Helmut Newton: la moda messa a nudo…

Helmut Newton: la moda messa a nudo…

di Michele Fossi

Torna in Italia, dopo la tappa milanese di primavera, l’imponente retrospettiva “Helmut Newton. Legacy” (ora all’Ara Pacis di Roma, fino al 3 marzo ’24). Ci parla della mostra e di molto altro Matthias Harder, curatore della Helmut Newton Foundation di Berlino

Trecento scatti esposti – molti mai mostrati finora in Italia – sono il ricco e complesso percorso ideato da Harder nell’universo del maestro della provocazione tedesco (naturalizzato australiano), uno dei ritrattisti e fotografi di moda più influenti del XX secolo.


La carriera di Helmut Newton abbraccia cinque decadi spaziando dalla fotografia di moda, al nudo artistico e ai ritratti, non di rado sovrapposti in un singolo scatto. È possibile averne una visione d’insieme in 300 fotografie?

Sono partito dalla certezza che qualsiasi tentativo di analisi sistematica di un lavoro così influente e iconico sarebbe destinato a fallire. E poi Newton è noto per non aver mai smesso di abbracciare nuove sfide creative ed evolvere il proprio stile, fino agli ultimissimi anni della sua vita.

È possibile tuttavia rintracciare elementi costanti nella sua opera?

A ben guardare, Newton è sempre rimasto fedele al suo stile fortemente narrativo. Molti dei suoi scatti si presentano come enigmatici frammenti di pièce teatrali di cui è dato solo immaginare la trama, con protagoniste donne immancabilmente forti e indipendenti.

World Without Men

Tra tanti scatti celebri ce ne vuole indicare uno in particolare?

Un buon esempio è French Vogue, YSL, Rue Aubriot. Una donna dai capelli scuri pettinati all’indietro, vestita con un androgino completo di Yves Saint Laurent, aspetta qualcuno in una strada poco illuminata del Marais, a Parigi, fumando una sigaretta. La foto, del 1975, rappresenta una donna moderna, sicura di sé e alla moda, ma lascia anche spazio a una certa ambivalenza. Chi aspetta in quella strada deserta, a quell’ora? Che sia una prostituta? Attorno a questo scatto intuiamo la presenza di una storia, che non conosciamo e che stimola la nostra curiosità e attenzione. In un’altra immagine della stessa serie, pubblicata poi nel libro White Women, Newton affianca alla donna una modella nuda, evidenziando ancor più il carattere androgino del personaggio.

La combinazione visiva di una donna vestita e di una nuda, come Newton la realizzò in Rue Aubriot, era ancora troppo radicale per essere pubblicata su una rivista di moda?

Sì, ma già nel 1981 la famosa serie Naked and Dressed apparve nelle edizioni italiane e francesi di Vogue, e in parallelo nei suoi libri fotografici. L’elemento androgino ricorre spesso nelle fotografie di Newton di quegli anni, che a buon diritto si possono considerare pionieristici studi di genere.

Il primo libro di Newton, White Women, è uno dei più importanti della storia della fotografia. Fu pubblicato tardi, nel 1976, quando il fotografo aveva già 56 anni. Contiene immagini scattate durante shoot per riviste di moda, ma in versione “Newtonizzata”, cioè “erotizzata”. Ce ne può parlare?

Con questo libro Newton apre la strada alla “eroticizzazione visiva” della moda, culminata nel 1980-1981 con le serie Sie Kommen, Paris (Naked and Dressed) e Big Nudes. Newton era infatti solito chiedere alle sue statuarie modelle in tacchi a spillo di ripetere la posa scoprendo maggiormente il proprio corpo, per aumentare la carica erotica degli scatti. Rompendo per primo un tabù, Newton introduce il nudo radicale nella foto di moda, riuscendo in una missione apparentemente impossibile, quasi paradossale: scattare foto di moda senza moda, con modelle completamente nude.

White Women

Questi lavori hanno influenzato altri fotografi?

I primi nomi cui penso sono Rasmus Mogensen e Szymon Brodziak. Senza dimenticare il cinema. Nel finale di Pret-à-porter (1994) di Robert Altman, le modelle nude in passerella sono un evidente richiamo/omaggio allo stile di Newton.

Come spiega che l’opera di Newton, così sessualizzata e voyeuristica, abbia superato indenne la pruriginosa era del #metoo, senza essere stata cancellata?

Il suo sguardo di fotografo era indubbiamente malizioso, ma mai si sono levate accuse di sfruttamento o molestie verso le sue modelle. Tutte ne parlano semmai come di un grande professionista che le ha sempre trattate con profondo rispetto. A uno sguardo non superficiale è poi evidente che le donne di Newton, poco importa se nude o vestite, sono soggetti forti e dotati di autodeterminazione, mai meri oggetti: più che modelle, sono attrici cui viene chiesto di interpretare in maniera convincente una parte. L’interesse per il gioco di ruolo è già nei suoi primi ritratti della moglie, l’attrice Alice Springs, realizzati a Melbourne alla fine degli anni 40, e da allora è rimasto per tutta la sua carriera un importante filo conduttore.

White Women

Si dice sempre che dietro a un grande uomo c’è una grande donna. Quanto ha contato la figura di June (il suo vero nome) nel lavoro di Newton?

Quella tra loro è stata prima di tutto un’intensa storia d’amore durata ben 56 anni. La racconta il libro Us and Them (1999), un intimo diario fotografico della loro vita insieme dove sono confluiti molti dei ritratti che si facevano l’un l’altra. Dopo la morte di Newton, nel 2004 per un incidente stradale a Los Angeles, è stata June a prenderne in mano l’ eredità e ispirare l’opera della Helmut Newton Foundation che avevano aperto a Berlino l’anno prima. Per Newton era un ritorno alle origini carico di significato: l’istituzione è infatti davanti alla stazione Berlin Zoologischer Garten dalla quale il fotografo, di famiglia ebraica, nel 1938 fuggì alla volta prima di Singapore e poi dell’Australia. Ma, tornando a June, proprio alla sua opera è dedicata, nelle sale della Fondazione, Alice Springs. Retrospective (fino al 19 novembre), con oltre 200 scatti. Ricerche approfondite negli archivi, in particolare nelle collezioni da poco trasferite a Berlino dall’appartamento della coppia a Monte Carlo dopo la morte di June nel 2021, hanno fornito una nuova prospettiva sulla sua opera. Newton aveva una totale fiducia nel giudizio di June e la consultava spesso per questioni di lavoro. Senza i preziosi consigli di June, Newton non avrebbe mai realizzato alcuni dei suoi scatti più celebri.

In apertura: Helmut Newton, Autoritratto. Monte Carlo,1993 © Helmut Newton Foundation.