I 5 album dell’autunno: ce lo dicono i singoli
Björk Foto: vidar logi

I 5 album dell’autunno: ce lo dicono i singoli

di Valentina Giampieri

Abbiamo selezionato per voi i migliori dischi in arrivo

Ci aspetta un autunno caldo, indipendentemente dalle temperature che verranno.  Abbiamo raccolto gli album più interessanti in uscita, tra grandi ritorni e piacevoli conferme. Per raccontarveli, facciamo parlare i singoli.

Fossora | Björk

Cinque anni dopo l’etereo Utopia (2017), Björk rimette i piedi per terra, anzi, sotto: il titolo deriva dal termine latino “fossor”, colui che scava. «È un disco fungo. I funghi sono psichedelici e spuntano ovunque», ha spiegato, «La mia fase fungo è stata frizzante e divertente, con un sacco di balli e di headbanging alla fine di ogni canzone». Dietro al sound di Fossora c’è (anche) l’impronta del duo indonesiano Gabber Modus Operandi: “techno biologica”, l’hanno definita con Björk.

Il singolo: Ancestress è un fiore che in qualche modo è sbocciato sul feretro della madre della cantautrice islandese, l’attivista omeopata hippy Hildur Rúna Hauksdóttir, mancata nel 2018. Un brano che, come il resto del disco, mescola intimità e realismo: “Quand’ero bambina, cantava per me ninnananne in falsetto, con sincerità. La ringrazio per la sua integrità”, dice nel testo, “La sua pelle pulsante si ribella, i medici che detestava hanno messo un pacemaker dentro di lei”. All’abbraccio musicale alla nonna, si unisce nei cori il figlio Sindri Eldon.

Uscita: 30 settembre

**Cool It Down | Yeah Yeah Yeahs**

Karen O e soci tornano in studio insieme dopo una lunghissima pausa: sono passati ben nove anni dall’ultimo lavoro, Mosquito (2013). «Stavo attraversando un periodo di merda, un periodo infinito», ha spiegato lei, confessando di aver avuto anche qualche problemino con l’alcol. Di mezzo ci sono stati un figlio e la pandemia e Cool It Down è un po’ il frutto di tutto questo. Condensato in otto tracce, ha per titolo una canzone dei Velvet Underground.

Il singolo: Burning “campiona” Beggin’ di Frankie Valli & the Four Seasons (sì, la canzone che ha portato al successo i Måneskin). «Non ci eravamo mai concessi questa cosa che gli artisti hip-hop hanno sempre fatto: strizzare l’occhio ad altri artisti, incorporare il loro lavoro nel nostro. Questa volta invece abbiamo davvero fatto tutto quello che ci andava». Il testo è ispirato a un episodio della vita di Karen e gira su un loop acido e infuocato. E con il fuoco ha a che fare anche il ricordo che lo ha ispirato: “Avevo 19 anni, una sera sono uscita a bere un drink e ho lasciato una candela accesa in camera. Al mio ritorno c’erano i vigili del fuoco e la maggior parte delle mie cose erano andate perdute tra le fiamme».

Uscita: 30 settembre

**The car | Arctic Monkeys**

Le sonorità della band britannica si ammorbidiscono sempre di più e il rock di AM (2013) è un lontano ricordo ormai. «Musicalmente The Car riprende da dove Tranquility Base Hotel & Casino ci aveva lasciato», ha dichiarato Matt Helders (il batterista), «Voglio dire, non sarà mai come R U Mine? e tutta quella roba, i riff pesanti e il resto. Ci sono dei riff un po’ uptempo, ma non è un album forte». Alex Turner (voce del gruppo) somiglia sempre più a un crooner che alla rockstar degli esordi, anche nel look: da t-shirt bianche e capelli corti è passato a leather jacket e ciuffo rockabilly. Una virata che probabilmente farà allontanare molte ragazzine, ma attirerà qualche palato fine in più.

Il singolo: There’d Better Be A Mirrorball si snoda su un tappeto languido ed elegante, che incarna perfettamente l’aria di cambiamento di cui sopra. A dispetto del titolo, non è per nulla un pezzo da dance floor, ma una ballata morbida che evoca atmosfere lounge rétro. Il testo racconta la fine di una storia e gli archi hanno il compito di enfatizzare il dramma. “Non essere emotivo, non è da te”, canta Turner, mentre il romanticismo trasuda da ogni poro.

Uscita: 21 ottobre

**Midnights | Taylor Swift**

Sta crescendo l’hype attorno al nuovo album della reginetta del pop. Lei stessa, su Instagram e su TikTok, lo alimenta sapientemente da settimane, mentre il suo ufficio marketing inventa stratagemmi per incrementare le vendite delle ormai desuete copie fisiche. «Ci saranno quattro copertine diverse di Midnights e, se le girate, anche il retro cambia per ognuna», spiega Taylor in un video, «Se poi le unite tutte e quattro, diventa un orologio da parete». Cosa non s’ha da fare oggi per piazzare qualche disco.
Il concept lo spiega così: «È una raccolta di musica scritta nel bel mezzo della notte, un viaggio tra orrori e sogni dorati. Tra pavimenti che calpestiamo e demoni che affrontiamo. Forse, quando l’orologio batterà le dodici, incontreremo noi stessi».

Il singolo: A parte un paio di titoli svelati sui social (Mastermind e Vigilante Shit), c’è ancora massima segretezza sulle 13 tracce che compongono l’album. Nell’attesa, per rimanere in tema notturno, riascoltiamo Willow, che apriva Evermore (2020), il lavoro precedente. “Aspetta il segnale e ti incontrerò quando farà buio”, canta lei e a noi non resta che attendere le mezzanotti.

Uscita: 21 ottobre

**And In The Darkness, Hearts Aglow | Weyes Blood**

Weyes Blood, al secolo Natalie Laura Mering, a tre anni da Titanic Rising, torna con il secondo capitolo di quella che lei stessa definisce una speciale trilogia. «Se il primo gettava lo sguardo su un destino imminente, And In The Darkness, Hearts Aglow affronta la fase successiva, quella in cui ci ritroviamo tutti oggi. Cerchiamo un senso nel buio di un’epoca instabile e mutevole, cerchiamo braci dove prima c’era il fuoco». Non mancano le stoccate all’iperconnessione che rende sempre più distanti e agli algoritmi che ormai definiscono chi siamo: «Uno spettacolo di merda perfettamente funzionante. Il mio cuore è un bastoncino luminoso che si è rotto, illuminandomi il petto in un’esplosione di onestà».

Il singolo: ‘Siamo diventati tutti degli estranei, anche per noi stessi’, canta Natalie in It’s Not Just Me, It’s Everybody, che lei stessa definisce “un inno buddista sull’interconnessione di tutti gli esseri umani e sullo sfilacciamento del nostro tessuto sociale”. Un inno di velluto – pianoforte, percussioni e archi – colmo di suggestioni sonore dal passato. Joni Mitchell è il riferimento più eclatante, in questa sorta di People’s Parties dell’era social.

Uscita: 18 novembre