catherine Deneuve a Andy Warhol. L’apparizione di Bianca Jagger su cavallo bianco allo’Studio’ fu opera sua.
Rese celebre il caftano, l’ultrasuede, gli abiti aderenti e l’uso del poliuretano nei tessuti, idee in realtà mai tramontate.
Guadagnò milioni, allargando le sue attività al mondo della moda maschile, ai profumi, agli accessori e alla lingerie. Disegnò divise di compagnie aeree, della squadra olimpica americana, della polizia di New York.
Nella vita privata ebbe una relazione altalenante lunga 10 anni con l’artista venezuelano Victor Hugo.

La trasgressione e la libertà sessuale di quegli anni è uno dei leit motiv della serie, ben raccontata e gestita da Ryan Murphy, producer che ha lavorato a titoli come ‘Glee’, ‘Hollywood’, ‘American Horror Story’ e ‘Pose’.
‘Halston’ riesce a raccontare con credibilità e attenzione la cultura LGBTQ+ che in quel momento gettava le proprie basi, e non si tira indietro rispetto agli eccessi, alla bella vita, alla droga e al sesso gay, complice Ewan McGregor coinvolto in scene esplicite.


Il declino e l’eredità artistica

Dall’inizio degli anni ‘80 le fortune di Halston cominciarono a declinare: alcune operazioni commerciali poco fruttuose gli fecero perdere il controllo creativo delle sue linee, fino all’estromissione totale del 1984: la Halston Enterpreises passerà definitivamente alla Revlon nel 1986.
Due anni dopo Halston scoprì di avere il virus Hiv e si spostò a San Francisco per farsi curare dalla sua famiglia. Morirà nel 1990, a 57 anni, a causa del Sarcoma di Kaposi, malattia collegata all’Aids.
Dopo la morte si moltiplicarono celebrazioni e retrospettive: ci sono anche due documentari: ‘Ultrasuede: In search of Halston’ (2010) e ‘Halston’ (2019).
Las sua eredità è vivissima: il glitter-glam del rilancio di Gucci e Yves Saint Laurent a inizio anni Duemila da parte di Tom Ford deve molto alle idee di Halston.

Se è vero che la famiglia dello stilista non ha apprezzato troppo la serie definendola imprecisa, il giornalista statunitense Steven Gaines autore del libro sulla sua vita è uno che la moda la conosce e la sa raccontare (ha scritto anche una biografia di Calvin Klein), così come il regista e il producer. Seppur naturalmente romanzata, la vita di Halston è raccontata in modo brillante e avvincente. Ed è, in ogni, caso, fiction.