I capolavori d’arte da vedere (e capire) almeno una volta nella vita
Hieronymus Bosch Museo del Prado Madrid/ Getty Imagesjpg

I capolavori d’arte da vedere (e capire) almeno una volta nella vita

di Elena Bordignon

Abbiamo accettato la sfida di stilare una lista delle opere da vedere almeno una volta nella vita. Impresa difficilissima, visto che solo in Italia abbiamo alcune tra le opere d’arte dal valore inestimabile.

Ad aiutarci però è la riflessione che queste opere suscitano, i valori che trasmettono, l’inspiegabile bellezza che conservano nella materia, sia essa pittorica o scultorea. Senza un ordine preciso, ecco alcuni capolavori che vi consigliamo non solo di vedere, ma di capire. Perdonateci sostenitori di Leonardo, Michelangelo, Botticelli ecc. I capolavori, come la moda, vanno e vengono!

Il marmo reso ‘vivo da Gian Lorenzo Bernini

Può un materiale duro e secolare come il marmo incarnare le più soffici e morbide carni? Sì, può farlo se a trattarlo è una maestro come lo scultore, architetto e pittore tra i più celebri del Seicento barocco, Gian Lorenzo Bernini. L’opera, scolpita tra il 1621 e il ’22 in marmo di Carrara, raffigura il rapimento di Proserpina per mano di Plutone, dio degli Inferi. Le due figure avvinghiate, sembrano spiccare il volo, quello che sembra un abbraccio, un avvitamento sensuale, altro non è che la forza di una povera fanciulla che cerca di scappare dalle poderose braccia di un bruto. E’ un vero capolavoro di virtuosismo scultoreo, tanto che le mani di Plutone sembrano affondare nelle giovani carni con un realismo sbalorditivo.  


Ratto di Proserpina di Gian Lorenzo Bernini 1621-22

Due opere rivoluzionarie di Pablo Picasso 

Siamo indecisi tra questi due capolavori di quello che è considerato il più grande pittore del ‘900, Pablo Picasso. Prolifico, arrogante e rivoluzionario, l’artista spagnolo ha realizzato due tra le opere più importanti della storia dell’arte del secolo scorso. Les Demoiselles d’Avignon, dipinto nel 1907 è un’opera spartiacque: è stato il primo quadro a fondere spazio e tempo, volumi e cromia, dando vita a quello che sarebbe stato il Cubismo, di cui Picasso fu il pioniere. Per tutt’altre ragioni, è imperdibile la visione del potentissimo Guernica, dipinto nel 1937,  che immortala con crudezza e intensità il bombardamento di Guernica avvenuto il 26 aprile 1937. Dopo essere stata dipinta, l’opera fece il giro del mondo, acclamatissima, ma soprattutto è servita a far conoscere la storia del conflitto fratricida che si stava consumando nel Paese Iberico.


Guernica di Pablo Picasso 1937

L’Urlo metafisico del grande Munch

La nostra carrellata di ‘imperdibili’ continua con una delle opere più angoscianti e suggestive del secolo scorso, l’Urlo di Edvard Munch ammirabile alla Galleria Nazionale di Oslo. Citato da grandi artisti – ma anche dalla maschera “Ghostface” del film Scream (1996) – questo quadro è una di quelle opere che riassumono le angosce e le paure dell’uomo del XX secolo. Nel raccontarne la genesi, Munch parla di un ‘urlo’ che ha del metafisico, che nasce dal suo animo per riverberarsi nella natura. L’inquietudine che assale l’artista trasforma il paesaggio, colora il cielo, deforma i corpi e la realtà tutta. Oggi come allora è una delle opere più intense di sempre. 


L’Urlo di Much : GETTY IMAGES

L’emozionante notte stellata di Vincent Van Gogh

Vera e propria icona della pittura occidentale, la Notte Stellata di Vincent Van Gogh – dipinto nel 1889 – è forse il quadro più conosciuto e riprodotto di sempre. Lo troviamo su tazze e cuscini, quaderni e felpe, tovaglie e tende da bagno. Insomma tutti ne hanno visto la riproduzione, ma quanti si prendono la briga di ammirarlo nelle sale del Moma? Il dipinto raffigura un paesaggio notturno di Saint-Rèmy-de Provence ed è stato dipinto in uno dei momenti più bui della vita del pittore olandese, reduce dalla automutilazione dell’orecchio e di ripetuti ricoveri in clinica. Questo quadro è l’espressione più viscerale e toccante dell’animo umano. Una bellissima notte stellata diventa furore, sentimento, emozione,  un racconto interiore espresso con dettagli di realtà trasformati e trascesi


Notte stellata di Vincent Van Gogh

Il bacio indimenticabile di Gustav Klimt

Dipinto negli stessi anni in cui Picasso dipingeva Le Demoiselles D’Avignon, tra il 1907 e 1908, il Bacio di Gustav Klimt è l’espressione formale dell’amore. Copiato, riprodotto, emulato, questo magnifico quadro opulentemente dorato e dai motivi stravaganti, è la rappresentazione dell’intimità fin-de-siècle di Gustav Klimt. L’opera è un mix di simbolismo e Jugendstil viennese, la variante austriaca dell’Art Nouveau. Klimt dipinge i suoi soggetti come figure mitiche, rese moderne da superfici lussureggianti decorate con motivi grafici. L’opera rappresenta il culmine della fase d’oro dell’artista tra il 1899 e il 1910, quando utilizzava spesso la foglia d’oro, una tecnica ispirata da un viaggio del 1903 alla Basilica di San Vitale a Ravenna, in Italia, dove vide i famosi mosaici bizantini.


The Kiss, Gustav Klimt

La follia visionaria di Hieronymus Bosch

Considerato il lontano precursore del Surrealismo, Il giardino delle delizie, dipinto tra il 1503 e il 1515 da Hieronymus Bosch, è l’espressione tra le più alte della pittura tardo medioevale. Rappresenta la mistica del tempo, tra credenza in Dio e il Diavolo, il Paradiso e l’Inferno. Strutturato come un trittico, in tre scene si raffigurano a sinistra Cristo che presenta Eva ad Adamo, a destra le depredazioni dell’Inferno e nel pannello centrale il Paradiso. Nella visionaria immaginazione dell’Inferno di Bosch, un enorme paio di orecchie che brandisce un coltello fallico attacca i dannati, mentre un re insetto dal becco di uccello con un vaso da notte come corona siede sul suo trono, divorando i condannati prima di defecarli di nuovo. Questo tripudio di simbolismo è stato studiato per secoli, restando ancora avvolto nel mistero, da qui il suo fascino, che ancora ci ammalia.

Hieronymus Bosch Museo del Prado Madrid :Getty Imagesjpg

Due modi di dipingere la luce: Caravaggio e Vermeer

Massima espressione delle più importanti scuole pittoriche del loro tempo, Caravaggio e Jan Vermeer hanno praticato generi diversi e vissuto vite geograficamente lontanissime. Eppure entrambi, ciascuno a suo modo, sono stati abili maestri nell’uso della luce. Considerato un rivoluzionario già dai suoi contemporanei, Caravaggio ha abbandonato la mediazione dello sfumato rinascimentale per lasciare spazio a una luce abbacinante, che emana direttamente dal buio senza passaggi intermedi. Quella di Vermeer è invece la luce dell’illuminazione interiore, l’aura che si forma intorno ai personaggi ritratti nell’intimità delle loro case. In questa sfida a due, abbiamo scelto il bellissimo La Ragazza col turbante – anche conosciuta come Ragazza con l’orecchino di perla – dipinto a olio su tela da Vermeer tra il 1665-1666 e visibile al Mauritshuis dell’Aia. Come risposta, abbiamo scelto il Bacco del Caravaggio, dipinto nel 1598 e conservato gli Uffizi. 


Bacco, Caravaggio, 1596-1597

Le avvolgenti Ninfee di Claude Monet

Tra musei, fondazioni e collezioni, nel mondo ne esistono ben 250. La serie delle Ninfee è un ciclo di dipinti realizzati dal pittore impressionista francese Claude Monet. La più spettacolare e immersiva serie è senza dubbio quella conservata all’Orangerie di Parigi. In una stanza ovale, il pittore ha progettato l’installazione di ben 9 grandissime tele che componevano un lunghissimo percorso di ben 200 metri. Considerata una delle più vaste realizzazioni monumentali nella pittura della prima metà del XX secolo, Le Ninfee sono diventate la sintesi e la vetta di tutta la pittura Impressionista. Un vero capolavoro che abbraccia, immerge ed emoziona grazie alla semplice rappresentazione del meraviglioso giardino del pittore francese. 


Museo Orangerie Parigi – Le ninfee di Monet